25 modi per piantare un chiodo oltre a essere il titolo dell’ultimo libro di Enzo Mari, designer, architetto, autodidatta, guru, è anche la sintesi di un sistema di vita. Un manifesto per tornare a semplificare il nostro modo di pensare ritrovando l’essenza e l’essenzialità del nostro modo di agire. Mari vorrebbe tutti eterni bambini, ma sa che non è possibile. Sarebbe anche un po’ rischioso come dimostrano molti bambini rampanti della politica che del bambino usano la buccia ma il nocciolo rimane vecchio e corrotto. Mari pensa alla semplicità del bambino non al suo infantilismo. Una semplicità che si complica nel corso della propria vita, nel progetto della propria identità all’interno di una società che vorremmo migliore, ma alla quale spesso preferiamo non contribuire. Dare un contributo, questa sembra l’ambizione di Enzo Mari nel disegnare un mondo “in progress”. Abituati a esempi più sofisticati o intellettualmente più arzigogolati quello di Mari – il contadino che pianta il castagno sapendo che a mangiare le castagne non sarà lui e nemmeno i propri figli ma i propri nipoti – può sembrare scontato. Di fatto rimane il più azzeccato in un Paese come l’Italia dove il progetto, di qualsiasi tipo si tratti, ha sempre sopra la scadenza delle legislature. In un Paese dove le caldarroste si divorano tutte e subito senza lasciarne nemmeno una ai nipotini il libro di Mari è una piccola Bibbia per chi desidera utilizzare il design, non solo per progettare nuove forchette, ma anche per creare nuovi strumenti politici per migliorare la vita oggi in previsione della vita di domani o, meglio ancora, di dopodomani.