Piergiorgio Odifreddi si avventura in un confronto tra le sue letture per spiegare come alcuni classici siano ancora fondamentali per capire la contemporaneità. “Sainte-Beuve mi ha introdotto alle dispute sulla Grazia alimentate dai giansenisti. Mi ha aperto le porte delle loro due istituzioni, per metà conventi e per metà manicomi. Mi fatto conoscere uno stuolo di personaggi, compresi Arnauld e Nicole. Ma, soprattutto, mi ha permesso di osservare il Seicento da una molteplicità di punti di vista”.
“Tra i saggi ho letto la “Geometria intuitiva” di David Hilbert e Stefan Cohn-Vossen, ed “Euclide e i suoi rivali” di Charles Dodgson. Il primo è un capolavoro della divulgazione, concepito da una delle menti più brillanti del Novecento. Il secondo è invece un´imbarazzante e anacronistica difesa d´ufficio della geometria euclidea, sostenuta da uno dei più innovatori letterari dell´Ottocento”.
(Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica, 31-12-11, pag 52)