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PASSEGGIARE CON UNO STRONZO

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Capita a volte di passeggiare con uno stronzo. Il problema è che te ne accorgi a metà della passeggiata perché una passeggiata è fatta, di regola, per esprimere opinioni, concetti. E’ dunque, solo inoltrandosi nella passeggiata e nei discorsi che si chiarisce il pensiero e il comportamento del compagno di passeggiata. E’ dai tempi di Platone che
 si passeggia per approfondire gli argomenti ed è quello il momento in cui si svelano le personalità. Non per nulla Platone attribuiva alla comunicazione verbale la valenza più alta, e la cosiddetta ‘seconda navigazione’, – relativa alle tematiche più profonde e destinate agli spiriti più eletti – veniva compiuta oralmente, in maniera da rimanere
 ignorata dalle persone a cui non era destinata. Una forma molto elitaria di comunicazione.
 Ma torniamo alla persona che ti passeggia a fianco. 
Non so perché ti sei fidato di lui, quando ha proposto la passeggiata. 
Forse perché sei solito concedere più di quel che dovresti o perché
 alla fine è la curiosità a muovere gli eventi. 
Potremmo ambientare la situazione in un mattino assolato d’estate, nella hall di un albergo di montagna dove hai deciso di passare qualche giorno di vacanza con tua moglie. Purtroppo quel mattino tua moglie è lievemente indisposta, tanto quanto basta per non partecipare a una salutare passeggiata per i boschi e le vallate della ridente località montana. Sei solo sull’uscio dell’albergo e osservi il sole tiepido con l’aria di chi pensa se valga la pena compiere una passeggiata da solo. In quel momento si avvicina un altro ospite dell’albergo. Lo avevo già notato le sere precedenti, sempre solo e 
sempre in compagnia di libri. Uno che legge t’incuriosisce e gli attribuisci una certa dose d’intelligenza. Così quando lui ti propone di fare la passeggiata con lui, accetti volentieri. Si parlerà di quello che ci piace, pensi. 
Ha un buon passo, abbastanza in sintonia col tuo, così all’inizio sembra che hai fatto la scelta migliore: passeggiare con uno sconosciuto. Però, a mano a mano che si sale, a mano a mano che ci s’inoltra nel bosco e che si percorrono radure assolate, accade che lo sconosciuto si dichiara per quello che è. Cioè, proprio una persona insopportabile, con la quale non hai nulla a che spartire. Il problema è che ormai è difficile defilarsi da quella situazione.
 Non è facile liberarsi di un compagno di passeggiata. Di più: è una cosa difficilissima. Come si fa? S’interrompe la passeggiata? Si cambia percorso? Si decide un rientro anticipato? Qualunque sia la tua opzione alternativa, il tuo compagno la seguirà perché, ormai è appurato, è uno stronzo e perché, in montagna, non si abbandona mia nessuno a meno che non si dichiari: voglio passeggiare da solo, perché tu sei uno stronzo.  Eventualità questa che non rientra nello spettro delle tue opzioni.
 Dovrai giungere alla meta con quella compagnia fastidiosa che renderà poco piacevole il riposo al rifugio e penosissima la discesa a valle.
 Ti avrà rovinato la giornata e tu avrai sprecato una delle poche mattinate di sole che la vacanza ti aveva regalato. Tanto produce un compagno di passeggiata disadatto. 
Fine dell’apologo.
 Ora, direte, ma che c’entra una passeggiata che si trasforma in una cocente delusione con la scrittura e il commercio o la produzione di libri? 
Ve lo dico la prossima volta. Per adesso coltivate la delusione e un briciolo di curiosità.
Filippo Tuena

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