“La letteratura è come la mitica Atalanta che, più corre, più si adorna di bellezza e diventa imprendibile”. È quanto sostiene Daniela Marcheschi – italianista, autrice, esperta di letterature scandinave, curatrice dei “Meridiani” Mondadori di Giuseppe Pontiggia e Carlo Lorenzini (“Collodi”) – che ha riunito il lavoro critico di quasi un trentennio. Il suo ultimo libro, “Il sogno della letteratura – Luoghi maestri, tradizioni”, presentato nei giorni scorsi alla storica Libreria Popolare di Via Tadino, a Milano, pone l’attenzione sul ruolo della critica, oggi, nel nostro Paese. Secondo l’autrice, manca una chiara idea della responsabilità, etica ed estetica. La critica, per Daniela Marcheschi, deve ridefinire in modo originale tutti i suoi presupposti teorici e storiografici.
Quando la critica non svolge appieno il proprio ruolo?
Quando la critica omette di fare il proprio lavoro – che etimologicamente vuol dire scegliere, stimare, giudicare, ‘criticare’ – manca il proprio obiettivo, quello di fare intermediazione. Il critico ha il compito di suggerire, indicare, promuovere la lettura, se riconosce al testo un particolare valore. Non sempre la critica è sostenuta da un approfondimento teorico degli statuti, dei valori, dei significati dell’opera letteraria. Senza l’analisi, la comparazione fra testi, il giudizio, le basi teoretiche, la critica è solamente chiacchiera. A volte prevale il soggettivismo del critico, che parla più di se stesso che non dell’opera, che si compiace della sua analisi, omettendo quel lavoro più complesso di approfondimento che è invece imprescindibile.
Il canone occidentale di Harold Bloom: nel tuo libro evidenzi la fragilità teoretica delle sue scelte e gli aspetti idealistici. Pensi che sia stato un testo sopravvalutato?
Bloom compie delle esemplificazioni teoretiche: confonde il canone con il paradigma, il canone con la tradizione, la tradizione con la storia, la storia con la storiografia. Sono dimensioni molto differenti tra loro. Che esista il Canone per definizione, ossia la Tradizione, è solo un errore teoretico e d’ascendenza idealistica. Il canone può variare. Ogni scuola sceglie un canone, un insieme di autori che a volte passa dai veti e non veti del Ministero. Ricordo proprio una celebre lamentela di Carducci, reduce da un incontro al Ministero. Era arrabbiato perché Leopardi non era presente nei programmi scolastici. La sua presenza sui testi, rivolti ai ragazzi, era ritenuta a quel tempo inappropriata. Questo per esempio è un problema di canone.
Uno dei poeti fondamentali per la tua formazione è stato Vittorio Sereni. Dove lo hai conosciuto e cosa ti ha colpito di lui?
L’incontro con Vittorio Sereni è stato un incontro meraviglioso, sia da un punto di vista umano che da un punto di vista culturale. L’ho conosciuto a casa di Eugenio Montale, altro poeta che ho avuto la fortuna di frequentare a lungo. Di Vittorio Sereni mi ha colpito moltissimo la sua capacità profonda di ascolto, il suo sguardo, la serietà della sua impostazione. Della sua poesia ho apprezzato quel fondo di verità vissuta, la profondità della parola, l’etica.
La poesia vende poco. Ritieni ci sia bisogno di un’editoria più attenta e di librerie specializzate?
Ritengo che la poesia abbia bisogno di librerie specializzate, anche di una maggiore coesione e di più spazio sui giornali. Il pubblico della poesia è molto ridotto, dunque anche i giornali danno poco spazio. Bisognerebbe forse fare uno sforzo per riprendere a dialogare di poesia. La critica dovrebbe tornare a scegliere di più, nel marasma dei testi poetici, perché a volte – bisogna ammetterlo – i numeri sono sovrastanti e ciò che viene pubblicato non è sempre di buon livello.
A chi è rivolto il tuo libro?
Agli scrittori, ma anche agli studiosi. L’intento è stato quello di riportare l’attenzione sull’approfondimento storico letterario. E’ rivolto alla critica militante, per riflettere su quali siano i valori di un testo. La letteratura è un mondo di cui non si occupa solo l’editoria, ma anche la critica, quella nelle aule delle università e nelle aule scolastiche, oltre che i giornalisti e gli stessi lettori.