Federico Fellini in Italia muore ogni giorno. Quasi inutile, ricordare il ventennale della sua morte, se poi c’è chi per esempio non sa nemmeno cosa o chi sia Federico e se parli della “Dolce Vita”potrebbero risponderti anche che è un locale alla moda, perché no.
Muore ogni giorno, e muore bene. Perché in questo Paese la cultura e la storia devono morire bene, sui giornali, attraverso la tv e i soliti servizi di dieci minuti dove “opinionisti”(così si chiamano quelli che parlano sullo sgabello) dicono cose così “pourparler”. Ci fosse stata una trasmissione ad aver parlato del “mondo Fellini” tramite uno psicologo di fede junghiana, giusto per approfondire il rapporto sviscerale e naturale di Fellini con il mondo della psicologia e dei sogni. Ci fosse stato un programma mattiniero o talk pomeridiano ad aver parlato del circo di Fellini,e volendo si poteva parlare del “non rapporto” di Fellini con la musica. Invece è bastata la musichetta di Amarcord a riparare un sacco di buchi e a far finta di essersi riempiti le tasche di cultura quando invece erano solo sassi. E su questo come dare torto al Mago Fellini che ai suoi tempi della tv diceva”un apparecchietto che ha allevato, educato e cresciuto una marea di spettatori indifferenti, distratti e vagamente razzisti”.
Federico Fellini morirà ancora meglio da domani, che il ventennale sarà passato. Dunque, ciao ciao Federico, ci rivediamo alla prossima ricorrenza. E non deve piacere per forza, ma è un mondo. Fellini è il Cinema quel grande sogno dal quale non si sarebbe mai dovuti uscire. Ma non è importante , tanto un film di Fellini passa in seconda serata e se capita ogni tanto dopo la mezzanotte. Quasi come a dire che chi fa la tv sa benissimo che allo spettatore non può interessare qualcosa che vada oltre la banalità, il demenziale e dunque qualcosa che faccia fare gli ascolti. Perché ormai cultura in Italia è uguale ad Auditel, tutto qui. Più fai ascolti più sei popolare, più sei popolare più sei famoso, entri nelle case dell’italiano e sei come uno di famiglia. Dunque un dramma.
Basti pensare che il Docu-film di Ettore Scola “Che strano chiamarsi Federico” è uscito in una sola sala a Roma, assicurandovi che la sala(piccola) non era nemmeno piena e l’età media era da 50anni in su.
Sta morendo la Fondazione a lui dedicata a Rimini sua città natale, in liquidazione: “da liquidus :dicesi di un patrimonio che va reso pulito da debiti che lo intorbidano”.Per cui ho cercato di scambiare due chiacchiere al volo con l’attuale liquidatore il Prof. Federico Fidelibus.
L’Associazione-Fondazione dedicata a Federico Fellini era sorta per volere della sorella, Maddalena Fellini nel 1995,deceduta nel 2004. Da allora una serie di scontri fra gli eredi e i politici di turno hanno fatto sì che la gestione di un patrimonio che è di natura inestimabile (basti pensare al libro dei sogni di Fellini) sia ridotto al lastrico.
Il Prof. Fidelibus che non percepisce nulla, nel dover mantenere ancora vivo questo ormai tendone semi chiuso, ha la voce comprensibilmente sottotono nel parlare dei debiti accumulati negli anni dalle precedenti gestioni “ Sa cosa vuole che le dica? Cerco di barcamenarmi fra un debito e l’altro. Cerco di risparmiare anche sulla bolletta telefonica. Ogni forma di spesa qui va a scavare ancora di più la fossa. Eppure cerchiamo di mandare avanti le manifestazioni, di portare avanti il cinema di Fellini e farlo conoscere più possibile, di tenerlo in vita. Ma capirà che senza fondi e con i debiti delle precedenti gestioni tutto risulta quasi impossibile.
Gli chiedo come mai , secondo lui è stato possibile ridurre un patrimonio così importante alla quasi chiusura “Quando si ha in mano un patrimonio d’inestimabile valore come questo, non bisognerebbe mai affidarlo in gestione a figure culturali. Si bisogna circondarsene, ma il comando sarebbe stato dovuto essere affidato a manager di un certo spessore, qualcuno in grado di fare i conti. Sa quanta roba inutile è stata acquistata prima per questa Fondazione e non è stata mai utilizzata? C’è stato uno spreco senza fine e senza nessun controllo. In troppi hanno pensato a litigare, senza accorgersi che così la memoria di Fellini andava perduta”.
E ora che ne sarà della Fondazione?
“Si parlava di costituire un Museo, a Rimini a Roma. Si parla anche di riaprire il Cinema Fulgor, tanto caro a Fellini trasformarlo in una sorta di museo virtuale, ma se a stento riusciamo a pagare i debiti non vedo grandi prospettive. Poi tutto sta al volere dei soci, al mettere fine alle diatribe fra eredi e giunte politiche”.
Alla fine della chiacchierata alquanto amichevole con il Prof. Fidelibus mi permetto di ricordargli che qualcuno diceva “che con la cultura non si mangia” e sorride dall’altra parte il Prof dicendomi che magari qui “c’è troppo da mangiare per questo non ci si mette d’accordo”.
La realtà è che non so nemmeno come terminare questo articolo. Forse è anche giusto che questo Paese sprofondi nell’ignoranza più totale, senza memoria storica. A pancia piena però, perché quella cultura ce la ricordiamo sempre. E moriremo obesi, ignoranti e obesi.
“E’ tutto grasso che cola”.