“I migranti”, romanzo breve (ma Arno Schmidt diceva: svelto) del 1952, narra di due profughi slesiani reinsediati da un paesino tedesco del nord a un altro del sud – due di dodici milioni più o meno vittime della stessa sorte[1]. Lei giovane vedova di guerra, lui meno giovane scrittore disoccupato: si incontrano, si amano (nel senso minore del termine), decidono per risparmiare di convivere in un sottotetto assegnato d’ufficio. Nell’ultimo capitolo l’attenzione dell’io narrante è catturata da un’auto – questa:
L’AUTO ROSSA. Con i vetri lisci, le maniglie smaglianti, sedili trapuntati per il lungo, si gonfia il bagagliaio, cul de[2] Mercedes[3], come fluttua la luce di vernice sopra la volta delle ruote. Si avvicina ringhiando, più veloce di un vento normale, e schiaccia con i forti pneumatici il terreno; la sua voce è come il verso del casuario[4]; innanzi al pingue petto a coste, lampo trasversale del paraurti. L’AUTO ROSSA. Da occhi crepitanti a spillo, sbuffante mandrillo di lamiera, non sbirciare così lascivo Katrin attraverso la gonna, non concupirmi molleggiando nella tua molle vescica in calore. Urlante animale artificiale, tu uccidi la sera, il tuo bluastro peto velenoso impesta tutti i vicoli, cifre sul culo lucido liscioscimmiesco il nome tuo, un arido commesso viaggiatore l’anima lamentosa. L’AUTO ROSSA.
1. Uscirà in autunno a mia cura per Quodlibet. Qualche brano ho letto sabato scorso alla Serata del Profugo nell’ambito del Festival della Letteratura di Milano, e qualche altro durante la Nottata del medesimo alla Bottiglieria di viale Montenero, con più successo.
2. In francese nel testo, “culo di”. Qui più che sac è Paris (così era soprannominata la cantante e ballerina francese di origine statunitense Joséphine Baker).
3. Nel 1950 fu lanciato il modello di lusso Mercedes-Benz 170 S, che innovava radicalmente la linea 170 V, ripetitiva dei modelli anteguerra. Disponibile anche in versione cabriolet a due porte, colpì, oltre che per le prestazioni, per i paraurti massicci e il baule posteriore apribile dall’esterno.
4. Uccello australiano in estinzione, inferiore per taglia solo allo struzzo e all’emù, raggiunge la velocità di 50 km orari ed è pericolosissimo perché, se attaccato, coi rostri può uccidere.