Il liberalsocialismo ha rappresentato una corrente minoritaria di pensiero succube dell’egemonia della sinistra massimalista. Per numerosi anni il massimalismo ha osteggiato, con la violenza ideologica, quella certa idea di sinistra che guardava con interesse ai diritti della libertà, ma soprattutto difendeva i principi che garantivano il primato dell’individuo.
L’ideologia comunista si è sempre dichiarata nemica della tradizione liberalsocialista perché quest’ultima avrebbe rappresentato una fonte di rinnovamento della sinistra contemporanea, in quanto superava il marxismo avendone individuato i pericolosi limiti che inibivano lo sviluppo di ogni idea di progresso. Infatti mentre in Germania Marx scriveva il Manifesto del partito comunista l’espressione «liberalsozialismus» prendeva piede nel dibattito politico.
In questo contesto la crisi del marxismo e l’acceso dibattito sul revisionismo provocato dalle idee di Eduard Bernestein, richiamano l’attenzione dei pensatori socialisti sulla necessità di conciliare i principi della dottrina socialista con la realtà più evoluta e illuminata della società capitalista.
La dottrina socialista era disposta a accettare, per dare vita al progetto liberalsocialista, i capisaldi della dottrina liberale. Dall’altra parte, lo sviluppo industriale e i progressi del movimento operaio spinsero i teorici del liberalismo a sposare il messaggio di giustizia sociale della dottrina socialista. Questa è la sintesi dottrinaria per capire meglio il senso dell’espressione «socialismo liberale, odiata e combattuta dai sostenitori » del marxismo militante e pensante.
Il socialismo liberale è un ideale radicato nella tradizione morale e politica europea, concepito come ricerca di una visione di emancipazione non comunista, che sa guardare, a differenza di quell’ideologia, a un modello di democrazia avanzata che pone al suo centro il valore della persona singola e alla sua filosofia
La dottrina del socialismo liberale nasce dall’analisi critica e distaccata della crisi in cui versano sia il socialismo marxista, che il liberismo liberista. Mentre il socialismo marxista trascura ed offende le conquiste fondamentali della democrazia liberale, a cominciare da tutti i diritti individuali e di libertà. Il liberismo liberista, da suo canto, favorisce l’accrescersi e la permanenza di privilegi classisti.
Il pensiero politico italiano del Novecento ha avuto in Carlo Rosselli il massimo teorico del socialismo liberale.
«Socialisme libéral» è il libro che Rosselli – fondatore del movimento Giustizia e Libertà, impegnato a Parigi e in Italia nella lotta contro il fascismo, e assassinato insieme al fratello Nello a Bagnoles sur l’Orne dai fascisti della Cagoule nel 1937 – pubblica a Parigi in francese nel 1930 e che uscirà pe la prima volta in Italia solamente nel 1945, con il titolo «Socialismo liberale».
Un libro destinato a essere attuale e a durare nel tempo in cui Carlo Rosselli giustamente sostiene che stato un errore dei socialisti fondare la loro ideologia sul pensiero di Karl Marx.
«Il socialismo deve correggere, pena la paralisi, la sua piattaforma nazionale, materiale, deterministica, economicistica», scrive Carlo Rosselli nel capitolo «Il superamento del marxismo », rivendicando un ritorno alle origini del socialismo e una nuova discesa nel cuore delle masse tenendo conto di una integrazione etica che tenga conto di idealità, doveri, sacrifici.
Andare oltre Marx è stato il principale obiettivo che si è posto la tradizione del liberalsocialismo europeo incarnata soprattutto dal pensiero di Carlo Rosselli ma che anche in Francia, in Germania , in Inghilterra ha avuto radici e fisionomie comuni. Il pensiero dei liberal-socialisti mosse una severa critica del socialismo sovietico, e più in generale dello statalismo dirigista. Se si guarda , per esempio, alla tradizione politica italiana di questa corrente di pensiero (Carlo Rosselli, Guido Calogero) si comprende che l’opzione di democrazia alla base dei suoi principi mirava a costruire «un’etica del riformismo» che la poneva , rispetto alla dominante sinistra massimalista, in una posizione revisionista. Collocare il socialismo all’interno della tradizione liberale e democratica veniva considerata, dalla sinistra di ispirazione marxista, una teoria pericolosa da contrastare con ogni mezzo.
Aldo Garosci ne «La vita di Carlo Rosselli»(Vallecchi 1973) scrive che la critica del determinismo marxista che Rosselli mette in atto è una critica interna al sistema che diventa eresia centrale. Rosselli afferma che Marx considera fondamentale negli uomini il bisogno economico. Per la soddisfazione progressiva di questo gli uomini sono costretti a ricorrere a metodi e a rapporti di produzione indipendenti dalla loro volontà.I l limite di Marx è quello di non aver affermato alla volontà umana una influenza autonoma nello sviluppo del processo storico e economico. Ecco a sinistra l’eresia riformista è servita.
Durante tutto il secolo scorso, mentre l’ideologia comunista nel mondo si affermava con la violenza, questa corrente del socialismo aveva già capito che da sinistra bisognava prendere posizione contro tutte le forme di dominazione del totalitarismo, soprattutto quando esse facevano riferimento a ideali della sinistra stessa . In questo senso, il socialismo liberale appartiene a pieno titolo alla tradizione della sinistra antitotalitaria , minoritaria da sempre, ma che è stata in grado di anticipare le sorti dell’attuale dibattito politico.
Perché la sinistra italiana, ci riferiamo a quella postcomunista, che sostiene superata la concezione marxista dello Stato e della società, ieri non risparmiava critiche feroci contro gli scenari politici e ideali pensati disegnati dai pensatori di area liberal-socialisti, che prima di tutto avevano posto l’essere antimarxisti a fondamento di una certa idea di sinistra? L’esperienza storica ha dimostrato, con la fine del comunismo, che il nucleo determinante della dottrina marxista mal si concilia con la libera espressione della personalità dell’individuo.
«L’andare oltre Marx» è stato il principio basilare su cui la tradizione liberalsocialista – e soprattutto del pensiero di Carlo Rosselli – ha fondato una difesa strenua del riformismo, ripudiando categoricamente l’utopismo messianico e il socialismo determinista.
Nicola Tranfaglia sostiene che Rosselli vede lontano e anticipa con chiarezza la differenza che c’è anche oggi tra populismi, al potere e all’opposizione, e la democrazia contemporanea .
Alla luce di quanto accaduto dal crollo del muro a oggi c’è una sinistra sconfitta che dovrebbe chiedere scusa ai liberal-socialisti e a Carlo Rosselli che già in tempi non sospetti avevano capito l’importanza di affrancarsi dal dogma del marxismo per realizzare appunto una sinistra moderna Il liberalismo come forza ideale ispiratrice, il socialismo come forza pratica realizzatrice per dare vita a una sinistra gradualista e riformista dai connotati apertamente libertari.
«Il socialismo sarà liberale il giorno in cui saprà dire un’alta definitiva parola su questo argomento» scrive profeticamente Carlo Rosselli nel suo libro rendendosi conto della forte e avversa corrente massimalista che avrebbe usato ogni mezzo per sopprimere l’intelligenza vincente del pensiero liberalsocialista.
Nicola Vacca