Le riviste letterarie indipendenti sono una gran figata, non c’è dubbio.Dietro qualsiasi numero (cartaceo o sul web) di una rivista letteraria c’è un micromondo dove si condivide attenzione, curiosità, selezione, editing ma soprattutto passione. Una passione autentica perché finalizzata soltanto al risultato finale, nessuna speculazione né tantomeno un ritorno economico. Se ci si pensa un attimo, le riviste letterarie non avrebbero nessun motivo pratico per esistere: richiedono tantissimo tempo, non si riescono ad auto- finanziare e hanno pochissimo mercato, eppure ogni anno gruppi di appassionati inventano un nome, cercano una riconoscibilità, passano nottate intere alla scelta dei testi, all’editing, alla grafica, seguono gli esordienti, viaggiano per promuovere la rivista (per quanto si può), cercano di farsi pubblicità, partecipano a eventi letterari rimanendo seduti ore davanti a un banchetto defilato senza che nessuno si avvicini mai per dare un’occhiata. Eppure nascono (e purtroppo muoiono) in Italia tantissime riviste letterarie ogni anno, e con questa rubrica voglio raccontare la loro storia con delle interviste tutte simili (per dare a tutte le riviste lo stesso spazio) chiedendo cosa cercano, facendomi raccontare qualche episodio della loro esperienza, se hanno delle regole precise e cosa deve fare uno scrittore per pubblicare per loro.
Michele Crescenzo
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FLR è la rivista italiana più internazionale che abbia mai sfogliato: i racconti sono in italiano e in inglese, il formato è agile e grande poco più di un libro, cè una grande ricerca e varietà di illustrazioni e i racconti sono tutti di altissima qualità. Per quanto mi rigurda, FLR non ha davvero nulla da invidiare alle riviste platinate di oltre oceano. Risponde alle domande Martino Baldi, caporedattore.
Cosa ti/vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?
L’idea è di Alessandro Raveggi e insieme iniziammo a parlarne poco più di due anni fa. Lui ha trovato l’editore – The Florentine Press – e costituito il comitato di redazione, scegliendo di includere tanti soggetti con professionalità diverse: scrittori, critici, docenti, traduttori, librai e bibliotecari (come il sottoscritto). Alla base del progetto c’erano tre desideri: recuperare una dimensione internazionale del nostro impegno letterario a partire da una vocazione storicamente consolidata ma ultimamente un po’ sopita della città di Firenze; offrire visibilità anche all’estero alla scena letteraria italiana attuale; realizzare una rivista veramente bella, senza compromessi né riguardo ai contenuti né relativamente al prodotto editoriale.
Prova a definire la tua/vostra rivista in poche parole.
Una rivista internazionale bella da leggere, da sfogliare, da collezionare e da regalare.
Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?
È appena uscito il terzo numero. Pensiamo di uscire con il prossimo in autunno.
Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Hai/Avete un genere o delle regole precise?
Ogni numero è costruito intorno a una parola tematica (le prime tre sono state Invasione, Desiderio e Sacro) ed è composto da sei racconti di circa 10.000 battute e due testi poetici, tutti inediti. I testi vengono tradotti in inglese e proposti in versione testo a fronte.
Cosa deve fare un autore per convincerti/vi a pubblicare un suo lavoro?
Al momento non riceviamo autoproposte ma pubblichiamo soltanto su invito. In seguito a un confronto redazionale viene scelto il tema del numero successivo e, in base al tema, gli autori da invitare, cercando di produrre scelte equilibrate tra nomi più e meno affermati, ma la cui presenza sia comunque da ritenere rappresentativa della scena nazionale; considerando anche le tipologie di scrittura, i generi, le diverse realtà geografiche e sempre attenti a non rinchiudersi dentro i confini di un piccolo gruppo autorappresentativo. Le opere sono commissionate agli autori con alcuni mesi di anticipo e pubblicate dopo un lavoro di editing concordato tra redazione ed autore. Per quanto riguarda invece la parte grafica, ogni numero è affidato a un illustratore scelto attraverso un bando aperto a cui si partecipa presentando un proprio portfolio. Le candidature sono valutate congiuntamente dalla redazione e dall’editore. A partire dai testi degli autori, all’illustratore selezionato viene richiesto un progetto consistente in una cover generale, in una copertina per ogni racconto e in altri inserti.
Pubblicate anche in cartaceo? Se si, dove si può trovare la tua/vostra rivista?
Per quanto sia in vendita anche una versione digitale in pdf, l’investimento sulla qualità grafica ed editoriale rende TheFLR una rivista prettamente cartacea. È distribuita nelle librerie e disponibile in vendita diretta senza spese di spedizione sul sito dell’editore:
Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che ti/vi ha dato la tua/vostra rivista?
Sono molti i motivi di soddisfazione. Il primo segnale per cui abbiamo creduto sin da subito di aver fatto una scelta giusta è stata la reazione di gran parte degli autori che abbiamo invitato. Poi, sicuramente inaspettata per dimensioni è stata l’accoglienza ricevuta sin dal primo numero, con quasi l’intera tiratura esaurita (circa 900 copie, e diversi ordini provenienti dall’estero, perfino dal Cile e dall’Australia).
Cos’è che ti/vi ha fatto davvero cascare le braccia?
Per adesso, e incrocio le dita nel dirlo, non abbiamo registrato niente di particolarmente negativo nella nostra storia. Certo, ci sono state alcune dinamiche interpersonali che qualche volta hanno portato a qualche scontro e qualche delusione personale, ma credo che siano un aspetto da mettere in conto, anche se amareggiano. Siamo nel fisiologico.
Cosa ti/vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?
Io che giro molto per le presentazioni, se devo scegliere un aspetto, scelgo il clima di entusiasmo e perfino affetto per TheFLR registrato ovunque in Italia e all’estero: da Torino a Londra, da Parma a Milano, da Bologna a Roma… Gli inviti si stanno tuttora moltiplicando e presto saremo in tour anche in Puglia, in Calabria e in Sicilia. Sentirsi parte virtuosa di un sistema e sentire che viene riconosciuto e apprezzato il lavoro che cerchiamo di fare per promuovere la letteratura italiana è il carburante migliore.