Tenendo conto di tutti gli elementi che lo compongono – e sono tanti – questo Legittima difesa di Carla De Bernardi, pubblicato da Bolis Edizioni, non può essere definito semplicemente un “giallo”. L’ultima indagine del commissario Moretti, come recita il sottotitolo, infatti, non si limita a porre al centro dell’attenzione il classico meccanismo che dà struttura a una crime o detective history: un omicidio e la ricerca di un colpevole.
Ma procediamo con ordine. L’omicidio c’è, ed è quello di “un uomo ricco, temuto, venerato anche se come emanazione del male, ritenuto da tutti un bastardo geniale e detestato da troppi”. Il tutto avviene in una Milano alto-borghese, professionale, ricca. Il commissario Moretti è risucchiato sbito dalle indagini, e con lui il mondo investigativo che lo circonda. Si vagliano i sospetti, si raccolgono informazioni, si indagano moventi, orari, coincidenze. Un passo dietro l’altro, come da tradizione, l’ndagine viene avviata anche con l’urgenza di fare luce su un omicidio “eccellente”, che necessita un’immediata soluzione. Ed è qui, lo si comprende subito, già dalle prime pagine, che lo sguardo di Carla De Bernardi non ha intenzione di rimanere “prigioniero” del mero meccanismo investigativo. Tutt’altro. In realtà, i movimenti del commissario diventano occasioni per aprire a dismisura il racconto, che inesorabilmente assume lo spessore di una narrazione più ampia, complessa e articolata che coinvolge persone, storie sospese tra passato e presente, ambientazioni, intrecci e, magistralmente, interiorità e pensiero. È come se corpo del libro fosse composto e attraversato da inummerevoli correnti – e si comprende che potrebbero essere virtualmente infinite – che concorrono tutte insieme, una tessera dopo l’altra, alla costruzione di una struttura complessa, un labirinto fatto di continue svolte, varianti e diversivi. Anche i personaggi secondari, spesso per poche pagine, sono in grado di portare altrove, di introdurci in altre narrazioni, su altre strade che si possono sospettare altrettanto coinvolgenti e interessanti. Se la parola suspence può essere utilizzata per questo Legittima difesa ciò va fatto per la sua capacità straordinaria di coinvolgere non per i sapienti colpi di scena architettati ad arte, ma per la capacità straordinaria di “coinvolgere” con la narrazione in quanto tale, con l’immediata immersione nelle singole personalità – mai banali, mai scontate – che ogni volta aprono lo sguardo sulla vastità e la complessità che ogni individuo possiede.
Il tutto, poi, diventa ancora altro: il racconto di una città, Milano. Lo sguardo della De Bernardi ricostruisce, con una capacità di osservazione libera da ogni retorica o luogo comune, il volto – o uno dei volti – del capoluogo lombardo, lo restituisce in maniera “fotografica”, forse in maniera più efficace di un lungo saggio a sfondo sociologico.
Così, l’interesse nei confronti dell’odioso avvocato Landriani, trovato morto al mattino su un’aiuola del condominio in cui viveva, delle sue mogli e figli, e del suo assassino, non è solo dettato dalla curiosità e dal naturale desiderio del lettore di andare in fondo alla storia per vedere – finalmente – gettata luce sul colpevole. Con Legittima difesa e con il commissario Vigilio Moretti – con il suo essere uomo, con le sue aspirazioni, con i suoi sogni – si desidera stare in un mondo / stare nel mondo creato da Carla De Bernardi.