Benjamin Fondane (1898-1944) – vero nome Benjamin Wechsler – fu poeta, filosofo e cineasta moldavo trasferitosi a Parigi nel 1923, così come fece qualche anno dopo il suo amico rumeno Emil Cioran, il quale offre un simpatetico ritratto di Fondane in Esercizi di ammirazione (1986). Come fa anche Luca Moccafighe attraverso il suo Nella curva dell’essere. Dalla vita e dal pensiero di Benjamin Fondane, fra i pochi testi dedicati a un pensatore ancora poco conosciuto in Italia, ma al quale, grazie ad alcuni acuti studiosi, si sta prestando sempre più attenzione. L’esperimento è interessante e godibile, giacché questo libro non si pone come saggio biografico, bensì come romanzo a più voci – fra il vero e il verosimile, recita la quarta di copertina – in cui l’autore mette in scena gli episodi più significativi della vita del moldavo dai quali emergono via via i vari aspetti del suo pensiero, un pensiero che volgarmente potremmo etichettare come “irrazionalista”, ma che cela al suo interno una complessità in grado di dialogare alla pari con le grandi filosofie del Novecento. Gli incontri col maestro Lev Šestov, le baruffe con Breton e i surrealisti, il mancato incontro con l’altro Benjamin, Walter. E poi i suoi lavori su Rimbaud e Baudelaire. E infine la sua tenacia nel non volersi rassegnare a un destino che non poteva essere più tragico. Nel 1944, infatti, in quanto ebreo, Fondane, trova la sua fine anzitempo nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau nel 1944.