Due donne che si ingegnano a cantastorie per il loro bambino. Una serie di racconti brevi, oscuri che scavano la roccia del sentimento umano. Una donna e un lupo, un assassino di mogli e un gruppo di animali che fuggono dal circo. Queste sono le storie raccontate.
Prendendo le distanze dal genere fantastico da cui trae origine è un libro che è fortemente immerso nella realtà: disinnamoramento, morte, e difficoltà nel provvedere ai propri figli, sono solo una parte delle tematiche affrontate. Il libro è una collezione di storie in cui Ruth e sua moglie, rifugiate «in una casetta in cima al mondo», lontane dalla società, aspettano la nascita del loro bambino, sussurrandogli storie, vere o ispirate al folklore popolare, storie che come dice Ruth non sono storie perchè sono vere.
Entrambe cercano di nascondere all’altra la natura delle storie che raccontano. Ruth, che porta il bambino nella sua pancia, gli parla mentre Liska è al lavoro, e Liska quando Ruth è addormentata. La narrazione prosegue, così come la gravidanza, condotta dai loro racconti, protetta e tenuta, appunto, “Al riparo“.
L’autrice, Kirsty Logan, già vincitrice di premi e autrice di romanzi e raccolte di racconti, è stata capace di creare una collezione di storie inquietanti e oscure. In Inghilterra è già conosciuta per aver esplorato il genere con il suo meraviglioso “The Gracekeeper” che fonda le sue radici nella mitologia e nelle storie di streghe e fate, che si intrecciano con il mondo moderno, e per il suo racconto dal titolo provocatorio, “Girls are Always Hungry When all the Men are Bite-Size“. Così come le sue produzioni precedenti anche “Al riparo” che esce domani per Bompiani, non delude le aspettative riposte.
Una narrazione cupa e misteriosa che si alimenta nel ricordo di vicende accadute e nelle leggende popolari scozzesi. Storie che servono a preparare alla via del mondo, una preparazione alle bellezze e alle sofferenze della vita nel turbinio di persone che si incontrano. Storie che cercano di portare conforto e conoscenza, che preparano e fortificano il bambino che sta per nascere, offrendogli una soluzione verbale, o un aiuto nell’affrontare la vita. Il libro sottolinea, quindi, l’abilità della giovane autrice nel districarsi tra metafore e immaginario, tra folklore e storie della buonanotte.
“Zanne” che trae ispirazione dal poema del 1998 di Ted Hughes, Epiphany parla di una donna che caccia nella foresta insieme al suo lupo che è convinta di poter addomesticare, mentre cerca di portare avanti la sua prima gravidanza. Il testo diviso tra vocabolario che richiama la caccia e parole che scoprono il nuovo mondo della maternità, descrive il tracollo del matrimonio con il marito che cerca di fermare la sua volontà di essere libera, stroncando con violenza il suo lupo interiore.
Per le sue influenze letterarie, è già stata in precedenza definita dallo scrittore olandese Michel Faber, come erede di Angela Carter e di una certa letteratura «dal’umorismo dark e di violenta bellezza».
E’ un libro “Al riparo” sull’origine delle storie, e sul perchè le riteniamo ancora necessarie e presenti nel nostro mondo. E di come, dice la stessa Ruth, le cose così come la realtà, «A volte [le cose] succedono e basta».
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Era un calmo giorno di sangue quello in cui Ash scoprì che c’ero anch’io. La caccia della sera prima fu illuminata dalla Luna della Fame, la luna di febbraio, fugace e chiarissima. Spellando le carcasse, mia madre si perdeva nella trama dei tendini e della carne. Era felice quel giorno. Di una felicità incerta, com’è incerto chiunque sia attratto da due strade. Mentre lavorava il sangue le stagnava sui palmi seccandosi tra le pieghe delle nocche. Assorta, si asciugò la mano libera sul grembiule e rifiatò. Fissò lo sbaffo rosso che aveva lasciato per terra. Sangue. Quando aveva perso sangue l’ultima volta? Era da un bel po’. Due mesi, tre? No, aveva capito. Non aveva senso raccontarsela.
Considerò i passi successivi: test delle urine, chiamare Caleb, acido folico. Jeans premaman. Culla di vimini. – sciastellosa – cicciadolce – sognoluna – E lì, nel capanno delle impiccagioni, posò con calma il coltello su una panca. Premette le mani sul ventre. Fu un giorno strano anche per Caleb. C’era il raduno di un clan in un albergo sulla riva del Loch Ness. Orde di canadesi e americani raggiunsero il gommone con il tartan tradizionale, vantandosi del proprio patrimonio “scottisc”. Caleb respirava dalla bocca per sopravvivere al puzzo di naftalina. Ondeggiava sul gommone insieme al loch, controllando le chiusure dei giubbotti di salvataggio, e si chiedeva se avrebbe racimolato più mance facendosi prestare il kilt del matrimonio di un suo amico. E così c’era Caleb, gli spruzzi del loch catturati dalle ciglia, a gambe larghe sul ponte. E c’era Ash, le mani insanguinate dalle pelli delle prede, la coda di cavallo e le sopracciglia aggrottate. Dentro mia madre, io mutavo. Quando tornò a casa lei lo aspettava alla porta tenendo in mano un pezzo di plastica grande come un dito. Sorpreso e stanco, lui pensò fosse uno spazzolino senza setole. Quando capì, si sentì scioccato, e poi preoccupato, e poi pazzo di gioia. Più tardi, dopo la cena al minuscolo tavolo, rannicchiato sul minuscolo letto, si preoccupò ancora.
“Ash,” sussurrò, forte quanto bastava per svegliarla.
“Sì,” rispose lei, ancora sveglia.
“Possiamo pensare un momento a Zev?”
“Sì,” disse lei che ci stava già pensando.
“Penso sia il caso che vada a stare da un’altra
parte. Tu sarai già abbastanza occupata con il
bambino. Non dovresti avere due cose cui badare.
Ha bisogno di fare passeggiate troppo lunghe.
Poi porta in casa il fango, i germi: non va bene
per te. E…”
E, in tutta onestà, lo spaventava. Di solito i cani, quando le persone tornano a casa, si allungano per
una grattatina alle orecchie. Anche abbaiare, stile cane da guardia, sarebbe stato abbastanza normale.
Ma il modo in cui Zev restava immobile in un angolo, l’ombra nello sguardo attento, la grande schiena che si allargava a ogni denso respiro…
“Non è tuo, Caleb, è mio,” disse Ash dall’oscurità.
“Mi serve, mi aiuta nella caccia. Non ce la farei
senza di lui.”
“Amore, ma non credo che tu possa cacciare.
Non adesso almeno.”
“Le cose non devono cambiare per forza.”
“Ash, sono già cambiate.”
Mia madre e mio padre rimasero svegli tutta la notte, ognuno dalla propria parte del letto, che non sembrava più così minuscolo. Il vuoto tra loro era grande come il loch.
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