Questa splendida raccolta di racconti mi arrivò con una lettera e una dedica della traduttrice, Daniela Liberti, mia cara amica, in lingua e letteratura russa.
Prima di accingermi a consigliarlo sono andato a vedere le recensioni internaute. Tutti scandalizzati.
Un chiaro segnale della nostra, neanche tanto lenta e inesorabile, regressione verso una montagna di libri piattissimi dai quali vengono tratte fiction vomitevoli.
L’autore, Vadim Kalinin, nasce a Mosca nel 1973. Poeta e narratore ed ex leader del gruppo rock moscovita Radio Elektronnoe Povjavlenie. Nel 1989 è stato uno dei fondatori dell’Unione dei giovani Letterati, Vavilon. Ha pubblicato versi e racconti sulle riviste Solo, Risk e Avtornik.
Con Daniela Liberti ha tradotto in russo le canzoni Il pescatore e Amico Fragile di Fabrizio De André, Premio Lerici 2010.
Il libro è formato da diciotto racconti brevi che altro non sono che la fotografia suggestiva e acuta della Russia odierna con tutte le sue contraddizioni.
La scrittura lucidissima e provocatoria ci disegna un paesaggio di macerie morali, ma anche di grande vitalità, dove si snoda il pensiero e l’istinto prende il volo.
I personaggi di Kalinin sono bislacchi e portati a disvalori iperbolici: un romantico regista di cartoni animati, un prete ortodosso senza morale, due improbabili studenti di geologia. Il tutto si snoda sullo sfondo di una Russia concreta e magica per dare il via ad un concatenarsi di storie grottesche, violente e totalmente assurde.
Ma è nell’assurdo che il linguaggio di Kalinin si fa crudo e poetico, allegorico e neorealista. Kalinin non concede nulla all’elaborazione da parte del lettore. E’ una scrittura che taglia come un coltello e lascia le sue cicatrici, squarcia le tele dei quadri che nascondono le nostre ipocrisie e i nostri perbenismi riciclati.
Un libro assolutamente da non mancare. Un’occasione ghiotta e stralunata della realtà. Del resto uno che scrive: “Dimmi un po’ Jura, chi è l’uomo buono? Colui che alleva pesci o chi muore per un’idea?”
Val bene una messa. E tutto il rosario di invenzioni e relazioni filosofiche che Kalinin sa ben intrecciare.
Recensione di Oliviero Malaspina al libro Un chilogrammo di esplosivo e un vagone di cocaina di Vadim Kalinin (Playground, 2004)
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