Il 18 novembre 1922, alle cinque e mezza della mattina, dopo aver scritto e dettato per tutta la notte, moriva Marcel Proust, scrittore, saggista e critico letterario francese, la cui opera più nota è il monumentale romanzo Alla ricerca del tempo perduto, pubblicato in sette volumi tra il 1913 e il 1927.
Chi ha studiato Proust, o più in generale si è occupato di letteratura francese dell’Otto-Novecento, conosce bene il nome di Mariolina Bertini. A 97 anni dalla morte di Marcel Proust in Libreria ai Diari di Parma, dopo aver fatto una serata monotematica proprio su Proust, lo scorso inverno, noi abbiamo richiamato Mariolina Bertini, per parlarci di un breve e affascinante romanzo di Balzac, Il figlio Maledetto, ma anche per tornare a raccontarci di Proust attraverso un suo recente saggio dal titolo L’ombra di Vautrin. Proust lettore di Balzac, edito da Carocci.
Mariolina Bertini, torinese, a lungo vicedirettore dell’ Indice dei libri del mese, ha insegnato Letteratura francese all’Università di Parma per quasi trent’anni. Mariolina è la nostra maggiore studiosa di Proust e di Balzac e di Perec, commentati a intere generazioni di studenti, per decenni nelle aule emiliane. Tra i suoi volumi: Guida a Proust (Mondadori, 1981); Introduzione a Proust (Laterza, 1991); Proust e la poetica del romanzo (Bollati Boringhieri, 1996); Incroci obbligati (Unicopli, 2010). Per Pendragon ha pubblicato i racconti Torino piccola (2018).
Martedì 19 novembre, la professoressa Mariolina Bertini ha tenuto, così, una serata ad ingresso libero sul lavoro, ricchissimo e appassionante, di Honoré Balzac, uno dei maggiori scrittori francesi del XIX secolo e maestro del romanzo realista. Honoré de Balzac ha cercato di rappresentare i molteplici aspetti della società francese della prima metà dell’Ottocento nei romanzi de La commedia umana, un progetto letterario che lui stesso giudicava una delle più immense imprese che un uomo solo abbia osato concepire. L’attenzione nella serata si è concentrata sull’ultimo libro pubblicato da Marsilio, Il figlio maledetto, un romanzo ambientato nel pieno delle guerre di religione e tradotto dalla Bertini.
Nel 1835, mentre Madame de Berny, che Balzac conosce ed ama da otto anni ed ha l’età di sua madre, sta morendo, lo scrittore lavora al Figlio maledetto, “un’opera di malinconia”, come la descriverà lui stesso a Madame Hanska. Da poco il romanzo è apparso per i tipi di Marsilio, in un’edizione a fronte e con una bellissima prefazione della psicanalista Alessandra Ginzburg che ce ne dà una nuova lettura:
“A mio parere, ed è questa l’ipotesi che intendo sviluppare, è da una riflessione sulla definizione del PENSIERO CHE UCCIDE, tante volte teorizzata da Balzac nella sua opera complessiva, che occorre ripartire per inquadrare meglio Il figlio maledetto: Il pensiero è più possente del corpo, lo divora, lo assorbe e lo distrugge; il pensiero è il più violento di tutti gli agenti di distruzione, il vero angelo sterminatore dell’umanità.
Sono stati evocati durante la serata Walter Scott e l’avvento del romanzo storico, ma anche, tra i tanti, Charles Baudelaire e non sono mancate le occasioni per riflettere sulla bellissima nuova introduzione di Alessandra Ginzburg e sui mirabolanti legami di Balzac con le altre letterature. Il calibro della relatrice, molto nota al pubblico di Diari, ha fatto della serata un alto momento di dialogo culturale (Bertini è, tra l’altro, il corrispondente italiano della Année Balzacienne e della Balzac Review) come anche una serata leggera e divertente, ricca degli aneddoti e spunti filosofici e iconografici a cui ci ha abituati Mariolina Bertini. Se volete leggere uno dei più bei racconti di Balzac con il testo a fronte, ed essere guidati da Alessandra Ginzburg nel profondo del pensiero balzachiano sulla psiche umana, quest’edizione è fatta per voi.
Al tempo delle guerre di religione, nasce un bambino fragile con l’animo di poeta, che sarà rinnegato dal padre e adorato da una madre che gli somiglia. La trama è molta semplice,come vedete. In una notte di tempesta, Jeanne de Saint-Savin dà alla luce un bambino fragile e delicato. Il marito, un uomo d’armi rude e brutale, rifiuta di riconoscere quel figlio tanto dissimile da lui. Étienne, il «figlio maledetto», crescerà esiliato in una capanna in riva all’oceano; dialogherà con le onde, con i fiori e con le stelle, e sarà votato a un destino di amore e di morte.
Nel Figlio maledetto Balzac si cimenta nel romanzo storico, sulle orme di Walter Scott, e conduce il lettore in un castello sull’Oceano, in Normandia,come già accennato, ai tempi delle guerre di religione. In quella cupa dimora, durante una tempesta,Jeanne d’Hérouville mette al mondo un figlio dopo una gestazione di sette mesi. Suo marito, uomo di guerra feroce e dispotico, non crede si tratti di una nascita prematura e la sospetta di aver avuto una relazione prima del matrimonio. Il suo odio per il bambino è tale, che impone alla moglie di farlo crescere lontano dal suo sguardo, in una capanna sulla spiaggia; e lì crescerà in effetti il “figlio maledetto”, in simbiosi con la natura, identificando misteriosamente la sua dolcissima madre con il mare che lo affascina. Al centro del racconto, che segue la vita dell’enfant maudit dall’infanzia sino al primo amore e alla tragica, prematura morte, è lo scontro tra due mondi inconciliabili: quello del padre, attaccato ai valori del feudalesimo e della vita militare, e quello della madre, sensibile alla musica, alla poesia e alla bellezza della natura. In questo singolare racconto, scritto tra il 1831 e il 1836, Balzac si muove alla ricerca di suspense e di atmosfere da romanzo gotico, e al tempo stesso si immerge in riflessioni sorprendenti sulla natura del pensiero e delle passioni, sui rapporti tra energia e materia. Questa edizione illumina di nuova luce un testo poco conosciuto che pure ispirò a Baudelaire i versi di Benedizione sull’infanzia del poeta. Forse in nessun altro testo Balzac ha lasciato da parte i suoi temi più celebri, il denaro, la città moderna, per immergersi, così profondamente,nell’evocazione lirica della natura, per poter descrivere il rapporto del “figlio maledetto” con l’oceano.
Durante la serata in libreria Mariolina Bertini, come dicevo, ci ha raccontato anche di questo saggio uscito a marzo scorso per Carocci Editore, L’ombra di Vautrin. Proust lettore di Balzac, nella Collana Saggistica – Lingue e letterature Straniere. Dopo aver dedicato quarant’anni di studi a Balzac e a Proust e dopo averci regalato tante pagine splendide sui due grandi romanzieri francesi, fa luce in questo caso sui rapporti esistenti tra l’autore della Commedia umana e quello della Recherche, rintracciando i segni del precoce interesse di quest’ultimo per il primo e mostrando tutta l’importanza dell’influenza esercitata da Balzac sulla poetica e sull’immaginario proustiano. Mariolina
Bertini ha avuto la felice idea di scrivere un intelligente e appassionato saggio, dove si improvvisa detective, come M. Dupin di Poe, per decifrare gli indizi, scoprire le somiglianze e le differenze. In questa sua brillante indagine, vengono incrociate una molteplicità di aspetti sui due sommi scrittori francesi. Incentrato sulla sfida comune ad entrambi i romanzieri di rivelare le leggi invisibili del mondo reale attraverso la creazione di un mondo immaginario, il saggio è anche un invito a riflettere sulla forza visionaria della letteratura.
Gli ultimi dieci anni dell’Ottocento sono un momento cruciale per la fortuna di Balzac: è allora che comincia ad essere definito unanimemente “il padre del romanzo moderno”. Proprio in quegli stessi anni esordisce con articoli, poesie e traduzioni Marcel Proust, più sensibile inizialmente al fascino del simbolismo che al realismo della Commedia umana. Già però in Jean Santeuil, il romanzo incompiuto cui lavora dal 1896 al 1900, Proust comincia a riflettere su quel grande decifratore della storia che è stato Balzac. Negli anni successivi, ne studia da vicino la scrittura, riproducendola in esilaranti pastiches: lo stile di Balzac, a differenza di quello di Flaubert, gli appare impuro, perché incorpora frammenti di realtà non elaborati artisticamente. Come avviene che questa “impurità” di Balzac, in un primo tempo criticata severamente, diventi poi per Proust una sorta di modello, non teorizzato, ma operante nella creazione della Ricerca?
E che ruolo svolge in questo processo la grande figura del trasgressore Vautrin, il fuorilegge omosessuale che domina, con i suoi poteri misteriosi, la Parigi balzachiana? È quel che cerca di ricostruire questo volume, seguendo il filo che collega sotterraneamente l’ergastolano Vautrin all’aristocratico Monsieur de Charlus, arbitro dell’eleganza nella Parigi di Proust.
Non è possibile descrivere la bellezza di una libreria, riempita a dismisura di gente e in una sera di pioggia battente di novembre, dove accanto a ex studenti ho potuto vedere vedono casalinghe e semplici lettori appassionati prendere appunti su Balzac e Proust. Sono le piccole magie che ci regala Mariolina Bertini ogni volta che passa da Parma e si ferma a fare sosta ai Diari. Col la sua leggendaria torinesità colta ci fa immergere tutti, lettori e librai, in un clima di bella e sana divulgazione pop. Quella che piace molto a questo povero libraio indipendente delle Cronache.