Il manoscritto, quella terminologia così in disuso da credere sia polvere essiccata da qualche malato del collezionismo ultrasecolare. Scrivere a mano?
Perché mai un uomo dovrebbe utilizzare le mani per scrivere? Ce lo sentiremo ululare da qualche guru della (loro) nuova era nanotecnologica, in preda a quel tipico malanno di stagione che io chiamo collera carcerogena della mente lobotimizzata ovvero la foga illuminata della (già) cenere pensante.
L’uomo-mondo che ha sostituito all’ombelico un orologio cosmico di controllo dei respiri. Il manager che maneggia la sostanza algoritmica per trasformarla in oro colato sulle bocche ansimanti delle sue bevitrici. L’Io-Sono mutato in Io-Sarò-Ora-E-Per-Sempre.
Il competente maldestro sguazza nella polvere delle sue narici e riscopre l’unguento che gli ha donato la vita, il potere della parola scritta, l’alchimia dei colori, l’arcobaleno organico in natura. Il geologo tedesco Abraham Gottlob Werner (il tipico uomo qualunque, studioso di minerali e stratificazione della crosta terrestre) adottò tutti i colori che gli capitarono sotto tiro per costruire un’opera magnum di ammirabile semplicità, catalogando ben 110 colori attinti dal variegato mondo animale, vegetale e minerale.
Annotazioni ben liete ai polpastrelli e al cervello di Charles Darwin, al punto da tenersele ben strette durante il viaggio sul Beagle HMS. Il Viaggio di un Naturalista attorno al Mondo pesca a piene mani negli acquerelli simpatici del nostro Werner, che per l’occasione si fece sostenere dal pittore scozzese Patrick Syme nel rappresentarne le centinaia di sfumature.
Dopo il 1814 i naturalisti e gli antropologi che si imbatterono in questo tomo non poterono più farne a meno, stabilendo più o meno inconsapevolmente una connessione verticale alla tavolozza arcobaleno che andava via via sfumando nelle sue molteplici variazioni. Sintesi di catalogazione e ordine mentale, questa antologia di 78 pagine è un viaggio nella mente dell’uomo a contatto con la natura, il tentativo riuscito di imprimere su carta tracce di vita organica romanzata dalla sconfinata fantasia umana.
Definire il rosso come sangue arterioso o il blu di Prussia come una “macchia di bellezza” sull’ala dell’anatra selvatica sono atti spregiudicati di pura poesia e arte della bellezza. Un libro da osservare, toccare annusare per poi volare come una falena Green Broom (in quel verde mela che solo Werner poteva scorgere).
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