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Il Ciarlatano, Isaac Singer

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Il Ciarlatano, Isaac Singer

La lettura de Il Ciarlatano di Isaac Singer ci introduce nel mondo delle comunità ebraiche in America negli anni ’40, mentre l’Europa è in fiamme, Hitler avanza e il ghetto di Varsavia è bombardato. Due realtà a confronto che generano rimorsi e tormenti in chi è sfuggito a quell’orrore e si interroga se il demonio sia Stalin o Hitler e perché Dio permetta .Tutti i personaggi di Singer non traggono sollievo dall’essere americani più o meno realizzati nel Nuovo Mondo, ma ciascuno porta in sé e su di sé il ricordo del villaggio, le usanze, le abitudini, i cibi, i profumi della Patria. Il comunicare, scrivere, pensare è ancora Yddish mentre stentatamente si avvicinano alla lingua sconosciuta e dai suoni irripetibili, distanti dal dolce linguaggio domestico nel quale sono cresciuti e hanno pregato.

Qui, dice Singer, almeno l’America non ha illusioni.

Al contempo intorno vive e palpita la grande città, rumorosa, calda o gelida, trafficata, percorsa da migliaia di persone alle quali Singer vorrebbe far pensare che è inutile correre, in fondo alla strada c’è la morte; qualcuno dei suoi personaggi si pone il problema ma continua a produrre, a arricchire, a progettare per un fato ineluttabile che lo pone continuamente in contrasto con la fede e la vita. Tutti, uomini e donne, sono tragici e comici e lo svolgersi del racconto ha sovente quell’ironia, quella comicità triste della cultura ebraica, così ben interpretata da Woody Allen. Tragici perchè in tutti c’è il permanente pensiero dei propri peccati, dell’essersi allontanati dalla vera Fede, dei parenti in Europa sicuramente epurati, sicuramente massacrati eppure ognuno si sforza di pensarli e volerli vivi, anche felici, al punto di ricorrere alla farsa di sedute spiritiche, alle quali nessuno crede ma che danno l’illusione momentanea del ricongiungimento.

L’ eroe del romanzo, vero archetipo dell’uomo contemporaneo, è Hertz Minsker. Figlio di un uomo di Fede, è stato allievo di Freud, ha studiato in molte università, ha tenuto conferenze ed è quasi famoso ma non elaborerà mai la sua teoria né scriverà il libro al cui primo capitolo si dedica da sempre. Ha fama di seduttore .In verità è un sedotto. Attratto da qualsiasi donna gli sorrida, immagina storie e si incasina con i legami che ha in corso, ha rapito Bronia ai figli bambini rimasti a Varsavia, l’ha sposata ma è attratta da Minna, moglie del suo miglior amico e protettore, Morris Kalisher, sua unica fonte di reddito in questa città dove non ha realizzato niente, non riesce a fare niente se non vivere in una stanza in affitto e vagare senza meta macerandosi tra sensi di colpa, voglia di purezza e desiderio di fornicare con la cameriera del bar che gli parla polacco.

Morris Kalisher scoprirà l’inganno ma, ancora una volta ingannato da Minna lo perdonerà, Bronia scomparirà per riapparire morente e incinta a Miami, Hertz girerà come una trottola tra voglia di espiare, nostalgia della fede degli Avi, sensi di colpa, frustrazioni e voglia di iniziare una nuova relazione con la donna, finta fantasma, che nelle sedute spiritiche in casa di Bessie, lo ha fintamente riavvicinato alla sua famiglia dispersa nel ghetto di Varsavia. Un intreccio di personaggi tutti autentici, le donne più concrete degli uomini, ma tutti persi e perdenti nonostante il colpo di fortuna che potrebbe dare a Hertz una vita diversa, il riconoscimento delle sue capacità, la tranquillità economica e l’inserimento nella società americana ai cui margini è vissuto fino ad ora.

Però, avanzando nella lettura del romanzo ho iniziato a ricordare e fare collegamenti con il ricordo di un altro romanzo di Singer, letto un anno fa a Punta del Est, in lingua spagnola, ma stranamente simile nella trama e nei personaggi al “Ciarlatano”. Ombre sullo Hudson.

Come se Singer avesse creato archetipi intorno ai quali sviluppare vicende a volte parallele a volte no, ma che hanno in comune la diaspora degli ebrei dalla Polonia all’America, il conflitto con la fede e la società materialista in cui sono proiettati, portandosi addossi insieme ai paramenti e alla Torà un permanente senso di colpa e voglia di espiare. Anche in Ombre incontro il seduttore geniale ma incapace di realizzarsi, che si chiama Hertz Grein, Anna Makaver come Minna, sensuale e traditora, con un marito mascalzone nel passato e un solido matrimonio al presente. L’ascensore che porta i personaggi su e giù dalla casa ospitale dove si riuniscono i buoni ebrei per ritrovarsi e ritrovare qualcosa del loro passato, gli alberghi a ore con i materassi sfondati, le sedute spiritiche contro il proprio senso di colpa per non essere con gli altri nel ghetto o nel campo di sterminio. Nel finale i due romanzi si distanziano: in Ombre Hertz lascerà tutto per andare in Israele a ritrovare e ritrovarsi nella Fede, ne “Il Ciarlatano” Hertz Minsker tornerà indietro.. da Minna.

I due Hertz, tragici e comici nel loro vagare tra peccato e espiazione e ancora peccato mi ricordano un passo del diario del Tommaseo

<< Pecco, mi pento, corro a confessarmi… ripecco>>

Recensione a Il Ciarlatano di Isaac Singer (Adelphi, 2019), pp. 268, euro 17.

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