Una storia d’amore, un romanzo poliziesco, un documento del tempo. Un grande affresco.
Christine Westermann
Ricordando i toni e la struttura de Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, dell’autore scandinavo Jonas Jonasson, il debutto letterario di Christopher Kloeble è un libro che si destreggia tra il controverso e il delicato.
Uscito in Italia per Keller editore, Quasi tutto velocissimo è la storia di Albert, un diciannovenne cresciuto in orfanotrofio che non ha mai conosciuto la madre, e che da sempre assiste il padre, Fred, le cui facoltà mentali lo rendono un eterno bambino, con l’ossessione per le macchine verdi, le enciclopedia e la parola estasiante. Ma quando Albert, finito il liceo, torna a vivere con il padre, scopre che gli rimangano pochi mesi di vita.
Da qui si snodano due racconti in parallelo: il primo, narrato dalla prospettiva di Albert, li vede impegnati nella ricerca della madre che non ha mai conosciuto, in una sorta di lotta contro lo scorrere del tempo. Il secondo ci racconta la storia del paese di Segendorf, una cittadina sperduta, dove gli abitanti non vennero a sapere della Prima Guerra Mondiale se non dopo la sua fine, narrando di vicende che, intuiamo, finiranno per incrociarsi con gli avvenimenti del presente e con la storia della famiglia di Albert.
Kloble fa un lavoro eccellente nell’accompagnarci con ironia e leggerezza, attraverso una storia che assomiglia più a una favola moderna che a un romanzo, e che non manca di arguzie e autoironia. Tra cui scegliere il suo nome, Klöble, per descrivere coloro che, come Fred, sono eterni bambini. Senza mancare, proprio come in un racconto dei fratelli Grimm, di narrare storie di brutalità, assassini e incesti, con un’ inaspettata comicità surreale.
In una saga famigliare che sembra esplorare i rapporti comunitari in un mix di avvenimenti credibili e incredibili, la tematica principale del libro è quella dell’abbandono, e nello specifico, dell’assenza genitoriale. E’ con questi presupposti che l’autore ci presenta, condito di ironia, un coming-of-age dei nostri personaggi, attraverso un’ indagine pazza ed estenuante. La vicina di casa, Klondi, riconosce il suo fallimento come madre: «le madri sono sopravvalutate» dice. Ma questo non basterà a fermare Albert e la sua ricerca, che assieme al lettore è determinato a scoprire la verità.
Tuttavia, seppur il pubblico si affezioni facilmente alle dolci e allegre fattezze da Forrest Gump di Fred, per quanto riguarda la narrazione, l’autore compie anche delle scelte che definirei discutibili. La scrittura innovativa e incalzante dell’inizio non riesce a trovare il suo ritmo sul finale, dove perdendo di intensità, tende a trascinarsi verso una conclusione incerta che sembra, specialmente nell’epilogo, voler ritrattare le promesse fatte al lettore.
Quello che ci rimane del libro di Kloeble, alla fine, è una ricerca, vasta, e accurata che con una scrittura vivida e cinematografica, tende verso di noi un ampio ventaglio di emozioni umane.