Un ritratto di Giorgio Bocca, spentosi il giorno di Natale, a ridosso delle molte critiche piovutegli addosso. Un giornalista “di una sincerità rara e spietata. Che ne rivela una statura umana oltre che professionale che dovrebbe far riflettere chi gli appioppa oggi il calcio dell’asino”. “Era un uomo così forte e così libero da permettersi di riconoscere le sue contraddizioni fino in fondo: ‘Evito le mie debolezze. Dal punto di vista morale sono un po’ vigliacco, sono molto cattolico: la penitenza, la confessione. Sono un verme anche io, ho tutti i difetti dell’uomo. Sono avido, mi piace essere lodato, mi piacciono i soldi, mi piace vivere bene…’. Era un testone rigido, con momenti di malinconia e di dolcezza inaspettati”. Infine: “Era uno che, a costo di sbagliare, si assumeva le sue responsabilità”.
(Gian Antonio Stella, pag. 39, 27-12-11, pag. 37, Corriere della Sera)