Tutto li distingueva, la nazione, la lingua, lo stato sociale, il temperamento, il carattere, la genetica: uno nero di carnagione, occhi scuri e capelli neri crespi, l’altro alto, bianco, biondo, occhi celesti, stereotipo dell’ariano, solo l’anno di nascita li accomuna, eppure le Olimpiadi di Berlino del 1936 segnarono qualcosa d’incredibile e di fino ad allora inaudito: la nascita di un’amicizia vera e profonda tra il nero proletario Jesse Owens e il bianco e borghese Carl Ludwig Long, e ciò in un’epoca storica durissima, in cui confluirono i prodromi nefasti della Grande depressione, la recrudescenza delle politiche segrazioniste negli Usa e la stabilizzazione di un regime (nazista) che faceva del razzismo e dell’antisemitismo l’apogeo del proprio credo politico, un’amicizia tra questi due atleti che si spense nel 1944 solo con la morte in combattimento di Carl in Sicilia.
Procediamo dall’inizio. Jesse nacque il 12 settembre 1913 a Oakville in Alabama da una famiglia di mezzadri, discendenti dagli schiavi, Carl a Lipsia in Germania il 27 aprile del 1913 da una famiglia di notabili e accademici, Jesse non ha alcuna chance di affermazione sociale in un contesto fortemente discriminatorio avverso gli afroamericani, la sua formazione sarà basica, giusto i rudimenti per sapere leggere e scrivere, Carl ha una formazione alto borghese sino alla laurea in legge, frequentazioni alto locate, una passione per lo sport in cui eccelle in ogni disciplina dalla corsa al nuoto, dagli sci al tennis, all’età di nove anni Jesse lascia il suo paese con la famiglia verso Cleveland per sfuggire dalla miseria e dalle persecuzioni segrazioniste, sarà ricordata come la ‘Great migration’ con oltre un milione e mezzo di afroamericani che lasciano gli stati del Sud per trasferirsi in quelli del Nord, Carl studia all’università di Lipsia, entra a far parte della squadra di atletica del Leipziger Sc, risultando presto uno dei migliori talenti europei nel salto in lungo, Jesse frequenta una scuola pubblica e nel contempo deve lavorare come aiuto calzolaio per dare una mano in famiglia, a scuola lo notano per le sue qualità di corridore, inizia ad allenarsi e viene ammesso alla Ohio State University dove vi lavora il padre il quale così gli paga la retta, già nei primi anni del ’30 è il più forte velocista al mondo eppure all’università vive segregato dai bianchi, se la squadra prende il treno per gareggiare in altre città, Jesse è isolato con gli altri afroamericani in un vagone apposito. Il clima ideologico contro i neri negli Stati Uniti non cambia sostanzialmente tra nord e sud: la condizione degli afroamericani rimane abominevole dappertutto. Owens non se ne turba eccessivamente, durante il tragitto in nave verso l’Europa considera una fortuna quella di far parte della squadra americana, lo vede come un privilegio. Long si inscrive al partito nazional-socialista, come tanti giovani entusiasti dei risultati ottenuti da Hitler, specie nella lotta contro l’inflazione e la dissocupazione, conosce Goebels ministro della propaganda, diventa presto l’emblema stesso dello Sport tedesco. Hitler lo ammira e si aspetta molto da lui.
Appena Owens arriva a Berlino comprende che è già una celebrità, lungo il tragitto i berlinesi lungo le strade lo acclamano’: Jessy, Jessy. Quando prende alloggio al villaggio olimpico Adi Dassler fondatore della Adidas lo persuade ad indossare le scarpe prodotte dalla sua fabbrica, è il primo atleta afroamericano ad essere sponsorizzato e pagato per questo. Jesse è incredulo, è trattato meglio nella Germania nazista che nel suo paese c.d. democratico.
Il 3 agosto vince i 100 metri, col tempo di 10.3, il pubblico (100. 000 spettatori) è in delirio, intona il suo nome all’unisono: Jessy Jessy. Hitler è seduto in tribuna d’onore, quando Jesse, dopo il giro di pista rituale, con le braccia alzate in segno di vittoria passa sotto la tribuna d’onore, Hitler scende le gradinate e gli stringe la mano, si congratula per la sua vittoria, Jesse stringendola fa un inchino mente il sole magicamente si accende tra la massa delle nubi. Jesse sosterrà in seguito che questo con Hitler fu uno dei momenti più emozionanti della sua vita, dirà che Hitler non lo aveva snobbato come invece fece Roosevelt che non gli spedì neanche un telegramma di ringraziamento né in seguito lo riceverà alla Casa Bianca. Questa versione e la relativa foto con Hitler non furono mai divulgate perché non conformi agli interessi politici americani né tanto meno graditi alla propaganda tedesca in primis a Goebels.
il 4 agosto, dopo che nella mattinata Owens aveva vinto la batteria di qualificazione sui 200 metri. si svolgono le qualificazioni del salto in lungo in cui il più serio avversario è proprio Carl Ludwig Long. Si riconoscono in pista, si osservano, si studiano. La misura di accesso alle finali è di 7 metri e 15, Owens ha un personale di 8.13, non dovrebbe avere alcun problema. Long ha già superato la misura, stabilendo il nuovo record olimpico con 7.73. Non accorgendosi che i giudici di gara avevano alzato la bandierina che dava inizio alla competizione, Owens, con ancora la tuta addosso, compie un salto di prova senza forzare. Il secondo tentativo è un nullo. Gli rimane solo un tentativo, rischia di uscire dalla finale. Long gli si avvicina, gli parla in inglese, si presentano, Owens dice che è felice di conoscerlo, gli chiede come sta, Carl lo guarda fisso negli occhi e ribatte: io sto bene, il problema è come stai tu? Owens si acciglia, lo colpiscono i suoi occhi cerulei che non smettono di fissarlo, non sa se fidarsi, ma quegli occhi esprimono bontà e amicizia e stranamente una vaga apprensione, per cui intuisce chiara la volontà di aiutarlo in questo frangente. ‘Che intendi dire?’ Carl sottovoce gli dice: ‘Dovresti vincere questa gara ad occhi chiusi. Parti più indietro, la battuta la devi anticipare, metti un fazzoletto bianco sulla linea di battuta così non sbagli’. Owens al terzo tentativo fa quanto Long gli ha consigliato e supera le qualificazioni, al momento dello stacco la battuta sarà arretrata di 10 centimetri.
In serata i due si affronteranno in uno scontro che passerà allo storia, 7.73 Long, 7.83 Owens, il pubblico assiste in silenzio, quasi in trepidazione alla sfida, finché Owens vincerà col nuovo record olimpico di 8.03. Jesse e Long si lanciano uno sguardo d’intesa, Long gli si avvicina, gli stringe la mano, gli dice, sei il più grande atleta che abbia conosciuto, Owens ringrazia commosso. Nessuno lo aveva mai omaggiato così. La stampa li fotografa assieme
Qualche tempo dopo Owens scrisse che non partecipò alle Olimpiadi per stringere mani, ma fu l’amicizia con Luz ad averlo onorato più delle stesse quattro vittorie ottenute alle Olimpiadi di Berlino.
L’amicizia fra Jesse e Carl continuò ad intessersi attraverso le lettere, si scrivevamo spesso, sino all’invasione della Polonia, era il solo mezzo che avessero per comunicare, considerati i venti di guerra e più tardi lo stato di belligeranza tra i due paesi. Carl scrisse in una delle missive: ‘le nazioni del mondo hanno i propri eroi, i semiti così come gli ariani. E ognuna di loro dovrebbe abbandonare l’arroganza di sentirsi una razza superiore’».
Carl entrò come ufficiale nella Wehrmacht, combatte con Rommel in Africa, nel ’44 fu ucciso durante lo sbarco anglo-americano in Sicilia, quindi sepolto in una fosse comune. Prima della morte, come presentendo la sua fine scrisse a Jesse la sua ultima lettera.
‘ I’am here, Jesse, va’ in Germania, ritrova mio figlio e parlagli di suo padre. Parlagli dell’epoca in cui la guerra non ci separava e digli che le cose possono essere diverse fra gli uomini su questa terra. Tuo fratello, Luz’
Owens terrà fede a questa richiesta recandosi in Germania dopo la fine delle ostilità, conoscerà la famiglia di Luz, vi tornò in occasione del matrimonio del figlio Karl di cui sarà testimone di nozze e suo fedele amico per tutta la vita.
Marcello Chinca Hosch