Nasceva oggi lo scrittore Giuseppe Berto, a Mogliano Veneto (Treviso). Frequenta il Ginnasio nel Collegio Salesiano “Astori” di Mogliano e il Liceo Pubblico a Treviso. Si arruola nell’esercito, iscrivendosi alla facoltà di Lettere dell’Università di Padova, perché fra tutte era la meno costosa.
Scoppiata nel 1935 la guerra d’Abissinia, parte come volontario per l’Africa Orientale, combattendo per quattro anni prima di rimanere ferito e tornare in Italia, nel 1939, con due medaglie al valore militare. Partecipa alla seconda guerra mondiale come volontario sul fronte africano con il Battaglione Camicie nere. Fatto prigioniero di guerra in un campo statunitense in Texas, matura un distacco dal fascismo; qui si ritrova come compagni di prigionia Gaetano Tumiati, Dante Troisi e Alberto Burri e fa le sue prime vere prove di narratore. Al ritorno in Italia, nel ’46, pubblica per Longanesi “Il cielo è rosso”, scritto a Hereford.
Il romanzo diventa immediatamente un grosso successo internazionale apprezzato, tra gli altri, anche da Hemingway e vince nel ’48 il premio Firenze. Nello stesso anno esce “Le opere di Dio” e nel ’51 “Il brigante”, ma l’insuccesso di questi due romanzi acuisce la depressione latente di Berto trasformandola in nevrosi.
Dopo anni difficili, funestati dalla malattia, approda alla terapia psicoanalitica che rappresenta una svolta esistenziale e artistica, il cui risultato è “Il male oscuro”, che viene pubblicato nel 1964 e si aggiudica in una sola settimana i due premi Viareggio e Campiello. Tra le opere successive sono da ricordare “La cosa buffa” del ’66, “Modesta proposta per prevenire” del ’71, “La gloria”, ultimo romanzo, scritto in soli sei mesi a Capo Vaticano. Berto muore a Roma, nel 1986. Postumo e’ uscito per Marsilio nel 1986 il volume di saggi “Colloqui col cane”