Milanesi brava gente – vol. II – Storie di nera a Milano 1945 – 1975, firmato da Matteo Liuzzi e Tommaso Bertelli per Milieu (con le illustrazioni di Simona Eva Saponara) è la seconda esplorazione nelle cronache di nera a Milano. Il libro – che nasce dall’esperienza maturata con Radiografia Nera, un programma in onda sulle frequenze di Radio Popolare – torna a passare sotto la lente di ingrandimento omicidi efferati, memorabili rapine e banditi che in città sono diventati leggenda. Si parte dall’immediato Dopoguerra e si arriva al boom economico e alla prima metà degli anni ’70
Ad aprire le danze del racconto dell’aspetto più “buio” della città di Milano c’è La rapina della donna nuda – siamo nel 1945, la città è appena uscita fuori dal tunnel della guerra, in giro bande di malnàtt, balordi. Il 28 luglio, in via Larga, una bellissima ragazza inizia a spogliarsi lentamente. Rimane per qualche minuto, completamente nuda, offerta all’occhio di una folla incuriosita. Poi, senza una parola, sparisce attraverso il pubblico che si è radunato a contemplare lo spettacolo. Intanto, sono spariti anche otto milioni di lire dalle casse del Credito Artigiano al 7 di Via Larga. Soldi spariti e nessuno, in banca, si è accorto di nulla: erano tutti intenti a seguire lo spogliarello. Si consuma così il primo furto in banca della storia d’Italia portato a termine senza sparare nemmeno un colpo. Naturalmente, l’apparizione della donna nuda diventa anche l’argomento più discusso a Milano: i giornalisti tratteranno la rapina più come un colpo di genio che come un fatto criminale, mentre nelle osterie e per la strada quei fatti andranno a ingrossare il patrimonio delle leggende della Malavita. Il Questore Elia inizia le indagini, l’ascolto dei testimoni, ma capisce che forse le uniche persone in grado di aver visto qualcosa sono le donne. Sugli uomini non c’è da farci affidamento. E, alla fine,”c’è solo un uomo capace di inventarsi uno spogliarello per distrarre gli impiegati di una banca e ripulire le casseforti senza sparare un solo colpo”: Enzo Barbieri, “milanese di nascita, bandito di natura, genio del crimine”. Ed ecco che entra in scena il Robin Hood dell’Isola, il quartiere dove il leggendario bandito era nato e cresciuto e dove viveva. Il rapinatore con la Lancia Aprilia targata 777.
E si prosegue con Il Paladino dell’ingiustizia, e le atmosfere violente del 1946, poi con Il Ras del contrabbando (1954), e siamo già in una città che si è messa alle spalle al Guerra ed è immersa nel grande sogno del Boom, come nel caso de Il re della truffa (1957). Con La lucciola invisibile (1960) assistiamo all’omicidio di Maria, in via Rubens 22, e alle indagini svolte dal commissario capo della Squadra Mobile di Mario Nardone. Con La dama nera del Castello (1961), invece, è un ragazzo trovato evirato tra i cespugli di un parco a prendere la scena, e i il commissario Jovine a dover indagare, e in fretta, che se passano 24 ore il colpevole è bello che perso. Trame criminose di ogni genere vengono alla ribalta con Lo stakanov del furto (1966), L’Hotel della morte, La cura del latte (1969), Operazione vacanze romane (1971), La fabbrica degli angeli (1971), fino a Il Fantomas dei quadri (1975), che chiude la raccolta. Tutti i racconti, tra l’altro corredati da stralci di verbali, hanno il merito comune di riuscire a rendere palpitanti – in maniera asciutta e diretta – le vicende criminose raccontate di volta in volta, inserendole in maniera efficacissima all’interno del contesto storico, sociale e politico del momento. Un lavoro davvero prezioso, in grado di restituirci un pezzo della storia di Milano e, anche, un pezzo della storia del Paese.
Paolo Melissi