Satisfiction presenta la prima mostra virtuale delle caricature – di personaggi del mondo letterario – dell’americano David Levine, tra i maggiori illustratori di tutti i tempi, firma storica della New York Review e prima di Esquire e Atlas.
Nato nel 1926 a Brooklin, quartiere in cui ha vissuto fino alla scomparsa avvenuta nel 2009, David Levine con i suoi disegni divenuti famosi in tutto il mondo, è stato fine interprete della società e della cultura americana e non solo, “caricandola” di una consapevolezza fuori dai soliti schemi, senza affidarsi alle “maschere” bensì alla parodia, senza mai oltrepassare il limite, facendo appello a un grande senso della misura. Sobrietà e rispetto per i soggetti rappresentati sono infatti le principali caratteristiche che l’osservatore può riscontare nelle sue opere. Le sue caricature che hanno interessato scrittori ma anche musicisti e politici mostrano infatti le “persone” con le proprie peculiarità e caratteristiche, in un’ottica di assoluto rispetto e profondità d’intenti, un equilibrio che solo lui è stato in grado di comunicare in maniera tanto profonda e precisa.
Figlio di un negoziante e di un’infermiera, in gioventù si dedicò anche alla pittura (studiò alla Tyler School of Art della Temple University di Filadelfia) e avrebbe fatto il pittore a tempo pieno se gli incarichi di disegnatore non lo avessero portato a occuparsi con sempre maggiore frequenza del disegno decretandone in tal modo la sua e la nostra fortuna, fino a farlo diventare un’icona in questo ambito, artista impareggiabile e noto in tutto il mondo per i propri disegni umoristici (contribuì dal 1963 al 2007 con 3.800 disegni su New Tork Review of Books).
Le caricature di David Levine denotano uno sguardo lucido e disincantato rispetto ai personaggi rappresentati e infondono allo stesso tempo nell’osservatore un messaggio di speranza da sempre coltivata dall’artista tanto che lo stesso Levine non ne ha mai fatto mistero, dichiarando a riguardo che “la caricatura è un’affermazione di speranza”.
Ironico, sobrio e senza eccessi è stato capace di tradurre nel linguaggio del tratteggio segni, dialoghi e situazioni. In una parola, era artefice di “Cultura” raffinata e solo all’occorrenza provocatoria, rimasta ad oggi un unicum nel suo genere.
Silvia Castellani
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