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Gregorio Paltrinieri: “Fare qualcosa di impossibile è sempre stato il mio sogno”

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Alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 è l’uomo da battere, il primatista del mondo indoor nei 1500 metri, campione europeo e mondiale sia in corta che in lunga, Gregorio Paltrinieri, detto Greg, nativo di Carpi, il più grande nuotatore italiano di tutti i tempi, 1.93 di altezza, 48 di piedi, 66 chilogrammi di peso, faccia da bravo ragazzo sensibile, venuto su a forza di tortelli e lasagne cucinati dalla madre, emiliano doc di testa e di cuore, la sua fidanzata da sempre si chiama Letizia ed è una giovane studentessa di medicina, volontaria dove serve, Letizia lo segue ovunque lui si sposti per partecipare alle gare di nuoto, Greg viene dalla scuola del padre, anche lui nuotatore di livello che gestisce una piscina a Novellara dove Greg si allenerà già ragazzino, finché la Federazione Nuoto non lo vuole al Polo Natatorio di Ostia dove si allenano i migliori del nuoto, Stefano Morini sarà da questo momento il nuovo allenatore di Gregorio Paltrinieri, il complesso brutto in stile le couvisier è a due passi da una spiaggia libera e Greg adora nuotare in mare, dove la tecnica si raffina perché l’acqua salata aiuta a capire come galleggiare, perché ha a che vedere con onde, maree, correnti, lo sconfinare in mare aperto senza più vedere la costa. La paura della terra che scompare è una paura sottile e subdola che insegue dentro la coscienza, che è lusinga perché rende temerari, forgia la forza, impone il carattere del solitario.

“Fare qualcosa di impossibile è sempre stato il mio sogno” – dirà dopo Rio. Non è semplice ambizione, Greg sente di seguire una vocazione, intuisce le proprie potenzialità, studia le biografie dei grandi per capirne il segreto. Sì iscrive a Scienze politiche mentre si allena sei ore al giorno ad Ostia ‘ perché ci sarà un momento in cui finirà col nuoto e io voglio essere pronto’.

Alla finale dei 1500 non ha dato retta ai consigli di prudenza di Stefano Morini, di non dare tutto subito, parte come un forsennato, 3’50″70 ai 400 Mt, l’azione di Gred è fluida, il corpo scorre per metà fuori dall’acqua, nuca spalle schiena glutei scorrono come in rilievo, l’azione è guidata dal movimento dei fianchi e dai possenti colpi delle gambe cui seguono blandi i piedi che sono in realtà come due eliche sempre in funzione, il tronco asseconda la portanza sopra la massa d’acqua dislocata dal moto, è ciò a rendere il galleggiamento superbo, Greg non pensa, lo Zen è il suo metodo, affrontare l’impresa senza curarsi degli avversari, senza ascoltare gli incitamenti del pubblico, la strategia è tenere un ritmo sostenuto, essere il primo, colui che sancisce il ritmo, al contempo evitare più che altro l’idea dello sforzo, tutto sta nella scansione del respiro lungo e profondo non solo per irrorare di ossigeno i muscoli, ma per farsene avvolgere come una droga liberatoria dentro la mente, carpire l’effetto adrenalinico sino a renderlo catalessi che lascia nel sangue enzimi di esuberanza, per lasciarsi portare come un aliante nelle correnti d’aria, scivolare sui flussi ascoltando soltanto il sibilo l’attrito della pressione esercitata, avvertire perfino un piacere misterioso lungo la spina dorsale e l’ipotalamo, staccarsi dalle cose del mondo, non pensare alla vittoria, non sbirciare dietro, godere invece solo del moto, le bracciate regolari, le dita estese per far pressione sulle molecole d’acqua, il battere dei piedi lento quasi episodico ma possente, le virate per riprendere fiato, poi via con la spinta, percorrere una decina di metri in apnea spingendo soltanto con le gambe a rana, riemergere, nuovamente le braccia, le gambe che riprendono a battere come un albero motore inesauribile, inspirare espirare, immaginarsi un delfino sfrecciante nei fondali turchesi del Pacifico immacolato, un delfino che segue di slancio la poppa nera di una petroliera, 7’44″97 agli 800, 9’42″11 ai mille, l’australiano Horton è già staccato, l’americano Connor Jaeger recupera, è secondo, Dotti suo fratello di elezione recupera la terza posizione, l’Estadio Acquatico ricolmo di bandiere azzurre scandisce il ritmo delle bracciate di Greg perché ai 1200 Greg è sotto di 1’57 sul record mondiale stabilito dal cinese Sun Yang il grande assente che non si è qualificato nelle batterie. Greg non sente gli incitamenti del pubblico, non può disperdere la concentrazione, lo Zen che libera, che esalta l’azione, che chiude il cerchio del destino perché il destino si compie unicamente se quanto fai non contiene forzature, se sa dispiegarsi come farebbe una corolla che s’apre alla brina dell’alba, se nella frantumazione della notte risalta solo questa volontà nell’atarassia che cerca il suo spazio di colore in questo Mondo così avido di spazio, ecco lo stato di grazia.

Chiude la finale con 14’34″57, campione olimpico, il suo crono, in linea con il suo primato europeo, poco sopra il record mondiale firmato Sun Yang. Dotti è terzo. L’Italia natatoria alla ribalta del mondo. La felicità negli occhi, l’abbraccio con Dotti, gli occhi del mondo.

Marcello Chinca Hosch

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Di seguito l’articolo in lingua inglese. Traduzione di Marcello Chinca.

At the 2016 Rio de Janeiro Olympics he is the man to beat, the record holder of the indoor world in the 1500 meters, European and world champion both short and long, Gregorio Paltrinieri, called Greg, a native of Carpi, the greatest Italian swimmer of all the times, 1.93 in height, 48 in feet, 66 kilograms in weight, the face of a good sensitive boy, who came up by force of tortelli and lasagna cooked by his mother, emilian doc of head and heart, his fiancée has always been called Letizia is a young medical student, volunteer where she is needed, Letizia follows him wherever he moves to participate in swimming competitions, Greg comes from his father’s school, he too is a swimmer who manages a swimming pool in Novellara where Greg will already train boy, until the Swimming Federation wants it at the Polo Natatorio in Ostia where the best of swimming train, Stefano Morini will be from now on the new coach of Gregorio Paltrinieri, the ugly complex style le couvisier is a stone’s throw from a free beach and Greg loves swimming in the sea, where the technique is refined because salt water helps to understand how to float, because it has to do with waves, tides, currents, trespassing in the open sea without seeing the coast anymore. The fear of the earth that disappears is a subtle fear that pursues within consciousness, which is flattering because it makes you fearless, forges strength, imposes the character of the solitary.

“Doing something impossible has always been my dream” – ‘he will say after Rio. It is not a simple ambition, Greg feels he is following a vocation, senses his own potential, studies the biographies of the great ones to understand their secret. Yes, he enrolled in Political Science while training six hours a day in Ostia ‘because there will be a moment when I will end up swimming and I want to be ready’.

At the 1500 final he did not pay attention to Stefano Morini’s precautionary advice, not to give everything immediately, he starts like a madman, 3’50 “70 to 400 meter, Gred’s action is fluid, the body flows half out from the water, neck, shoulders, back, buttocks flow as in relief, the action is guided by the movement of the hips and by the powerful blows of the legs, followed by mild feet that are actually like two propellers always running, the trunk follows the lift above the mass of water displaced by the motion is what makes the float superb, Greg does not think, Zen is his method, facing the motion without caring for opponents, without listening to the public’s incentives, the strategy is to keep a rhythm supported, being the first, the one who establishes the rhythm, at the same time avoiding the idea of ​​effort more than anything else, lies in the scan of the long and deep breath not only to spray the muscles with oxygen, but to be wrapped like a liberating drug inside the mind, seize the adrenaline effect until it becomes catalepsy which leaves enzymes of exuberance in the blood, to let itself be carried like a glider in the air currents, slide on the streams listening only to the hiss of the friction of the pressure exerted, even to feel a mysterious pleasure along the spine and the hypothalamus, detach yourself from the things of the world, do not think about victory, do not peek behind, instead enjoy only the movement, regular strokes, fingers extended to put pressure on the water molecules, the beating of the feet slow almost episodic but powerful, the turns to catch your breath, then off with the push, go about ten meters in apnea pushing only with frog legs, re-emerge, again the arms, the legs that start beating like an inexhaustible crankshaft, breathe out exhale, imagine a darting dolphin in the turquoise seabed of the immaculate Pacific, a dolphin that follows the black stern of an oil tanker, 7’44 “97 to 800 , 9’42 “11 to the thousand, the Australian Horton is already detached, the American Connor Jaeger recovers, is second, Dotti his brother of election recovers the third position, the Water Estadio full of blue flags marks the rhythm of the strokes Greg because at 1200 Greg is below 1’57 on the world record set by the Chinese Sun Yang the great absent who did not qualify in the batteries. Greg does not feel the public’s encouragement, he cannot disperse the concentration, the Zen that frees, that enhances the action, that closes the circle of destiny because destiny is accomplished only if what you do does not contain any forcing, if it knows how to unfold as a corolla that opens at the frost of dawn, if in the shattering of the night only this will stands out in ataraxia that seeks its color space in this world so greedy for space, this is the state of grace.

Closes the final with 14’34 “57, Olympic champion, his time trial, in line with his European record, just above the world record signed by Sun Yang. Dotti is third. Italy swimming in the limelight of the world. Happiness in the eyes, the embrace with Dotti, the eyes of the world.

Marcello Chinca Hosch

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