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“Più che collezionista mi piace definirmi ricercatore”. Intervista a Matteo Torcinovich

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Il movimento Punk raccontato da Matteo Torcinovich attraverso una raccolta d’immagini di repertorio, fanzine, articoli di giornali, accessori, aneddoti, curiosità, un percorso nella storia della Non moda Punk, la nascita dello stile e i protagonisti che hanno cavalcato il fenomeno piantando il seme della tendenza mondiale, da Fiorucci a Vivienne Westwood, alle acconciature di Jean Philp Pages alle fotografie post-punk New Romantic di Robyn Beeche.

Nel 1977 la rivista Italiana TV Sorrisi e Canzoni scriverà così: “lo scopo è di far inorridire il prossimo con abbigliamenti e acconciature”. Per questo i “punk” vanno in giro stracciati, si tingono i capelli di tre o quattro colori diversi, si ficcano spilloni nelle guance (c’è un punto che è praticamente insensibile, e come portare un orecchino), non si lavano, il linguaggio è il più violento possibile; nato come movimento di pensiero (rifiuto della società) e musicale (il punk-rock che conta decine di complessi) è stato presto sfruttato dal punto di vista economico. Sono sorti negozi specializzati in abbigliamenti punk, dove si vendono persino mani e piedi di plastica grondanti di sangue finto e i collari che le donne punk amano farsi mettere al collo dai loro uomini. Anche in Italia ci sono degli Imitatori. Però il loro modo di essere Punk si ferma ai vestiti.

Paola Fiorido

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Di seguito l’intervista a Matteo Torcinovich

Qual è la tua formazione artistica?

Nei primissimi anni ottanta ho frequentato la scuola d’Arte di Venezia, una scuola molto importante dove ho passato sei anni intensissimi assieme a dei grandi professori, maestri di vita e molti amici con cui ho condiviso studi, interessi, e molto svago. Poi mi sono iscritto al corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti, non mi piaceva molto anche se, effettivamente, sono stati anni dove la creatività esplodeva… suonavo, dipingevo, scrivevo e disegnavo ininterrottamente.

Quali gruppi musicali hanno influenzato maggiormente la tua vita e la tua ricerca?

Sono abituato ad ascoltare musica fin da bambino; da adolescente ho incominciato a raccogliere dischi, ma non ho mai avuto quella morbosa indole del collezionista, quella fissazione monotematica e ammalata del voler completare una collezione; non mi sono neanche mai sentito un fanatico di un gruppo o di uno stile musicale particolare, piuttosto, mi è sempre piaciuto comperare dischi seguendo un istinto da curioso e infatti, oggi, la mia raccolta di vinili è un gran miscuglio di generi e culture, più che collezionista mi piace definirmi ricercatore.

Cos’è che ti spinge a scrivere e pubblicare libri?

La curiosità.

Un aneddoto sulla tua band.

Come nasce Punkouture?

Nasce per un affetto smisurato nei confronti di un’attitudine creativa molto vivace, giovane, spontanea e incondizionata. Mi dispiace che al punk venga spesso affibbiata un’etichetta solo negativa.

Descrivimi il tuo look ideale uomo/donna.

Direi un look fluid.

Cosa bolle in pentola (progetti in corso)?

Sto lavorando a un nuovo libro sulla grafica “musicale” degli anni ottanta in Italia, metto assieme l’underground delle fanzine e cassette autoprodotte, ma anche dischi del mainstream, grandi nomi e benemeriti sconosciuti, un enorme insalatona di immagini.

La tua prima maglietta di una band?

Mi chiedi troppo… son passati più di quarant’anni!

C’è qualcuno che senti di ringraziare?

Certo! La Contessa Platessa Basinska Brancusi!

Intervista a cura di Paola Fiorido

Punkouture. Cucire una rivolta (1976-1986) di Matteo Torcinovich, Nomos Edizioni, 2019, pagg. 256, euro 29,90.

Punkouture. Fashioning a Revolt (1976-1986) di Matteo Torcinovich, Gingko Press, 2020, pagg. 256, euro 38.

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