Melodia di porte che cigolano di Gisella Blanco (Eretica Edizioni, 2020 pagg.82, euro 13) è un “pensiero scomodo”, il disagio inevitabile che risponde all’esigenza e alla necessità della poesia, la sonorità inedita che spezza la fatalità dei valori umani, diffondendo l’empatia delle emozioni. La poetessa mantiene la capacità di comprendere l’esperienza umana e proietta nel rapporto emozionale di partecipazione l’attesa e il desiderio dell’appartenenza, rinnovando negli strumenti umani l’obliqua ragione del cuore. I versi ammettono il groviglio essenziale dell’indagine esistenziale e incrociano l’imperfezione del destino e il tocco indelebile delle inquietudini nel vortice delle speranze, aspettative persuasive e persistenti nella poesia, alimentando l’intensità. L’alone lucido e scaltro delle parole pervade la poesia illuminando ogni bruciante e confortante ricordo, prolunga la lucida consapevolezza della frammentarietà e della precarietà, indebolisce la rugginosa dissolvenza del tempo, inesorabile nel governare la ragionevole spinta alla vita, trasforma la stridente dispersione delle possibilità, incerte, in dichiarazioni impercettibili di autonomia nel futuro. L’innata perpetuità dei legami con i luoghi, con le cose, con le stagioni, con gli esseri umani che trascendono ogni disposizione testamentaria, realizza l’ampliamento della sospensione, riflette la prospettiva che inganna meno malvagiamente la pur mobile continuità della vita e lo scorrere del tempo. La fragilità umana intreccia stati d’animo ed interrogativi tracciando il veicolo della comunicazione, della conoscenza e della condivisione. La poetessa sostiene un esilio silenzioso che muove e allontana ogni sospettosa e misteriosa incomunicabilità, conferma sempre un’ultima parola carica di tensione e di sottintesi emozionali. L’anima e la sua sorte si modellano nella saggezza, oltrepassando il dolore, nella passione che invade il cuore e il corpo. Non si scrive invano se si riconosce alla poesia l’impulso profondo e grandioso di un’eredità, una linea di confine che è il significato fiducioso di ogni libertà, confidando negli effetti favorevoli di ogni volontà. La poesia di Gisella Blanco è lezione di vita, lacerante e crudele, fertile e viva maturità emotiva, orientata a una sensibilità sincera e contraddittoria, in cui l’irrequietezza e la spigliata versatilità animano i versi verso un viaggio interiore che si compie oltre il corso degli eventi ed è oggetto di considerazione della sua personalità in quanto si trasferisce alle prove infinite della vita. Lo stile prosaico suggerisce il calore di una naturalezza e di una immediatezza istintiva. Con ironia e amarezza si confondono le complicità, dilatando l’autentica voce umana, superando il luogo poetico delle storie private, narrate nell’eco invisibile e sensibile della propria individualità, che ci fa rimanere, sempre, noi stessi al centro delle proprie passioni e ritrovarci.
Rita Bompadre
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Di seguito, dei testi scelti dalla raccolta Melodia di porte che cigolano.
Fari
Si scorgono tralicci di corrente
appoggiati scalzi sulle forme morbide
/ della collina,
quasi chimere sgualdrine
o muse evocatrici di barlumi estatici,
piccole punte di luce rossa
che disegnano una possibilità,
via intangibile,
aerea,
che vive nella notte
col suo lavoro di sempre
e alla mattina non sarà
che un’insoddisfacente sensazione
/ d’abitudine al vero.
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Ricordi
Arabo al galoppo
antico
su una spiaggia di tenerezza,
criniera d’argento
e passi lunghi
tanto lunghi da raggiungermi
lontana
sino alla torre dell’età del pianto
di cui sono architetto
e bombardiere.
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Rinascita
Vorrei che tu
rinascessi
nei miei occhi
affinché possa vederti
totalmente
nella forma esatta
che agisci
in me.
Visione
Mi atterrisce
la staticità grave
d’oggetti
-quasi impermanenza immeritata-
che ci spiega la brevità sorda
trasudante ogni respiro di carne.
(Ma non hanno sguardo
gli oggetti).
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Fine d’inverno
S’arrotola il freddo
ad ogni cosa
come splendido serpente di sonagli ingrigiti,
non si vede che neve smorta
che brucia pelle e segreti
e il dolore è incorporeo
-quasi carezza-
negli eterei fattori
d’una primavera disperata di sole.
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Futuro
C’è un’alba che indietreggia
spoglia
a mitigare ferite e altre ragioni
perdute.
Il mare si scosta, piano,
umile
alla ricerca di peccati da cullare
e una sola collina accoglie
di smeraldo
le attese innocenti.