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TONY & SUSAN

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Dello statunitense Austin Wright (1922-2003) sappiamo poco. Senz’altro era ossessionato dalle tecniche della narrazione. A sua figlia, sul letto di morte, disse: «Sei il mio personaggio più riuscito». Era una dichiarazione d’amore. Tony & Susan, ora pubblicato da Adelphi (esiste anche un’edizione Rizzoli del 1994), è un pezzo di bravura che ha come risultato quello di intrappolare, per ben due volte nello stesso romanzo, il lettore. Susan, una donna di mezza età, riceve un manoscritto dall’ex marito Edward, aspirante scrittore prima di lanciarsi nel ramo assicurazioni. Proprio le velleità letterarie erano state, molti anni prima, tra le cause della rottura del matrimonio. Il brogliaccio ricevuto da Susan contiene un noir eccezionale: la brutale storia di Tony, un professore universitario che durante un viaggio s’imbatte in un gruppo di balordi. I delinquenti rapiscono moglie e figlia del malcapitato e… inizia un gelido thriller che ricorda, negli accenti e fatte le debite proporzioni, A sangue freddo di Truman Capote. La paura però non finisce qui. La vicenda di Tony occupa quasi tutto il libro, ma è intervallata dalle impressioni di Susan. La quale sente che qualcosa non torna e inizia a spaventarsi. Qual è il segreto legame tra la sua vita e il romanzo di Edward? In che modo quel manoscritto è per lei una concreta minaccia? Per saperlo, non resta che arrivare in fondo al volume. E ci si arriva alla svelta, nonostante le 410 pagine.

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