C’è chi il mondo lo cambia strillando e chi invece si ribella a suon di poesia e gentilezza. Sparare contro le “anime nere”, quelle del malaffare, ma senza armi. Se non quella non violenta della “amurusanza”. E con l’eco di questa strana parola di Sicilia, la siciliana Agata che in paese tutti chiamano la Tabacchera, bella e fiera, guarda il suo borgo dall’alto in basso, quella “Terramarina” abitata quando né si è svegli, né si dorme. In un tempo indefinito e sospeso, in cui dalle viscere di una terra contraddittoria e selvaggia risuona un coro assordante e indisciplinato di voci che intrecciano le proprie vite, condividendo gioie, dolori, umane debolezze, rimpianti e quei ricordi che “come calzini bucati” vanno riparati con ago e filo ma anche con pinzette e forbici.
«Lassitimi sula!» risponde malamente Agata, protagonista di Terramarina, nuovo romanzo di Tea Ranno edito da Mondadori, agli inviti calorosi di quella cricca di amici che è ormai diventata la sua famiglia. E’ già il quarto Natale della “sindaca” senza il marito Costanzo. Ma nel suo cuore adesso c’è Andrea, un certo maresciallo di Torino che, da quando ha lasciato la Sicilia, si è fatto largo tra i suoi pensieri. Don Bruno, Toni e Violante, il dottor Grimaldi, Sarino, Lisabetta, l’amato Andrea che ritorna dal Continente, Giona, sono ormai la sua famiglia. E la piccola Luce, arrivata per caso, abbandonata dopo poche ore di vita per strada e portata in casa da don Bruno proprio la sera della vigila. Un atto d’amore spinge Agata a prendersela come figlia, visto che la madre era stata l’incendiaria della scuola.
Così, tra fitti dialoghi, sfila un palcoscenico di volti senza maschere che, tra una ricetta e l’altra, un boccone e l’altro, condividono pensieri, ricordi, luoghi comuni, umane miserie, debolezze, intrallazzi e quanto serva a riappropriarsi della propria esistenza dopo aver percorso strade obbligate costellate di bugie grosse come voragini, sotterfugi, ipocrisie, rimorsi, smascheramenti e castelli di sabbia dissolti alla prima onda lunga. Un romanzo corale a tratti barocco che mette in scena un’umana commedia intrisa di sicilitudine e coraggio. Dove tutti partecipano alla vita di tutti, seduti intorno a una tavola imbandita, in una innevata vigilia di Natale.
Terramarina più che un luogo fisico è per Tea Ranno un luogo dell’anima a cui tornare quando vuole senza aerei o biciclette. Una “casa di sentimento”, per dirla con l’autrice, “dimora di destini incrociati”. Perché non c’è particolare della vita di ciascun personaggio che non s’incastri in qualche modo con la vita degli altri come le tessere di un unico grande puzzle.
Il linguaggio è ricco di costruzioni sintattiche tipiche del dialetto siciliano, con parole ed espressioni a tratti in lingua dialettale, a voler ripercorrere la tradizione verista di verghiana memoria. Un’architettura affollata fatta di partenze e ritorni, ma con lo sguardo stranamente rivolto al futuro, a voler andare controcorrente in una Sicilia che troppo spesso guarda al passato e vive di rassegnazione e ricordi.
Elena Orlando
Recensione a Terramarina di Tea Ranno, Mondadori, 2020, pagg. 288, euro 18.50.