Una bottiglia di whiskey, fluoxetina e un letto d’amore: sembra una canzone di Bruce Springsteen, ma sono le liriche di Patrizia Cavalli ovvero la più importante “poeta” italiana vivente, nome con cui Elsa Morante la battezzò e di cui lei rifiuta di spogliarsi.
Le tematiche non saranno strane o nuove per chi conosca già le sue poesie: è il ritorno di una persona letteraria calma e vibrante, illusa e disillusa al tempo stesso, che pare intessa la vita nel momento in cui accade. Ciò che la nebbia di Orvieto o l’azzurro di un cielo autunnale innescano è una catena di pensieri, nuovi ma eterni.
L’ultima raccolta poetica di Patrizia Cavalli si intitola Vita meravigliosa ed è uscita per i tipi di Einaudi: una collezione di quasi cento, piccole e piccolissime liriche, che raccoglie spunti di vita quotidiana e sensazioni familiari, con un costante pensiero rivolto alla morte. Alla fine di ogni cosa, infatti, ricompare in veste di termine e parametro della vita; donna, come le anonime amanti della stessa poeta.
Insieme al corpo muore tutto l’essere, di questo Cavalli è certa. Il suo spirito ha patito la malattia, così come le sue membra, e ora entrambe accusano la vecchiaia, che sembra volersi prendere ogni cosa: i ricordi, la facilità delle cose. Persino l’amore, che lei dice di volere e non volere a un tempo.
L’essere umana è “una condanna”, come reca nel titolo uno dei sei capitoli in cui è divisa la raccolta. Certo, il pensiero della fine non è mai abbastanza paralizzante da privare la poeta della brillantezza di spirito, dalla musicalità del verso che contraddistingue una poesia da leggere ad alta voce: come schiocchi nel silenzio, i suoi versi risuonano e sbalordiscono nella loro apparente semplicità, nei loro echi sonori e spirituali.
Ogni cosa è filtrata dai suoi occhi. Cavalli non può parlare che di ciò che vede e sente, della “chiara confusione” in cui si trova, e in cui forse ci ritroviamo tutti.
Ancora una volta è il volto di Elsa Morante a comparire tra le pagine, tra le visioni della memoria. Una apparizione tutta terrena, che schiude le porte del Paradiso alla poeta, mettendola a parte delle conoscenze e della fama, di cui lei non osa chiedersi se sia degna.
Il conflitto interiore, quel dibattimento mentale che l’autrice testimonia una volta in più rispetto al passato, vive anche di questo, del contrasto tra la voglia di cose semplici, l’autunno e la Pasqua, e l’anelito a sublimarsi in pensiero e vivere di quest’aria. Ed ecco che, mentre ci si libra e si lascia spaziare la mente, il gesto stesso del narrare e del leggere riporta entro i confini materiali del corpo le sue gioie e le sue sciagure.
In uguale misura, la sua raccolta lirica è altalenante, a tratti quasi piana e di colpo sagace e cristallina: come intimamente rivelatoria.
Giulia Giaume
Recensione al libro Vita meravigliosa, di Patrizia Cavalli, Einaudi 2020, pagg. 114, € 11