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Antonello Saiz racconta “Gli onorevoli duellanti ovvero il mistero della vedova Siemens” di Giorgio Dell’Arti

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«Quelli del “Giornale d’Italia” pescarono la vedova Siemens a Berlino. Di fronte al cronista, quasi singhiozzava. “Dovrei smentire tutto, tutto! Tutto quello che si è detto sul conto mio in quest’aggressione contro una povera donna sola non è che un tessuto di menzogne dalla prima all’ultima parola. Ma io non voglio in questo momento dare esca al fuoco con qualche dichiarazione…»

Giorgio Dell’Arti,​ Gli onorevoli duellanti ovvero il mistero della vedova Siemens,​ La Nave di Teseo, 2020

Abbiamo deciso di aprire dicembre e gli incontri del Venerdì sera su Book Advisor con lo scrittore​ e giornalista Giorgio Dell’Arti per raccontare l’ultimo suo lavoro,​ Gli onorevoli duellanti ovvero il mistero della vedova Siemens, edito da La Nave di Teseo nella collana “Oceani”.

Romanzo tra storia e humor questa cronaca in giallo, questa avvincente spy story. Un vero e proprio romanzo di ambientazione storica fra intrighi, sospetti, pettegolezzi, gelosie e duelli nell’Italia di età giolittiana.

Giorgio Dell’Arti, per i pochi che non lo conoscono, è giornalista, scrittore, conduttore radiofonico, fondatore e direttore del quotidiano Anteprima,​ ha fondato​ “Il Venerdì”, supplemento settimanale de La Repubblica, oltre ad aver collaborato con i più grandi settimanali e quotidiani. Ha esordito con il romanzo Il giorno prima del ’68, ha scritto ben due biografie su Cavour, manipolato Note azzurre di Carlo Dossi (Corruzioni), raccontato i miti greci tutti di seguito, come fossero un unico romanzo in Bibbia pagana.

La genesi de Gli onorevoli duellanti, scaturisce dall’essersi imbattuto in una storia pazzesca appresa leggendo un articolo del Corriere Della Sera del 1910, poi pubblicato su Anteprima. Nell’articolo, un anonimo cronista narrava di un duello tra un onorevole e un senatore. Il racconto si rivelava avvincente, al punto che tutti chiedevano di indagare sulla vicenda e di approfondire.

Si parte dalla morte di una figura estremamente importante​ nella storia militare italiana. A Roma, nel gennaio del 1909, si svolgono i funerali di Tancredi Saletta. Saletta è il comandante della spedizione in Africa orientale nel 1885 poi nominato Capo di Stato Maggiore dell’esercito, carica che mantiene fino al 1908 quando si ritira dalla vita militare per essere eletto senatore. Siamo in piena età giolittiana e già nel 1882 era stato stipulato quel patto militare tra gli imperi di Germania, Austria-Ungheria e Regno d’Italia, passato alla storia come Triplice Alleanza.

Proprio durante il corteo funebre,​ mentre tutti procedono lenti e col cappello in mano, pare che risultasse impossibile non gettare lo sguardo su una giovane dama bruna, attraente e singhiozzante, che seguiva il feretro di questo militare di alto rango. Si scopre nei giorni successivi che quella signora è l’esecutore testamentario e che non ha nessun grado di parentela col generale. Viene così alla luce la relazione del defunto con questa giovane, bella e ricca, vedova dell’erede del colosso tedesco Siemens, Eleonora Füssli, detta Nora tra gli intimi.

Scoppia un caso nei i salotti alla moda e si comincia a vociferava che la signora intrattenga relazioni enigmatiche e possa essere la presunta amante di alcuni tra i più significativi rappresentanti dell’esercito italiano. Nora porta un cognome ingombrante perché i Siemens, all’epoca, esportano in tutto il mondo telegrafi e impianti elettrici. Inoltre il fatto che sia tedesca, diffonde il sospetto che possa essere una spia. Nora ha un appartamento all’interno di Palazzo Barberini, sede di importanti uffici di rappresentanza militare, e in breve il suo salotto diventa il fulcro della vita mondana capitolina. Tra senatori, cardinali e ambasciatori, fanno scandalo i suoi rapporti con Luigi Fecia di Cossato, generale e senatore, e con il generale Pollio, successore di Saletta.

Sui giornali, la vedova ormai è additata come una spia austro-tedesca, che approfitta della sua avvenenza per carpire segreti e informazioni da attempati generali. Viene aperta una interrogazione parlamentare per verificare se le informazioni sensibili del Regno siano state al sicuro. Tra i principali promotori troviamo l’Onorevole Eugenio Chiesa, milanese, repubblicano, filo-francese e fortemente avverso all’alleanza con Austria e Germania, con una manifesta antipatia per gli apparati militari e le spese crescenti per sostenere l’esercito.

Chiesa, nota testa calda, approfitta del caso della vedova Siemens per attaccare un mondo che detesta. Il governo si rifiuta di rispondere durante la sessione in aula e questo fa deflagrare la tensione. Chiesa, esagitato, arriva a offendere l’onore di diverse persone e viene sfidato a duello ben cinque volte anche dal figlio e dal nipote della duchessa Eugenia Litta, nobildonna, benefattrice e riconosciuta amante del re Umberto. Apprendiamo che in questa Italia giolittiana, l’onore dei parlamentari viene ancora salvaguardato da spade e pistole. È un attimo e, se anche un banale pettegolezzo viene a macchiare l’onore personale, ci si sfida a duello. Ricordiamo che il suffragio universale maschile viene approvato solo nel 1912 e che il voto erano riservato ai maschi che sapevano leggere e scrivere o che avessero pagato almeno 19,80​ lire​ di imposte annue. Si intuisce come il Parlamento dell’epoca fosse fortemente rappresentato da nobili con un codice cavalleresco ben caricato nei geni.

Tutta questa buffa vicenda viene documentata meticolosamente dai reportage di una penna nobile del giornalismo italiano, Guelfo Civinini. Storico inviato di guerra del Corriere della Sera di Luigi Albertini, direttore dal 1900 al 1921 che portò il quotidiano di via Solferino al prestigioso di cui ancora gode, Civinini va ricordato anche per le sue tante opere narrative (aveva esordito partecipando con una novella a un concorso dove i giurati erano niente poco di meno che Giovanni Verga, Federico De Roberto e Luigi Capuana) e per aver scritto il libretto de La Fanciulla del West di Puccini.

Giorgio Dell’Arti accanto a intrighi di ricche vedove ereditiere, a misteri di attempati e vivaci militari e a contrapposizioni di parlamentari dell’Italia di inizi Novecento, mescola le fonti documentali del Corriere della Sera, i resoconti parlamentari pubblicati in Gazzetta Ufficiale, lettere e fotografie. In questo modo viene ricomposta l’intera vicenda della vedova Siemens e, con una scelta narrativa precisa e un linguaggio simile a quello dell’epoca, si scatta una nitida fotografia dei tempi.

Ne vien fuori una storia tragicomica, che pare presa da un libro di fantasia sullo spionaggio e che, invece, è incredibilmente autentica. L’eccellente cronista e il bravo narratore, con il linguaggio giusto e l’aiuto di situazioni assurde, riescono a generare un umorismo involontario degno della migliore commedia teatrale. Esilaranti le descrizioni relativa alla preparazione dei duelli e lo svolgersi e l’esito di essi.

Da questa vicenda realmente accaduta e che imperversò sulle cronache italiane tra il 1909 e il 1910, impariamo tanti difetti del mondo parlamentare dell’epoca e come i duelli e il confronto fisico tra parlamentari fossero molto diffusi e tollerati. Nei corridoi di Montecitorio assistiamo a vere e proprie zuffe e scazzottate fra gentiluomini degne delle peggiori osterie.

Il libro segue questa vicenda misteriosa fin dall’inizio e, con tono leggero e umorismo sottile, ci vengono fornite anche informazioni sui fatti immediatamente successivi, con una breve cronaca della vita dei protagonisti oltre a un preciso excursus sulla storia dei duelli. Nonostante fossero un reato, scopriamo che da noi i duelli erano una consuetudine e il codice cavalleresco rispettatissimo nei cavilli, mentre gli altri paesi europei avevano cercato di evitarli da tempo.

Un racconto delizioso e garbato di quei ruggenti anni Dieci, tra sciabole e sospetti e contrasti a Montecitorio, fra intrighi e pettegolezzi, fra generali e duchesse e vedove allegre (e forse anche spie!). Un bel racconto che suscita interesse e innesca curiosità e voglia di approfondire.

Antonello Saiz

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