Mi viene in mente la lettera che Casanova scrisse e non spedì al maggiordomo presso il castello di Dux del conte di Waldstein: l’orrendo signor Faulkircher.
Casanova è in esilio volontario a Dux, Boemia, egli aveva conosciuto Rousseau e Voltaire, aveva viaggiato in lungo e in largo sulla terra straniera e sui libri, gli unici amici, e ora si trova caduto in disgrazia a questionare con Faulkircher. Giacomo è allo stremo delle forze, fa il bibliotecario a Dux, dove il volgare Faulkircher, di una cattiveria furba e insopportabile, fa il maggiordomo. Casanova non ha più la forza di replicare alle angherie di Faulkircher, comunque l’offesa maggiore dell’orrendo maggiordomo consiste nel costringerlo a dire e pensare ciò che non dovrebbe dire e pensare. Il male trova veicolo nel bene, si sa, anche senza aver studiato Tommaso d’Aquino. Giacomo scriverà allora la lettera che non spedì dove denuncerà:
«la possibilità di farmi degli sgarbi degni della vostra nobile anima, sia direttamente e sia indirettamente, perché, asino, voi amate ricoprirvi della pelle del leone per sembrare animale differente dalla vostra vera natura. Disgraziatamente per voi, le orecchie spuntano dovunque, cade la maschera e la verità vi mostra nella vostra laida turpitudine. Vi ho conosciuto sempre come animale della vostra specie: falso, simulatore, con pretese di spirito, malgrado la vostra profonda ignoranza».