Al calar del sole del 22 dicembre, Castel dell’Ovo si illuminò e una mano uscì dal mare per salutare i suoi figli. Disegnò per loro sui muri del castello come se fosse un telo bianco, con dei colori primari, accesi, con linee semplici e antiche, di modo che tutti potessero capire e ricevere il suo abbraccio, respirare il suo amore e la sua potenza, perché l’allegria non li abbandonasse in quest’anno nuovo.
La musica avvolgeva e accompagnava, spingeva i colori e le linee percorrendo senza parole tutti i tempi che attraversano questa terra. Compariva sul Castello il disegno del Vesuvio, che gravido di fuoco e di vita urgente si moltiplicava in due, quattro, venti vulcani e il fuoco si arrampicava su per tutte le bocche, piccole e grandi, dalle più profonde, e in aria si incendiava di mille colori.
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Una bambina piccola passeggia di sera sul lungomare con i suoi genitori quando il Castello s’illumina. Si fermano a guardare, ipnotizzati. La bambina si avvicina al signore alto alto e gli chiede «Cos’è questa magia?».
Il signore alto alto è l’artista visivo napoletano Franz Cerami e questa è la magia che lui sa creare.
Artista riconosciuto a livello internazionale per la sua ricerca narrativa attraverso i linguaggi digitali, Franz Cerami è stato da poco nominato Ambasciatore del Design italiano nel mondo.
Nostalgico del futuro coniuga passato e presente con genio e libertà, dipingendo con grafite, olio e luci. Analogico e digitale si mescolano nelle sue opere spregiudicatamente, facendo dialogare la pittura tradizionale con i graffiti. Racconta così l’anima delle feste, la loro felicità disperata, quello che hanno di sacro, di necessario e di triste nel cuore dei popoli.
Questo progetto, concepito da un’antica azienda produttrice di pasta, con il patrocinio del Comune di Napoli e la collaborazione dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, ha voluto rendere omaggio alla città partenopea attraverso la manifestazione Scaramantica.
«Voiello mi ha dato tutta la libertà per lavorare dentro un perimetro necessario che era Napoli – la pasta – Voiello. Questa libertà assoluta mi ha permesso di pensare con forza la città» ci racconta Cerami. «Napoli» aggiunge, «è un grande luogo d’amore, d’incontro e di luce. È lì che risiede la sua potenza e questo ho voluto raccontare.»
Le installazioni sono quattro: Magica I, Magica II, Lumina e Fire dove Cerami, «artista raffinato e osservatore accorto del proprio tempo», scrive la storica dell’arte e curatrice Dominique Lora, «applica in maniera elegante e innovativa la tecnologia di avanguardia al fare artistico tradizionale per produrre narrazioni visive in movimento».
Perché il nome Magica?
«Cercando il nome ho fatto una lista di parole importanti. C’erano Sirena, Partenope, Virgilio, Vesuvio, uovo, fuoco, sopra e sotto, San Gennaro, la vita e la morte» racconta Cerami. «Ma sopra tutte ce n’era una: Magia. Tiene insieme tutte le cose, fa incontrare le persone, disegnare le figure, accende le luci. Quindi Magica, come questa città, caleidoscopio dove convivono in armonia le realtà più dissimili.»
Napoli ne sa quanto gli anziani e vibra come la gioventù. È madre e padre, pazza e bellissima, amante di fuoco, segno indelebile. È impossibile guardarla indifferenti, sa parlare di amore e di tragedia, sa fare felici i vivi e sa onorare i morti, vive ai piedi di un vulcano che la protegge e la minaccia, che è la sua potenza e la sua fragilità, bocca che feconda e divora.
Napoli racconta, canta, grida, insulta, mente e seduce, ama, cucina e implora. Spera. Ride con la bocca aperta e offre tutti i denti e la sua lingua di fuoco al sole che la illumina. Napoli è Sirena Partenope, che le dà la vita e muore ai suoi piedi, è mistero nascosto tra le mura di un castello in riva al mare, è paganesimo e religione, dare del tu a San Gennaro, chiedergli il miracolo e rimproverarlo se non lo dà.
Franz Cerami la percorre intera con le sue luci: San Gennaro, Sirena Partenope, le capuzzelle, il Vesuvio, l’uovo di Virgilio mago, simbolo pulsante e vivo della fecondità e vitalità di questa terra, la spiga di grano come un raggio dorato che calma la fame di questo popolo vivo, il suo desiderio per quanto gli manca. L’artista riprende anche la figura del 700 dei mangiamaccheroni, che nell’opera si baciano uniti dalla pasta.
Oltre alle tavole in olio e grafite e ai disegni in formato digitale, di ogni installazione l’artista conserva uno sketch book. Lì ci sono le idee, le immagini originarie, i bozzetti colorati di quanto poi si è evoluto nei disegni finali delle opere che formano l’installazione. Un quaderno, come un catalogo fatto a mano di piccole opere d’arte che in seguito diventano giganti e prendono vita nella proiezione.
Napoli è una stella fugace nel mondo durante la notte di capodanno, quando infinità di fuochi d’artificio scoppiano nel cielo. Franz Cerami è un bambino che guarda i fuochi dietro i vetri, guarda i disegni che la luce crea nel cielo blu sopra il mare, sopra il vulcano, e imita i suoni degli scoppi con la voce. Maestri di fuoco sono, per Cerami, sua madre e suo padre che gli hanno trasmesso il senso profondo delle feste.
Tutto questo prende vita, suono e colore in Fire. L’installazione esplode sui muri del Castello e pulsa al ritmo del battito di un cuore emozionato, mescolato dal musicista Claudio del Proposto con la voce di Cerami che imita i botti e inserito all’interno di una musica originale.
Il risultato finale dell’installazione si è potuto realizzare anche grazie al lavoro di Flavio Urbinati, assistente al videomapping, e di Emanuele Ascione, assistente alla post-produzione.
Napoli non perdona. Città del colore e della furia non concede indulgenze a chi non la rappresenta, per quanto possa essere “scarrafone suo”. Questo dà ancora più valore alla straordinaria ripercussione che l’opera ha avuto sui social network.
L’abbraccio della città a quest’opera d’arte pubblica, indica che l’artista ha saputo leggere il suo tempo e raccontare i simboli e i feticci della sua città. Lo dice l’emozione di coloro che guardano incantati la mano del Mago della Luce, anima della città, che dipinge sul Castello, in questo tempo difficile, un vulcano che ruggisce in mille colori annichilendo con irriverenza la paura.
Il signore alto alto si mette in ginocchio accanto alla bambina e facendole vedere i suoi disegni sull’ipad le dice «Questi sono i miei disegni che sto proiettando sul Castello». La bambina sorride, gli porge il sacchetto che tiene tra le mani e gli dice «E questi sono i miei giochi».
Mercedes Viola