Alla base di Io sono Gesù, il nuovo romanzo di Giosuè Calaciura edito da Sellerio, c’è una idea tanto semplice quanto suggestiva: Gesù non sa, né sospetta, di essere il figlio di Dio.
È un uomo come gli altri e, da uomo come gli altri, sperimenta su di sé la vita. Forse solo Maria, sua madre, sa chi è davvero, però non possiamo esserne certi, il romanzo non lo dice mai esplicitamente. È possibile rintracciare questa ipotesi in certi silenzi, in certe lacune che Gesù avverte nel proprio passato, ma che Maria si rifiuta di colmare.
E dunque, chi è il Gesù del romanzo di Calaciura? È un uomo di trent’anni che si guarda indietro e racconta la propria storia. Il romanzo si concentra su di un lasso di tempo di cui le Scritture non danno conto. Difatti, della vita di Gesù tra i dodici e i trent’anni nulla viene detto se non per pochi, vaghissimi cenni.
Il libro si presenta nettamente spartito in due parti.
La prima è quella, per così dire, dell’avventura. Gesù è un adolescente inquieto, addolorato dall’abbandono del padre – Giuseppe un giorno se ne va, senza spiegazioni. Deciso a ritrovarlo, il giovane si allontana da casa, fugge inseguendo tracce che si fanno via via più labili.
È un viaggio di iniziazione alla vita, il suo: lo vedremo saltimbanco in un circo, imbonitore di folle, ladro. Farà esperienza dei primi turbamenti amorosi, delle ingiustizie e della violenza del mondo che lo circondano, e ne uscirà ammaccato.
Nella seconda parte lo troviamo ormai uomo fatto, rientrato a Nazaret, taciturno e amareggiato, ferito dalla vita. Si può dirlo quasi un apprendistato al tradimento, quello del Gesù di Calaciura, vittima adesso di un doppio abbandono: non solo quello del padre, ma anche quello della donna amata.
Romanzo denso di eventi, Io sono Gesù, che al gusto per l’affabulazione unisce una grande cura della lingua. Ma ciò che veramente colpisce è il senso di continuo straniamento che la narrazione produce. Questo perché se da una parte, come detto, il testo è un’immaginazione su qualcosa che sta fuori dal racconto canonico, dall’altra l’autore dissemina qui e là suggestioni dai Vangeli in un contesto nuovo.
Barabba, Lazzaro, Giovanni il Battista, Giuda, Maria, Marta sono tutti nomi che nel lettore risuonano con forza, quasi inaspettati in un racconto che li trova diversi dal ruolo che il Vangelo ha dato a ognuno. Stesso discorso vale per alcuni passaggi, come la camminata sulle acque, che qui avviene in un sogno, o semplicemente la frase «Padre mio, perché mi hai abbandonato?», che qui si carica di un significato radicalmente diverso, molto più terreno.
Come detto prima, nella vita di Gesù così come raccontata nelle Scritture c’è un vuoto. Dunque Io sono Gesù è il tentativo di riempire questo vuoto e, allo stesso tempo, di reinventare una storia che è patrimonio collettivo.
Può essere amata, odiata, abbracciata o rifiutata, poco importa: è una storia nostra, ci siamo cresciuti, l’abbiamo sentita e letta e guardata un’infinità di volte.
Calaciura ce ne offre una versione nuova, profondamente umana, bellissima.
Edoardo Zambelli
Recensione del libro Io sono Gesù di Giosuè Calaciura, Sellerio 2021, pagg. 288, € 16