Gianrico Carofiglio con la Disciplina di Penelope, edito da Mondadori, torna al Giallo, immerge il lettore nei meandri delle inchieste giudiziarie che lui stesso ha conosciuto durante gli anni in cui ha esercitato la funzione di pubblico ministero, rinvanga con questo romanzo tecniche investigative, pedinamenti, confidenze, risultati autoptici, esami del dna, intercettazioni ambientali, il tutto condotto da un ex pubblico ministero, una donna, dimessasi dall’incarico per ragioni che non verranno mai specificate, ma la cui competenza investigativa, l’acume logico deduttivo, la spietatezza tattica verranno rimesse alla prova quando un cronista di nera, suo amico, la coinvolgerà in una inchiesta di omicidio (una donna uccisa con un colpo di pistola alla testa, probabile rapina) che verrà presto archiviata, per mancanza di prove, un’archiviazione che però ha lasciato ampi dubbi sulla colpevolezza del marito e sarà proprio il marito a voler la riapertura delle indagini per scoprire l’assassino e per togliere ogni dubbio sul proprio coinvolgimento.
L’inizio traccia di Penelope, l’ex giudice, un quadro desolante di solitudine, si sveglia nella casa di un uomo che appena conosce e col quale ha passato una notte di improbabile passione, sgattaiola fuori dall’appartamento senza neanche salutarlo, per immergersi nel grigiore dell’autunno milanese. Ogni giorno si allena correndo, ma ha una predisposizione al bere. Su sollecitazione di un suo amico cronista di nera accetta di incontrare l’uomo indagato per l’omicidio della moglie, l’uomo le appare amareggiato dai terribili sospetti forniti sul suo conto nel decreto di archiviazione. la donna, dopo qualche giorno di ponderazione, accetta l’incarico.
Prende avvio così un’investigazione in piena regola, in cui Penelope rivitalizza i suoi contatti istituzionali di un tempo, otterrà sottobanco ogni elemento di prova raccolto durante le indagini, chiederà ulteriori supplementi investigativi, mettendo assieme i fili di una possibile narrazione attorno alla figura certo controversa della vittima, moglie ambiziosa e scontenta del marito, madre mediocre, Penelope ascolterà i testimoni escussi durante le indagini, ne sentirà di nuovi, il tutto per rintracciare il movente, un movente del tutto indistinto di un delitto il cui unico sbocco logico sembrerebbe essere quello del femminicidio ad opera del marito appunto, un uomo certamente affranto dall’acrimonia quotidiana della moglie, dai suoi tradimenti.
Il passaggio saliente di ogni ermeneutica dei fatti consiste anzitutto nel fornire le parole adeguate della loro descrizione, costruire un vocabolario preciso che immetta lungo un percorso logico deduttivo dal quale possa emergere la vita della vittima, le sue relazioni, le sue paure, più di tutto le sue zone d’ombra, ma perché questo percorso sia intrapreso sarà allora necessario non farsi incasellare da quanto si dà per scontato, dal cliché con cui guardiamo ai fatti, dai dicta più facili da congetturare, perché “due terzi di quello che vedi è dietro i tuoi occhi”
Libro nel complesso godibile, quasi minimalista, con inserti psicoanalitici mai estenuanti, con un epilogo a sorpresa, una prova risolutiva non più consistente di mezzo millimetro ma dal cui esito al microscopio si inscenerà tutt’altra storia, una storia che non poteva immaginarsi.
Gianrico Carofiglio, La Disciplina di Penelope, Mondadori, 2021, 185 pag. 23,50 €