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Streghe di Brenda Lozano

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Erano le sei del pomeriggio quando Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma. Non ricordo mai le ore, non ricordo gli anni, non so quando sono nata perché sono nata così come nasce la collina, ci provi a chiedere alla collina quando è nata, però so che erano le sei quando Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma mentre si preparava per uscire, l’ho vista nella stanza, ho visto il suo corpo sul pavimento con i brillantini degli occhi tutti sparsi sulle mani e nello specchio sembravano in due e tutte e due avevano i brillantini sulle mani come se si fosse appena messa i brillantini sugli occhi, come se Paloma potesse alzarsi da un momento all’altro per mettere i brillantini
anche a me.

Streghe, Brenda Lozano, Alter Ego Edizioni 2021.

Domenica 23 maggio, in diretta sulla pagina Facebook della casa editrice Alter Ego Edizioni, insieme all’editore Luca Verduchi e all’ufficio stampa Erika Repetto abbiamo raccontato il romanzo “Streghe” della scrittrice Brenda Lozano, arrivato pochi giorni prima in libreria. Alter Ego, fondata nel 2012 a Viterbo da Danilo Bultrini e Luca Verduchi, è una casa editrice indipendente specializzata nella pubblicazione di narrativa italiana e solo dallo scorso autunno si è aperta alla narrativa straniera con la pubblicazione di “Le città di carta” di Dominique Fortier.

Dopo mesi di duro lavoro Giulia Zavagna con la sua straordinaria traduzione ha contribuito a rendere indimenticabile un romanzo già di per sé suggestivo. Quarto titolo straniero della collana Specchi, ” Streghe” racconta di femminismo, tradizioni, guarigioni, violenza e identità di genere in una maniera veramente ammaliante e innovativa grazie alla penna di questa giovane autrice messicana al suo esordio in Italia ma già inserita nella prestigiosa lista Bogotà39 che comprende i più talentuosi scrittori under 40 dell’America Latina.

Siamo nella milpa tra San Felipe e San Juan de los Lagos, in quella regione del Messico meridionale in prossimità dell’istmo di Tehuantepec che corrisponde allo stato di Oaxanca. In questo Messico rurale e ancestrale lo spagnolo è la lingua franca ma ricordiamo che siamo pure nello stato con maggiori diversità linguistiche presenti. Sono tante, in questa zona, le famiglie di lingue native, le cosiddette lingue otomangue, tra cui lo zapoteco e, per molte di queste lingue, sono, ormai, poche decine i parlanti e di conseguenza minacciate di estinzione. Tra i colori e i profumi di questa terra remota Brenda Lozano trascina il lettore con l’arrivo di una giovane giornalista da Città del Messico. il suo nome è Zoè ed è in questa zona del Messico che conosce la vecchia Feliciana mentre indaga sull’omicidio della cugina Paloma, nata uomo e di nome Gaspar, e assassinata perché muxe. I muxe, all’interno della cultura zapoteca, soprattutto nei villaggi periferici, sono molto rispettati e si tratta persone di genere maschile che rivendicano un diverso genere e sebbene adottino spesso abiti e ruoli femminili in ognuno di loro prevale la decisione soggettiva di come rappresentarsi. Sono dediti a lavori femminili come il ricamo o la decorazione di altari casalinghi ma molto più spesso compiono lavori prettamente maschili. In questa zona specifica c’è meno ostilità verso i muxe rispetto all’omofobia prevenuta e alle discriminazioni che omosessuali e donne trans devono affrontare altrove. Da studi antropologici approfonditi si apprende che questo sistema a tre generi precede la colonizzazione spagnola mentre il vestirsi in abiti femminili è un fenomeno abbastanza recente che si fa risalire agli anni cinquanta del novecento (anche se bisogna precisare che gli atteggiamenti omofobici erano già stati introdotti con l’arrivo del cattolicesimo coloniale). Appartenenti a classi meno agiate, i muxe sono tradizionalmente considerati portatori di buona fortuna, anzi una vera e propria benedizione per le famiglie, perchè si dice che essi siano al mondo per accudire i parenti anziani.

Con l’uccisione di Paloma si apre il libro e si affronta di petto il tema della discriminazione ma solo nel finale verrà, poi, svelato il vero motivo del suo assassinio, attraverso una delle tante visioni di Feliciana. Per andare con gli uomini Paloma aveva rinunciato ai suoi poteri curativi ed era stata proprio lei a insegnare alla cugina tutto ciò che sapeva sulla curandería e sul Linguaggio. In questo modo Feliciana, inconsapevolmente, era diventata la guaritrice più leggendaria dell’intero Messico al punto che le sue arti curative erano diventate un’attrazione per scrittori, registi e banchieri milionari da ogni parte del mondo. Feliciana è una anziana donna, alta poco più che un metro e cinquanta, che rimasta vedova giovane e con a carico sua sorella Francisca e i tre figli, Aniceta, Apolonia e Aparicio, diventa curandera  e sciamana del Linguaggio. Già da bambina aveva avuto delle prime intuizioni ma poi era stato suo padre Felisberto, anche lui curandero, poco prima di morire a insegnarle l’arte di riconoscere i funghi curativi. Saranno gli insegnamenti di Paloma a condurla nelle sue veglie e cerimonie ad adoperare le parole per curare non solo i mali fisici dei suoi pazienti ma pure quelli dell’anima profonda, soprattutto dopo aver ricevuto, in un’ altra visione, dagli uomini della famiglia il dono del Linguaggio e del Libro. Prima di raccontare la propria storia e il proprio passato, però, Feliciana vuole ascoltare il racconto di vita di Zoé. Tra Feliciana e Zoé, donne diverse per età, origini e scelte di vita, si instaura , così, un dialogo molto intimo e personale. A capitoli alternati, da una parte Feliciana racconta il profondo legame con Paloma, l’infanzia povera, le violenze subite dal marito Nicador, la malattia sua e quella di sua sorella,  dall’altra Zoè parla della madre, del rapporto con il padre prematuramente scomparso e di sua sorella minore Leandra. Due vite e due mondi distanti anni luce che si incontrano e si confrontano. Due donne che si raccontano e si scoprono sorelle. In questa nuova sorellanza non gridata, ma sussurrata, si scoprono motori ciascuna del proprio destino. Donne che si riconoscono per darsi respiro e guarire le ferite inferte dalla vita ma anche per sciogliere assieme nodi irrisolti. Dal dialogo e dal racconto sembrano trovare ognuna la propria strada nell’imparare che sopra ogni altra cosa dentro ogni donna c’è la forza per emergere, per manifestarsi, per amarsi e lasciarsi amare, ma soprattutto per salvarsi. Nel territorio sofferto delle proprie esistenze sembra rifiorire un nuovo femminismo fatto di parole e di reazione ai soprusi. Un racconto che è un viaggio nella storia magica di un paese come il Messico, questo libro, ma anche un viaggio dentro di sè e con l’utilizzo di una scrittura magica, come la cura che Feliciana apporta agli uomini. Scrittura magica e delicata, fatta di uno stile colloquiale e con poca punteggiatura e l’utilizzo di tanti vocaboli in lingua originale. Scrittura che è discorso diretto ricco di espressioni che tornano ciclicamente e diventano preghiera, nenia, formula magica come quell’altro Linguaggio, adoperato dalla guaritrice, che trasforma e rivela verità nascoste mentre cura. Il contatto con la terra che ci ospita, con le coltivazioni di milpa di questi campi seminati, nel caso specifico, e il rispetto delle forze della natura e di tutte le forme di vita in essa presenti e, poi, soprattutto quel linguaggio che salva, cura, lenisce portano, così, anche Zoè verso un cammino di risveglio e consapevolezza. Dal racconto fatto a Feliciana, anche Zoè impara a conoscere i propri limiti e a portare a galla quelle sue personali paure oltre che a riscoprire l’essenza vera della vita e delle cose importanti. Un cammino di conoscenza che viene intrapreso anche da chi legge gli insegnamenti di Feliciana e, gioco forza, comprende che imparare ad amare sè stessi conduce sempre ad amare coloro che si incontrano sul proprio cammino e a capire che niente e nessuno potrà mai condizionare la propria felicità. Nel leggere di Feliciana che cura e non è interessata nè al successo nè al denaro si intuisce che avere cura significa soprattutto mantenere salda la presenza e la lucidità, anche nelle difficoltà.

Leggere ‘Streghe’ di Brenda Lozano ci immerge tra vecchie memorie e antichi costumi ma soprattutto dalla lettura viene regalata al lettore una piccola speranza, quella di una umanità che può ancora salvarsi. Ma viene regalata al lettore anche un piccolo insegnamento, vale a dire che la forza interiore di ognuno di noi è sempre più forte di ogni condizionamento.

Antonello Saiz 


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