Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Nero Chiaro Quasi Bianco. Intervista a Pippo Zarrella

Home / Gianluca Garrapa / Nero Chiaro Quasi Bianco. Intervista a Pippo Zarrella

Nero Chiaro Quasi Bianco è il nuovo romanzo di Pippo Zarrella, pubblicato nel 2021 da Neo edizioni nella collana Dry, che racconta la storia dell’avvocato Oreste Ferrajoli, “un personaggio avido, disincantato, appassionato di insetti e truffatore, per di più napoletano […] che si muove in una scrittura acida, corrosiva e divertentissima”, per riprendere le parole dello scrittore Maurizio de Giovanni. Interessanti sono i velati riferimenti all’immaginario di Kafka, al rapporto allucinatorio, traumatico con gli insetti. Quasi una metafora della condizione umana. Il romanzo narra anche quell’Italia un po’ furbetta e scaltra che poi deve fare i conti con le proprie stesse furberie malriuscite. Ed è pure un romanzo di solitudini e tradimenti, di fragilità e soprusi, in un paesaggio mediterraneo e urbano egregiamente descritto in cui si alternano, tra momenti di intimità e scene pulp, personaggi riusciti e credibili. La scrittura veloce, il ritmo incalzante e il finale alla Pirandello chiudono circolarmente un ritratto tragicomico della contemporaneità in modo del tutto inaspettato.

«Ero un avvocato rampante, affamato di clienti, soldi e carriera. Come ora, d’altronde.» Nella vita reale anche tu sei un avvocato, ci racconti come è nato questo romanzo e in che misura hai preso spunto dall’ambiente in cui lavori?

I Tribunali sono terreno fertile sui quali fiorisce un ventaglio policromo di umanità differenti. Se spostiamo lo sguardo dagli articoli del codice di diritto sostanziale o procedurale, si tocca con mano la vita della gente, le loro paure, le loro frustrazioni, i loro pensieri. È evidente però che tutto ciò che è narrato è portato su livelli estremi, che rasentano il grottesco. Anche se apostrofando l’intro di una grande opera cinematografica – Le mani sulla città di Francesco Rosi che narra della corruzione del boom economico: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce”. Il mondo dell’avvocatura, le sue dinamiche fragili e la vita dei Tribunali, hanno sicuramente contribuito a rendere credibile l’avv. Oreste Ferrajoli. Gli avvocati (quelli veri) dal un lato devono prendere le distanze dall’avv. Ferrajoli e dall’altro possono utilizzarlo come modello di ispirazione come il negativo di una foto. Tutto quello che è l’avv. Oreste Ferrajoli, non devo essere io.

«Nel mondo degli insetti l’arco temporale compreso tra una muta e l’altra, è definito età. Questa mattina, la mia cicala Purana tigrina del Sud-est Asiatico, è diventata grande: ha compiuto la muta, passando da larva a neanide.» Il protagonista del romanzo ha una passione morbosa per gli insetti. In alcune scene gli animaletti allucinano la realtà. Mi fa pensare a quel racconto di Gogol, Memorie di un pazzo, in cui il protagonista sente due cani parlare tra loro, ma soprattutto all’immaginario di Kafka. L’insetto è metaforico, e la passione per l’entomologia di Oreste Ferrajoli un sintomo della sua scellerata vita: ce ne parli?

Sono un appassionato fin da piccolo del mondo degli insetti, ho letto tanto sul loro mondo. Ho sempre pensato che sotto il profilo comportamentale e naturale le persone a seconda delle circostanze si comportano senza saperlo come gli insetti in natura. Più che uno specchio confessorio, gli insetti, con la loro parlata napoletana sono la coscienza parlante del protagonista, la parte sana dell’avvocato Oreste Ferrajoli. Nella Metamorfosi di Kafka si assiste ad un’allegoria dell’alienazione dell’uomo moderno all’interno della società nella quale vive e nella sua stessa famiglia. Oreste Ferrajoli invece è parte di quella società e non cerca un’alienazione, un distacco, una catarsi, la società, la famiglia, gli amici sono lui e lui è quella stessa società di cui sono i suoi insetti riescono a prendere le distanze.

«Dalle sedute basse in faggio si gode di un panorama che si apre sulle forme vulcaniche di capo Miseno e dei Campi Flegrei, fusi insieme dall’umidità che sale dal mare. La luna che si specchia nel golfo è una visione esclusiva per pochi, proprio come il dopo serata.» Gli ambienti che descrivi sono luoghi reali che probabilmente conosci di persona: come cambia un paesaggio quando viene ripreso sulla pagina scritta?

Il paesaggio cambia nel modo che decide l’autore: è come inserire i paraocchi al lettore, obbligato a vedere la “selezione” fatta dall’autore stesso. I luoghi assumono i rumori, le luci e i profumi che sente chi scrive i quali uniti alle sensazioni e alle esperienze di chi legge mutano in qualcosa di unico.

«Dimitri dorme su un lato, disteso tra i due distributori automatici di biglietti. Ha un cappello da baseball a terra con qualche moneta dentro e il solito cartone di vino.» Uno dei personaggi chiave è Dimitri, ma c’è anche Marisa, la moglie del protagonista, Giggino e i fratelli Esposito, il collega e amico Gennaro, la segretaria Teresa: raccontaci come sono nati questi personaggi e in che misura ti sei ispirato alla realtà.

Scrivo di quello che conosco, della gente che incontro e dei problemi sociali che vivo quotidianamente nei luoghi dove sono nato. I personaggi, anche secondari, sono il frutto di un frullato di circostanze: storie vere che si intrecciano con la fantasia e l’irrealtà. È difficile spiegare il processo creativo.

«La musica dei Buena Vista Social Club esce dalle casse del pc. Faccio un paio di tiri seguendo il ritmo con la testa. Lasci che la sigaretta si spenga da sola nel posacenere di pietra.» Cosa accade mentre scrivi, insomma le tue abitudini: che tipo di letture ti concedi, che musica ascolti, come cambia la tua routine quotidiana, ecc. e chi sono stati i tuoi riferimenti letterati e extraletterari?

Mentre scrivo ho bisogno di silenzio così come quando leggo. Mi infastidisce anche il ticchettio dell’orologio. Sono abbastanza “monotono” sotto questo punto di vista. Prima però di mettere nero su bianco ho l’abitudine di creare una sorta di storyboard con acquerelli e pennarelli vari che riassumono in un paio di scene quello che accade all’interno del capitolo. Da quello schizzo poi si srotola l’intero scritto. Sotto il profilo dei riferimenti letterari mi sento di citare Raymond Carver e tutta la poetica di Poe dal quale mi sento molto ispirato. Per il resto, leggo e ascolto un po’ di tutto: dalle etichette del bagnoschiuma ai concerti di musica lirica.

#

Pippo Zarrella, Nero Chiaro Quasi Bianco, Neo edizioni, collana Dry, 2021

Click to listen highlighted text!