motus in fine velocior
Vento Caldo di Ugo Moretti, edito da Readerforblind (Rfb) con una splendida prefazione di Marco Lupo, è un libro di quelli strani, uno di quelli che segnano le ore, che lo fanno per diversi giorni, e al posto delle lancette ci sono le pagine e i pensieri, quelli che vanno e vengono, come le maree. E’ un libro di cui non puoi fare a meno neanche la notte. Sembra un romanzo scritto di getto, una scintilla nel fuoco delle possibilità. Sembra scritto con rabbia davanti ad una bella donna. Sembra vivo.
Vento Caldo, che è anche il nome del protagonista, è un libro sulla giovinezza ed i sogni, sulla fiducia e sulla speranza, sulla rabbia e su quella malinconia che scuote alcune persone prima dei trent’anni, che li fa vibrare ed ardere allo stesso modo.
È una lunga e perturbante lettera d’amore, una fiamma , una suggestione che sbuffa, che sbatte e si alimenta, come il caldo, con impeto, come un dovere.
“Nessuno è veramente malvagio dentro di sé, ma ci muoviamo troppo, tutti. Mica per altro i preti bianchi e quelli gialli dicono che il moto è il principio del male. Noi ci muoviamo continuamente, il nostro mondo si popola fin dall’infanzia di mostri, e poi di fantasmi, e tutta la nostra ansia è d’incontrarci con essi. Siamo magnifici combattenti, noi uomini. Il fatto è che abbiamo sempre bisogno di vergogna e di dolore”.
Ecco questo è il libro che mi sono trovato per caso sotto gli occhi e quando l’ho letto ho pensato a tutti quelli che sono ancora legati alle cose passate, che sono inchiodati alle loro idee, e che non le lasciano mai, sempre le stesse, e sempre gli stessi pure loro e non sognano, non lo fanno perché sono morti. Io anche certe volte mi incarto, ma questa volta mi sono trascinato su per le scale come se andassi a liberare un angelo.
Edoardo M. Rizzoli
Ugo Moretti
Vento caldo
Ed. rfb