Il razzismo nasce dall’ignoranza, dalle parole, anche quelle più innocenti. In fondo anche “io, tu, lei, voi, essi” se non si usano bene possono diventare razzismo. Il razzismo non sono le parole, i femminili i maschili, ma l’atteggiamento con le quali si usano.
Se scrivo “sei un negro” è raro che non sia un insulto, ma se lo scrive un rapper di colore americano è appartenenza: nigger.
L’ignoranza un tempo era radicata, oggi è laureata. Per questo l’ultima difesa della cultura sono i librai.
Il libraio come istituzione culturale, come ultima frontiera contro il capitalismo del Nulla, contro il progredire di parole che sempre più si perdono. Grazie per quello che fate. Ogni giorno. È da combattenti. Noi di Satisfiction siamo combattenti, ma non alla vostra portata, altezza. E tutti i giorni siamo al vostro fianco non con le parole, ma coi fatti. Dovremmo seguire in prima serata televisiva i librai, non i calciatori, gli opinionisti. Perché raramente si intervistano i librai? Perché sempre gli scrittori? Perché gli scrittori passano, i librai no. La nostra democrazia, persino, è nelle mani dei librai.
Ed è da eroi combattere contro un mondo editoriale che, paradossalmente, è il primo nemico di se stesso: non cerca i lettori, cerca consumatori attratti dalle lucine del bestseller del mese e poi via un altro bestseller da lanciare se no fa niente non importa scusate. E al libraio rimangono le rese, perché il libraio paga perché noi possiamo scegliere. Una delle istituzioni più sovversive inventate dall’uomo sono le librerie. Grazie ai librai siamo ancora un popolo mediamente civile. Pensiamo ad una legge seria che tuteli anche i librai: che non paghino suolo pubblico, come in Francia, che non paghino l’Imu, che non paghino l’iva, che non paghino l’elettricità, l’acqua. Paghiamo una tassa per aiutare i librai e non le guerre. Quando vediamo un libraio ringraziamolo, anche se non compriamo niente. E non nascondiamoci dietro alle solite storie dei megastore che vendono cibo e cartoline. Il vero pericolo è Amazon. La nostra comodità. E l’assurdo che quando andate sui siti delle case editrici potete acquistare i libri non nelle librerie ma vi suggeriscono Amazon.
Cari librai, iniziamo a far cambiare questo.
Gian Paolo Serino