“Lo so a cosa stai pensando. Credi che mi sia inventato tutto, no? Tutte quelle coincidenze, tutti quegli incastri… E le svolte, il cerchio che alla fine si chiude… Sembra tutta un’invenzione, lo so. Ma quando guardi la vita dalla sua coda, ogni vita ti sembrerà un’opera di fantasia.”
Mirko Sabatino, La vita anteriore, Nottetempo 2021
Sono le parole contenute nell’epilogo di questo romanzo che sulla pagina facebook di Nottetempo, domenica 4 luglio, abbiamo presentato con il suo autore. “La vita anteriore” è un romanzo che arriva dopo il successo del 2018 de “L’estate muore giovane” e, anche questa volta, Mirko Sabatino racconta una serie di storie umane attraverso l’appassionante resoconto di una vicenda costruita intorno a rapporti familiari, legami di profonda amicizia, e un amore d’infanzia che sembra non finire mai. Un romanzo incredibile di destini che si incrociano, di incastri e coincidenze, di abbandoni e di ricerche, di coincidenze e riconoscimenti, e di armonie sotterranee, e perdite e continui colpi di scena e svolte improvvise. Mirko Sabatino, originario di Foggia, col suo primo romanzo, pubblicato sempre da Nottetempo, è stato tradotto in diversi paesi europei e ha vinto numerosi Premi Letterari. Questa volta ci consegna una storia d’amore e d’amicizia in un vincolo a tre che si snoda lungo le quattro parti in cui è composto il romanzo prima dell’epilogo finale, appunto, dove in un buio illuminato dalla luce fioca della fiamma di una candela c’è lo stesso anziano che apre ogni sezione quasi a introdurre la storia che si svilupperà. Un vecchio dal sorriso che viene da molto lontano e torna indietro con la mente a recuperare gli anni e i pezzetti piccoli del passato e ci spiega che la storia dei nonni è la nostra preistoria e che all’inizio della nostra esistenza i protagonisti veri sono coloro che ci crescono, quelli che ci stanno intorno e noi solo testimoni di storie che accadono. Per capire chi siamo si deve andare molto indietro, alle persone che sono entrate a bordo nella nostra vita, ai nonni, agli oggetti che sono appartenuti a loro e che sopravvivono. Il racconto parte proprio dal nonno del piccolo protagonista, Ettore, nato in un giorno di aprile del 1977 da un padre ventenne sparito, incredibilmente, dalla sala d’attesa mentre la giovanissima madre Marina partoriva. Nessuno lo troverà più il padre di Ettore, nemmeno la famiglia: questo ragazzo che studiava medicina, figlio di un generale, praticamente si volatilizza . Si chiama Ottavio Maggio, invece, il nonno di Ettore e nel dicembre di quello stesso anno avvierà una pasticceria in quella cittadina della Puglia, indebitandosi dopo aver ricevuto un prestito di ventiquattro milioni di lire con un accordo speciale fatto con l’amico notaio Favelli. Quel nipote imprevisto, arrivato troppo presto e senza un padre, sconvolge tutti i piani di Ottavio ma nel contempo arricchisce quelli che saranno gli ultimi anni della sua vita. Fino ai sei anni Ettore cresce dentro questa cornice di forti legami affettivi, con il nonno e l’industriosa nonna Anita dal bel caratterino, la zia Rosalba insegnante e la zia Nora che fa la psicologa a Torino. Al quadretto quasi tutto al femminile si aggiungono le sorelle zitelle, Lucetta e Immacolata, di Ottavio, questo uomo buono con la sua coppola e la lingua sciolta e che ama inventare storie e ha un “dono” segreto di cui non parla con nessuno, la capacità di guardare negli occhi degli altri e prevederne la fine. Ettore cresce nella giusta armonia in quella piccola folla di affetti di nonne, zie e mamme, e ,appena può, sta insieme al nonno in pasticceria, perché con lui si diverte parecchio e soprattutto fanno lunghi discorsi filosofici e mille giri in auto sulla Fiat 131. Non sa granché del padre, se non che da grande andrà a cercarlo, e se lo immagina con le facce degli uomini che vede intorno e nei film. Poi una tragedia cambia il corso delle cose : una mattina, quando Ettore ha sei anni, avviene un incidente automobilistico che cambia tutto. La Fiat 131 del nonno si scontra con una Ritmo con a bordo un padre, una madre e il piccolo Bruno Basanisi. Da uno sguardo tra Ettore e quel bambino della sua stessa età nascerà un profondissimo legame che li accompagna nella crescita. Da quell’impatto Bruno entra nella vita di Ettore per non uscirne piú. Una amicizia vera che si approfondisce fra i banchi di scuola alle elementari e dura tutta una vita. Un legame fortissimo che in terza elementare si arricchisce dell’innesto di Irene, la bambina dagli occhi blu, figlia del notaio Fanelli, morto anni prima per un ictus, e sorellina di un ragazzo disabile. Crescono insieme i tre ragazzi senza mai venire meno a quel tacito patto di alleanza per superare i traumi subiti. ‘ Ci siamo infettati a vicenda , tutti e tre’ dice Irene ad un certo punto del romanzo, ‘Ma è un’infezione buona che diventa pericola solo se ci separiamo. Noi funzioniamo quando siamo insieme. Noi funzioniamo perchè siamo insieme’. A cominciare a viaggiare senza sosta, inconsapevolmente, alla ricerca del padre è soprattutto Ettore: Roma, Torino, Bologna, Milano, il Salento in una smania incontenibile che non sembra dargli pace. Anche Bruno viaggia tanto come concertista in giro per il mondo, e nonostante le attenzioni e la cura di Irene, che nel frattempo lo ha scelto come compagno, non conosce quiete e necessita di quei suoi momenti di isolamento. Provano pure a vivere a lungo assieme i due amici, mentre Ettore tenta la via della scrittura, barcamenandosi tra mille lavoretti. Quella scelta di Irene durante un ballo a una festicciola di compleanno peserà sulla vita e i destini dei tre ragazzi. Non mancano i continui colpi di scena a dare ritmo alla narrazione, ma a curare le troppe, tante ferite inferte dalla vita ai singoli personaggi sono sempre le parole. Le parole medicine dell’anima, delle anime tormentate, come precisa la zia Nora.. Ed è la via delle parole che sceglie Ettore attraverso la scrittura. La sicurezza delle parole, accanto a quella degli oggetti: che sia la coppola o la cravatta blu del nonno, lo spartito musicale del Notturno op.9 n.2 di Chopin o una casa in mezzo agli ulivi o semplicemente un muretto a secco affiancato da un ulivo. Lo scrivere e il chiamare a raccolta questi luoghi, queste situazioni, questi oggetti diventa una testimonianza ma pure la compagna di strada che può dipanare il senso delle cose. Ogni vita, del resto, è un insieme di romanzi, organizzati per blocchi, in cui c’è tutto dentro e si attraversano tutti i generi e i registri. Ci spiega Sabatino ( attraverso le vicende dei suoi personaggi, descritti tutti con grande spessore, e attraverso la voce di Ettore) che scrivere, poi, non è solo bellezza e magia, ma più spesso fatica, anche solo fatica nel distinguere la realtà dalla fantasia, i ricordi dalle invenzioni. Una attività che richiede impegno e disciplina quotidiana e fatica. Fatica di scegliere un percorso, fatica di inventare i personaggi, fatica ad ascoltare i demoni che abitano ciascuno di noi. Leggiamolo questo romanzo che ne contiene dentro altri mille e perchè come tutti i libri aiuta…“ Le nostre vite non ci bastano per capire, e fanno sempre troppo rumore. E’ per questo che ci sono i libri. Un libro è una vita che accade in silenzio ‘
Antonello Saiz