Come dichiarato dall’autore in prima battuta Siamo noi a fare ricca la terra – uscito da Minimum Fax – è il romanzo di Claudio Lolli e dei suoi mondi, scritto grazie a centinaia di fonti scritte e sonore. Marco Rovelli, infatti, ha costruito un imponente sistema narrativo che, all’interno di un racconto polifonico strutturato e narrativamente compiuto, riscrive e mette in forma le voci di chi, nel corso degli anni, ebbe modo di entrare in contatto con il grande cantautore e scrittore bolognese. In più, e questo è un elemento da non sottovalutare, Rovelli introduce anche la voce di personaggi inventati, come quelli desunti dalle stesse canzoni di Lolli. Il libro si apre con il 1976, l’anno degli Zingari felici, e così intraprende i primi passi questo romanzo biografico (non-biografia?), che prima di tutto è un poderoso atto d’amore nei confronti di un artista straordinario e di un amico dell’autore. Ricostruire i passi della vita e della carriera artistica di Claudio Lolli assume nelle splendide pagine di Siamo noi a far ricca la terra un sobriamente commosso tributo e, allo stesso tempo, un tentativo pienamente riuscito di restituire l’immagine e lo spessore di un uomo grazie a un certosino assemblare di tessere. La voce di Marco Rovelli, di volta in volta, si fa carico di quella di Claudio Piersanti, Ulrike Meinhof, Franco Berardi Bifo, Roberto Serra, Stefano Benni, Piero Ciampi, in un irresistibile alternarsi di ricordi, fotografie sportive, racconti e plausibili invenzioni. Emergono così le varie fasi creative di Lolli, le vicende discografiche, gli incontri artistici e umani, pezzi di vita che sembrano rivivere quasi palpabili E non sfugge anche il sottile processo di individuazione e di perimetrazione che l’autore costruisce in sottotesto, confrontandosi egli stesso con il dipanarsi della narrazione. Un libro da leggere non solo per chi ha amato Aspettando Godot o Antipatici antipodi.