Pro.Vocazione è una rivista giovanissima fondata da un uomo ( Davide Ricchiuti) che pubblica solo contributi di autrici, stampata su carta riciclata. Ogni numero è dedicato a un tema del dibattito contemporaneo sulla questione femminile.
Michele Crescenzo
Cosa ti/vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?
Ho creato la rivista Pro.Vocazione dopo aver passato una notte insonne. Il giorno precedente avevo letto un Tweet di Milena Gabanelli in cui la giornalista si chiedeva che fine avevano fatto gli uomini dopo aver assistito all’ennesimo femminicidio in Italia. Possibile che fossero sempre le donne a manifestare apertamente a favore di altre donne? Era fine febbraio del 2021, mi trovavo in lockdown in Portogallo (le restrizioni sono cominciate il giorno dopo il mio atterraggio) e ho sentito che, come uomo, avrei voluto colmare le distanze, dare vita ad un’azione sostanziale che avesse effetti concreti nel mondo reale.
Prova a definire la tua/vostra rivista in poche parole.
Pro.Vocazione è una rivista fondata da un uomo che pubblica solo contributi di autrici, stampata su carta riciclata. Valorizza il racconto singolo come forma di espressione privilegiata ed è monografica perché ogni numero è dedicato a un tema del dibattito contemporaneo sulla questione femminile. L’autrice che ospitiamo di volta in volta s’inoltra in questo dibattito trattando di abusi psicologici o fisici perpetrati dagli uomini a scapito delle donne. Giulia Sara Miori, per esempio, ha toccato il tema del body shaming sul numero rosso di Pro.Vocazione, mentre Manuela Montanaro ha sviscerato la questione dell’identità di genere sul numero giallo. Nelle prossime uscite ci occuperemo del diritto all’interruzione di gravidanza e di violenza domestica.
Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?
Ad oggi sono stati pubblicati due numeri, quello giallo e quello rosso. A gennaio 2022 usciremo con il terzo e non vediamo l’ora.
Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Hai/Avete un genere o delle regole precise?
Pubblichiamo racconti, estratti, poesie e reportage. Cerchiamo solo voci femminili e selezioniamo soltanto contributi che affrontino la questione femminile contemporanea in tutte le sue sfaccettature, da quelle semiotiche a quelle che riguardano i diritti riproduttivi. Ogni numero della rivista è impaginato e illustrato da Raquel in Dreams, illustratrice e graphic designer portoghese, seguendo una struttura grafica minimal che si ripete ad ogni numero, riempiendosi però di contenuti, disegni e suggestioni sempre nuove che valorizzino il singolo racconto anche attraverso le scelte cromatiche. In ogni caso, il nostro obiettivo è tenerci lontano dal didascalico. Le pagine conclusive della rivista sono dedicate alla rubrica #leggiunascrittrice a cura di Stefania Massari, già contributor per diverse testate giornalistiche e blogger su Huffington Post, oggi direttrice dell’agenzia di ufficio stampa editoriale SMC. Nelle prime pagine della rivista, invece, c’è un editoriale che scrivo io.
Cosa deve fare un autore per convincerti/vi a pubblicare un suo lavoro?
Le autrici che pubblicano su Pro.Vocazione devono avere una propria voce riconoscibile, una sensibilità tentacolare che abbracci temi contemporanei anche in modo intersezionale e un ritmo nella scrittura che possa reggere gli ottomila caratteri spazi inclusi.
Pubblicate anche in cartaceo? Se si, dove si può trovare la tua/vostra rivista?
Sì, pubblichiamo ogni numero sia in versione digitale che cartacea. Pro.Vocazione è attualmente distribuita in alcune librerie indipendenti d’Italia. Ad oggi si può trovare a Bologna presso La confraternita dell’uva, a Catania alla Libreria Vicolo Stretto, a Montemiletto (Avellino) presso Naima Libreria, a Lucca presso la Libreria Fuori Porta, ad Albinia alla Libreria Periferica, a Bari presso la Libreria Campus, a Caserta presso la Libreria Malìa e a Milano sia presso la Libreria Gogol & Company che in consultazione gratuita alla Fanzinoteca della Biblioteca Zara. Ma nuove librerie sono in arrivo!
Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che ti/vi ha dato la tua/vostra rivista?
Attrarre critiche di uomini. È una vera soddisfazione perché mostra in modo inconfutabile che, se anche una rivista letteraria indipendente underground come la nostra, dà fastidio a certi uomini, allora il problema del patriarcato, anche nel 2021, è più vivo che mai e la rivalutazione contemporanea della figura femminile è necessaria.
Cos’è che ti/vi ha fatto davvero cascare le braccia?
Un uomo che avevo contattato per condividere l’idea e la redazione di Pro.Vocazione proprio quando stavo mettendo in piedi il progetto della rivista. Quella persona mi ha detto che non avrebbe voluto partecipare perché il progetto gli sembrava discriminatorio nei confronti degli stessi uomini. Ho risposto che, per una volta, sarei stato felice di discriminare un uomo come lui, un uomo incapace di comprendere quanto grandi fossero le opportunità di cui lui poteva godere a livello sociale, domestico e lavorativo rispetto a una donna.
Cosa ti/vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?
La rivista è gratuita e, per ora, non abbiamo sponsorizzazioni, per cui l’attività è improduttiva dal punto di vista economico, questo è vero. Non voglio dare un prezzo alla rivista, ma sono aperto a enti, organizzazioni o privati che vogliano investire sul progetto. Ho creato Pro.Vocazione per lanciare un messaggio. Tich Nhat Hahn, monaco buddhista fondatore del Buddismo impegnato, apre un suo libro con un esergo esemplare. Dice: Non si insegna solo parlando, si insegna con il proprio modo di vivere. La mia vita è il mio insegnamento. La mia vita è il mio messaggio. Ebbene, realizzare Pro.Vocazione, rivalutare la figura femminile nella società contemporanea, è il mio umile ma risoluto messaggio. Mi piace pensare che questo messaggio abbia punti in comune con quella lettera al mondo di cui parla Emily Dickinson in una sua poesia. Anzi, per chiudere, se mi permetti, vorrei fare un esperimento proprio con una poesia — la n. 1263 — di Emily Dickinson, in cui la poetessa di Amherst scrive:
Non c’è vascello che meglio di un libro
possa portarci in terre lontane
né migliori corsieri di una pagina
d’impennante poesia –
Questo viaggio può farlo il più povero
senza tema di pedaggio –
Tanto è frugale il cocchio
che porta l’anima umana.
(Traduzione di Andrea Sirotti, Edizioni Interno Poesia)
Ecco, se sostituiamo alla parola libro il termine rivista, forse potremmo finalmente superare lo stadio discorsivo e razionale di cui dobbiamo servirci ogni volta per spiegare le origini di un progetto come quello della nostra rivista. E, se non fosse sacrilego, sostituirei anche il termine rivista con il termine Pro.Vocazione in questa formidabile poesia.