Esce “Buckley” di Carl T. Bogus. Mezzo secolo fa, quando aveva solo 35 – ed era già uno degli oratori più importanti del paese e pieno di slancio, ma molto prima che iniziasse la sua famosa rubrica, proponesse (in modo preveggente e virtuale) la propria campagna per il sindaco di New York, attraversasse l’Atlantico o pubblicasse una dozzina di thriller di spionaggio – William F. Buckley Jr., non avrebbe mai immaginato che lui, o le sue idee, avrebbero effettivamente finito per prevalere. Così profondamente radicata nell’America dei suoi anni formativi era la filosofia del liberalismo che Buckley, da conservatore, si rassegnò a un’eternità di frustrazione all’interno di una minoranza. Disperazione di cui non fece mai segreto.
(Cynthia Johnson, The Washington Post, 4 gennaio 2012)