L’ennesimo litigio con la moglie porta Alberto ad essere sempre più convinto che ormai l’unica soluzione per salvare la coppia dal collasso sia la separazione. In extremis, decide quindi di rifugiarsi presso la villa di un caro amico (Il Professore) nei pressi di Otranto, in riva al mare. Dopo avergli raccontato l’accaduto, l’amico recupera dagli scaffali della sua libreria un misterioso trattato rinascimentale, Anteros sive contra amorem, in cui, stando a quanto sostiene, dovrebbero essere descritti i rischi mortali dell’amore. Il Professore decide quindi di convincere Alberto a ragionare sul rischio di rimanere insieme alla moglie e, insieme a due amici, da il via al tragicomico racconto degli “Umiliati”, una squadra di calcio che raccoglie tra le sue fila una manciata di casi umani derisi, avviliti o mortificati dai rapporti sentimentali di una vita di coppia inquinata.
Questo il preambolo che da il via a una bizzarra sequenza di brevi narrazioni in cui si susseguono a ritmo serrato gag più o meno comiche che aprono agli scenari più disparati.
Tra confessioni di adulteri simulati, rapporti sessuali imposti (che ben poco hanno conservato della magia degli amplessi iniziali),incomprensioni dovute agl’immancabili impegni lavorativi o, come nello spassoso capitolo intitolato “Militja”, ai “delicati” rapporti con i parenti della consorte durante un improvviso infortunio che costringerà un membro degli Umiliati a trascorrere il lockdown presso la casa di famiglia di quest’ultima… in Polonia.
Si parla di rapporti di coppia, di famiglia, di amicizie, di tradimenti, temi inflazionati nella narrativa contemporanea ma in questo caso il punto di vista prettamente “maschile” che l’autore mantiene costante fino all’ultima pagina dona alla narrazione una connotazione a tratti “urticante”, scomoda, che mai si adagia sugli ipocriti meccanismi dell’accondiscenza, mostrando senza veli né sovrastrutture politically correct il “lato oscuro” del maschio contemporaneo.
Sono vite di uomini, mariti ed ex-mariti, donne, mogli ed ex-mogli. Storie di un disagio maschile che, proprio mantenendosi sul limite di quel labile confine tra una separazione e una tragedia, ci può aiutare a riflettere sulla mole di violenze che migliaia di donne subiscono, quotidianamente, in virtù di una sofferenza trascurabile ma che per alcuni uomini può diventare devastante.
Questi umiliati sono personaggi partoriti da un’attualità che ne mette in risalto tutti i limiti e la dipendenza verso strutture e concezioni ormai superate seppur ad oggi ancora cementificate nei dogmi del pensiero comunque. Nuclei sociali in cui la definizione di “separazione consensuale” o, ancor peggio, la blasfemia di una dichiarazione di “coppia aperta” sono ancora sinonimo di irrigidimenti di spalle e occhiate imbarazzate. Ed è forse proprio a quel punto del discorso, il momento esatto dell’imbarazzo, che l’autore vuole condurci, attraverso
uno stile asciutto e serrato, periodi brevi, capitoli intrisi di una piacevole frivolezza che si lasciano gustare tra un sorriso e una smorfia di diniego, fino ad un inaspettato epilogo in cui ogni leggerezza andrà a scemare per far spazio alla zavorra di una cronaca mai così attuale e destabilizzante.
Stefano Bonazzi