“L’isola abitata” di Arkadij e Boris Strugackij (Carbonio Editore, 2021 pp.358 € 17.50), nella traduzione di Valentina Parisi, è un libro molto interessante che sviluppa la sua trama originale nella cultura speculativa del romanzo di fantascienza. L’atmosfera distopica del libro dilata la raffigurazione di un ambiente visionario, diffonde la concezione innovatrice e inquietante di un mondo inventato, ribaltato nello sconvolgimento dei valori sociali, delle relazioni umane, avvince l’impulso di rivoluzione vissuto del protagonista Maksim Kammerer. Un viaggio creativo e profetico nei luoghi incontaminati della mente, nella misteriosa e sconcertante adesione alla spaventosa regolamentazione di controllo della comunità, alla sperimentazione deformata dalla molesta e riprovevole minaccia del condizionamento della scienza tecnologica e ambientale. Le osservazioni del protagonista si scontrano con un richiamo primordiale alla fedele e primitiva capacità umana di misurarsi con l’ideologia espressiva della società e il conseguente riscatto dall’oppressione, accordano l’intreccio dell’utopia etico-politica, l’evoluzione irraggiungibile ma indirizzata a una finalità provocatoria e persuasiva, conservano l’efficacia di una critica consapevole. Gli autori Strugackij evidenziano lo spaesamento umano, accentuano l’energia evocativa della sceneggiatura incisa nella cospirazione, arricchiscono l’elemento avveniristico di spiegazioni crudeli e complottiste, sostengono l’affermazione della manipolazione, estendono l’attacco di ogni intrigo trapassando il confine estremo dell’entità apocalittica. “L’isola abitata” conferma, nello stile fantastico e grottesco, la composizione di un’azione letteraria di ammonimento premonitore, di esortazione nei confronti del lettore, rivolge la riflessione contro la condanna della degradazione, in opposizione alla disposizione negativa dei rischi avvertiti nella dimensione reale. Il cupo contesto governato dall’insensata intenzione di dominare ogni prospettiva della vita umana, di padroneggiare la devastazione del vivere sociale, prevede la sciagura di una coscienza militarizzata, asservita alla divulgazione della dittatura e alla prevaricazione dell’allestimento oppressivo e dispotico, capace di sorvegliare il pensiero e i giudizi interpretativi dell’uomo. Gli autori, con impassibile ironia, rimangono coraggiosi intellettuali, oltre l’esercizio censorio della revisione editoriale sovietica, nel rafforzare le convinzioni sul progresso del mondo, l’archetipo dinamico della coscienza, l’esplorazione dei cambiamenti e dello smarrimento spirituale, l’analisi morale. Il disegno della resistenza traccia il codice implicito del sottotesto espresso con l’autenticità del sarcasmo, rieducando l’equilibrio instabile e imprevedibile del talento inventivo e la migliore libertà dell’immaginazione.
Rita Bompadre