New York, “la città che non si ferma mai”, la città di un sogno. Da sogno a realtà per Zainab giovane ghanese, aspirante fumettista, e protagonista di Zainab conquista New York, il terzo romanzo, da oggi in libreria, della scrittrice africana Ayesha Harruna Attah, edito da MarcosyMarcos.
Ritmo vivace e nello stesso istante profondo quello scelto dall’ autrice, nata in Ghana, e considerata una delle voci di rilievo della letteratura africana contemporanea.
“Siamo a metà del 2006. Ho trascorso gli ultimi quattro anni in una sonnacchiosa cittadina universitaria, e non ho fatto altro che dormire. Ma adesso ho voglia di bucare il sacco amniotico per rinascere a New York.”
Spicca tra le pagine l’esperienza vorace, nella Grande Mela del nuovo millennio, di Zainab che, in ascolto di “voci” senza tempo, che “rieccheggiano nella stanza” della sua mente, non rinuncia alla libertà di essere se stessa “E invece no, io devo essere l’artista, l’uccello che volteggia selvaggio a zigzag per conto suo mentre tutti gli altri procedono ordinati in formazione a V”.
Claudia Caramaschi
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Negli anni, la nonna aveva trovato il modo di insinuarsi nei miei pensieri, impedendomi di sperimentare le cose per cui generalmente si va al college: sesso, droghe, alcol. Ma in quelle sue intrusioni, c’erano le lezioni che mi aveva fatto ingoiare, non certo la sua voce. Qui è diverso. Come se la nonna in carne e ossa si fosse risvegliata nel mio corpo, e mi parlasse nella testa. Se davvero era lei, che cosa ci faceva qui? Era questa entrata bollente a New York a farmi squagliare il cervello?
Butto un occhio al porta CD cicciotto appoggiato sui miei jeans. Mary Grace lo ha tempestato di adesivi di tutti i tipi: la tipica mela col morso, Ludacris, Sleater-Kinney, Bob Dylan, Michael Jackson, i Kiss, Alanis Morissette, Lauryn Hill. In fatto di musica, ha i gusti più eclettici che abbia mai visto. I CD all’interno sono altrettanto eterogenei, e di colpo mi prudono le ascelle, come succede ogni volta che mi agito. Questo è sicuramente un test per vedere se sono cool. Mi decido per Lauryn Hill. Lei è universale.
«Ottima scelta» dice Mary Grace. «Mi piacerebbe da morire vederla dal vivo».
«Anche a me». Spero di suonare normale, anche se la voce che ho sentito prima mi preoccupa. Che cosa mi sta succedendo?
«Be’, siamo nel posto giusto. Un martedì sera sono partita da Northampton solo per sentire la Dave Matthews Band al Madison Square Garden. Avevo il test di scienze politiche il giorno dopo».
«Magari fossi stata così coraggiosa, al college» rispondo.
«Amica mia, sei ancora giovane, e stai andando a vivere in un posto che ti vuole fuori di testa. Quindi, potrai finalmente andare fuori di testa. Se ti serve aiuto, fai un fischio».
Non darle retta. È pericolosa.
E poi:
Il fatto di essere un po’ fuori di testa non la rende per forza pericolosa.
«Ok?» Lo dico a voce alta, una domanda petulante più che una risposta. Mary Grace non reagisce. Guardo di nuovo il mio riflesso. Cosa sta succedendo? È come se due sconosciute conversassero tra loro nella mia testa. Perché tutto questo casino? Mi asciugo gocciolone di sudore dalla fronte. Sarà il caldo, o la fame. Ecco! Nell’eccitazione della partenza per New York avevo sgranocchiato soltanto un bagel alla cannella, lasciandolo quasi tutto nel piatto. Vorrà dire che mi toccherà sopportare le voci finché non metto qualcosa sotto i denti.