Questa edizione di “La rosa di Bakawali” (O barra O Edizioni, 2022 pp. 134 € 14.00), traduzione di Maurizio Gatti, è fondata sulla traduzione francese del 1848 dell’orientalista Joseph Héliodore Garcin de Tassy. Il libro custodisce la sua ambientazione narrativa ispirata dalla suggestione magica di una visione del mondo significativa, amplia i confini espressivi delle emozioni, include la finalità romantica dei sentimenti. Trasmette la relazione culturale tra la civiltà induista e la dottrina mussulmana, condivide la prospettiva dell’esperienza gnostica della conoscenza, riconoscendo la percezione destinata dell’arte di raccontare. Il romanzo contiene una fantasiosa riflessione sulla contemplazione della saggezza, decodifica il contenuto allegorico, identifica l’interpretazione metaforica verso una descrizione di un universo ultraterreno, oltrepassa la linea impercettibile del limite tra la presenza terrestre e l’essenza spirituale, l’istinto umano e il principio divino, la vocazione consacrata al soprannaturale e alla dimensione umana attraverso un’indagine per raggiungere una realtà suprema.
Il protagonista della storia il principe Taj–ulmuluk sostiene la sfida nello sperimentare mirabolanti peripezie per riuscire a ottenere l’attraente miracolo di una rosa e delle sue virtù prodigiose. Il principe, con grande destrezza, riesce a entrare nel giardino dell’affascinante Bakawali (che ospita il fiore tanto desiderato) ma finisce inevitabilmente per innamorarsi della ninfa. L’incanto della seduzione si scontra con le contrarietà di un destino complicato, con l’attraversamento degli ostacoli, afferma, oltre le avversità, la ricompensa dell’amore. “La rosa di Bakawali” invita a seguire un viaggio sentimentale, un itinerario letterario contrassegnato da riferimenti e segni profetici, ispirato dai testi sacri islamici, dall’orientamento dei pensieri e delle dimensioni mistiche, dall’insegnamento poetico dell’immaginazione. La riflessione filosofica sulla natura umana propone la regola dei desideri e la loro direzione per raggiungere l’armonia di una vita felice. Il tramite celebrativo dell’opera diffonde l’origine contemplativa dell’energia simbolica dell’uomo, l’impronta metafisica dell’esistenza, ricorda la qualità estetica della fatalità, la bellezza nostalgica del tempo. L’aspetto fiabesco della storia è la coincidenza emblematica di un cammino interiore, coinvolge l’intensità delle sensazioni evocative, ridesta la fantasia di un mondo incantato, fatato. Il carattere ideale dei contenuti, velati dal vincolo etico, afferma la difesa del senso d’identità, cattura l’affascinante avventura della realtà e trasforma il labirinto esotico dei sogni. “La rosa di Bakawali” insegue la meraviglia di ogni segreta, religiosa interazione con la personificazione degli elementi naturali, canta l’incarnazione dell’anima, esaltando il sapiente equilibrio della tradizione, nella concezione morale e devota dell’umanità.
Rita Bompadre