Stasera commentavo (con una persona che mi sta molto a cuore) quel passo di Tarkovskij in Stalker sulla forza della debolezza e sulla debolezza della forza, ricordando che Paolo di Tarso 55 anni dopo Cristo e Lao-Tzu 500 anni prima di Cristo avevano espresso il medesimo discorso.
Poi dacché sono attratto dall’oracolare Google ho cercato le parole precise di Tarkovskij che nell’edizione italiana del film sono prese quasi alla lettera dalla traduzione di Luciano Parinetto di Lao-Tzu, eccole
«Alla nascita l’uomo è molle e debole, alla morte è duro e forte. Tutte le creature, l’erbe e le piante quando vivono son molli e tenere quando muoiono son aride e secche. Durezza e forza sono compagne della morte, mollezza e debolezza sono compagne della vita. Per questo chi si fa forte con le armi non vince, L’albero che è forte viene abbattuto. Quel che è forte e robusto sta in basso, quel che è molle e debole sta in alto.»
Poi ho trovato che Agamben, in Il tempo che resta. Un commento alla Lettera ai Romani, scrive
«Ebbene, io conosco un solo testo in cui si teorizza in modo esplicito la debolezza della forza… Si tratta […] del passo di 2 Cor. 12, 9-10 […], là dove Paolo, che ha chiesto al messia di liberarlo dalla sua spina nella carne, si sente rispondere […] “la potenza si compie nella debolezza”»… Dispiace che Agamben non conosca le parole pronunciate da Lao-Tzu 555 anni prima, be’ dovrebbe leggere Tao-tê-ching.