Donne e rabbia. Due parole chiave da cui poter partire per iniziare a parlare di questa pubblicazione. L’ira, appunto, fondamento di gran parte della tragedia greca, sentimento che ci contraddistingue e, ahimè, permea ancora oggi gran parte delle nostre esistenze. Una sentimento di rivalsa e vendetta che spesso attinge dalle viscere di un’umiliazione. Collera, quella più viscerale, che scalda il sangue e annebbia la vista. Non importa quanti sinonimi si possano trovare per descriverla, è una cosa che non guarda in faccia a nessuno, che esplode dittatrice e se ne infischia persino della legge, che non conosce ostacoli, neppure la morte. Pulixi decide di partire dalla rabbia per costruirci attorno venti storie coniugate al femminile. Vicende di donne che in qualche modo sono entrate in contatto con il seme più nero della psiche umana per colpa di uomini, mafia, tradimenti; chi per vendetta, chi per sventura, chi per sopravvivenza. Casi che attingono dalla cronaca locale (penso al racconto Il cimitero delle bambole, a quella fiaccolata in cui i giocattoli dell’infanzia si fanno portavoce delle vittime e madri e figlie si uniscono in un unico grido inquisitore, oppure a L’altra lei, il mio preferito, implacabile resoconto di una vendetta alimentata dall’invidia). Storie dense di una realtà scomoda filtrata attraverso la sensibilità di un autore che da anni rimesta nel torbido dei rapporti umani.
Pulixi è un nome ormai noto nel panorama letterario contemporaneo. Un fuoriclasse forgiato da anni di studi ed esperienze sul campo e questo suo approccio pragmatico non tarda a farsi sentire anche in questa sua nuova uscita a cura dell’editore CentoAutori. Le vicende qui proposte sono schegge di proiettili che hanno il pregio di arrivare dritte al cuore nel giro di una manciata di pagine, che non rinunciano al colpo di scena e ai dogmi della letteratura commerciale, rivelandosi al tempo stesso pregni di contenuto e credibilità.
Che siano interrogatori serrati (Carla Rame tornerà più volte nel corso delle indagini), ricerche sui luoghi delle sparizioni o narrazioni in prima persona dagli occhi delle vittime, la penna dell’autore è sempre abile nell’imbastire un crescendo di situazioni che fornisce spunti di riflessione, a volte anche scomodi, spesso necessari.
L’ira di Venere è un grido corale che riesce a unire la fruibilità di un prodotto di finzione alla solidità di una riflessione attualissima sulla società odierna, sulle atrocità permesse da una disinformazione diffusa e sui danni generati da anni di patriarcato imposto, consumismo e sfruttamento di un paese stremato.
Se ne esce con le ossa a pezzi, ci sono pagine che fanno male quanto un pugno nello stomaco, altre che contengono l’impeto di un mare in collera ma leggere le storie di queste donne umiliate, mercificate, ferite nei punti cardine delle loro esistenze, è un percorso che può portare a una catarsi personale e il lettore non faticherà a riconoscersi in almeno una di queste vite. Perché siamo stati tutte vittime, almeno una volta, perché siamo stati tutti carnefici, almeno nell’animo.
Stefano Bonazzi
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Piergiorgio Pulixi
L’ira di Venere
CentoAutori
15 euro
315 pagine