Con Anatomia sensibile (tradotto da Silvia Sichel per Sur edizioni), Andrés Neuman confeziona un manuale dell’anatomia, una specie di enciclopedia a portata di mano che palesa il corpo così come non siamo abituati a vederlo. L’autore demistifica l’idea di perfezione per difendere la bellezza imperfetta. Si allontana dalla natura altamente fisica e materialista per dare spazio all’esperienza sensibile del corpo. Un motore ipersensibile sottoposto ad attacchi e violenze, tossine e cicatrici sociali e politiche. Diceva bene il suo conterraneo Roberto Bolaño: «Andrés Neuman è toccato dalla grazia, e la letteratura del XXI secolo sarà affar suo e di pochi suoi fratelli di sangue… Ogni buon lettore ritroverà nelle sue pagine ciò che è dato incontrare solo nella grande letteratura».
Nato con il progetto Bogotá39, si consacra nel 2013 come finalista all’Independent Foreign Fiction Prize con il romanzo Il viaggiatore del secolo, (nell’originale, El viajero del siglo). Dopo Vite istantanee (2018, Sur) e Frattura (2019, Einaudi), l’argentino di nascita, e spagnolo d’adozione, riconferma la grande capacità argomentativa di sorprendere e divertire i lettori. D’altra parte, Anatomia sensibile è una raccolta di racconti concepita come un gioco letterario, che descrive i tratti, le strutture e le forme del corpo umano, ma anche le abitudini e le tendenze dell’uomo postmoderno.
Si parte così dai tessuti più esposti socialmente quali la pelle, la testa o la capigliatura, discende nelle zone più pudiche per poi giungere alle gambe, fino a toccare i piedi. Grande attenzione viene dedicata anche a parti più minuziose come l’ombelico, le lentiggini o le palpebre. Allo stesso modo che J. P. Sartre e Nietzsche, Neuman denuncia le strutture narcisistiche che tanto sovrastano la società d’oggi: l’esibizionismo, l’egocentrismo, la gioia che si prova nel sentirci più belli agli occhi degli altri.
Da un lato, Anatomia sensibile decostruisce l’immagine di un corpo apollineo, artistico, curvilineo; dall’altro, smaschera l’ideologia collettiva secondo la quale il corpo va rifondato, ad esempio attraverso la palestra intensiva o la chirurgia estetica. E non solo. Neuman ricorda che «nasciamo come una pagina in bianco, poco a poco la pelle racconta e subisce attacchi. C’è chi preferisce photoshoppare la pelle, ma a me interessa proprio il contrario. Vorrei distruggere il fraintendimento estetico nel quale ci ha fatto cadere photoshop, non come software ma come logica culturale».
Neuman torna a toccare argomenti sociali in punta dei piedi e con distinta ironia. Ci ricorda che la corporeità è sottoposta allo scorrere del tempo e che dietro di essa si nasconde una storia, un’identità, una sua narrazione. Un libro intimista che esplora l’essere umano a tutto tondo.
Simone Marino