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Antonio Morelli. A risorgere sul lungo mare

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A risorgere sul lungo mare è il libro postumo del poeta Antonio Morelli (1956- 2019) edito da Industria&Letteratura nel 2021 con il patrocinio del Comune di Empoli e della Biblioteca Renato Fucini. Con Massimiliano Bardotti abbiamo curato la trascrizione (Antonio usava scrivere a penna su quaderni ognuno di colore diverso) e la scelta, difficilissima, di alcuni componimenti. Antonio Morelli era innanzitutto un amico, un poeta dall’umanità infinita. Antonio Morelli è venuto a mancare prematuramente il 15 marzo del 2019. Con questo libro – di cui pubblichiamo l’introduzione del Sindaco, le note dei due curatori e alcuni componimenti di Morelli – abbiamo desiderato onorare la volontà dell’autore di pubblicare le sue ultime poesie, e omaggiare il suo ricordo.

Introduzione

Ci sono persone che fanno parte della nostra vita e che magari incontriamo ogni giorno senza sapere chi sono veramente, le assimiliamo al ruolo che svolgono, al loro lavoro. Poi un giorno scopriamo qualcosa di loro che ci stupisce, magari apprendiamo che Tizio è un valido atleta dilettante, un pittore estemporaneo di una certa fama, un fotografo di talento, magari un poeta.

Negli ultimi trenta anni, gli empolesi che sono passati dalla biblioteca comunale e sono moltissimi, hanno incontrato Antonio Morelli. Un signore mite che rispondeva alle loro richieste con solerzia, che rimproverava i più scalmanati e rumorosi. Tutti gli utenti della biblioteca lo hanno visto mentre assorto riordinava gli scaffali, prendeva libri salendo sulle scalette di ferro delle sale di lettura.

Per molti la biblioteca comunale era Antonio e Antonio era il bibliotecario della biblioteca Fucini.

Egli rispondeva al telefono con quel suo particolare, speciale “Pronto Bimblioteca” che lo faceva riconoscere subito. I più giovani gli davano del tu “ciao Antonio” e i più anziani lo salutavano con spontanea simpatia e riconoscenza. Antonio sapeva sempre rispondere alle richieste degli utenti, la sua educazione e la sua grande cultura lo aiutavano.

Ma egli era anche un lettore attento e vorace, a lui piaceva avere i libri a casa e risparmiava ogni centesimo che guadagnava per comprare i suoi amati libri, soprattutto libri di poesia, perché Antonio era un poeta.

La maggior parte dei cittadini di Empoli che lo incontravano in Biblioteca, non conoscevano l’altra faccia di Antonio Morelli: Antonio scriveva poesie, le scriveva a mano su quaderni a righe, con una calligrafia curata e un po’ infantile. Chi lo conosceva oltre il ruolo di bibliotecario, talvolta aveva la fortuna di ascoltarlo mentre recitava uno dei suoi componimenti. Erano poesie piene di immagini, di fiori di parole che si inseguivano fino a formare collane di pensieri inanellati dal ritmo di versi curati quasi maniacalmente e essenziali.

La poesia di Antonio rivela un animo inquieto, colmo di stupore per il mondo e di dolore generato da una esasperante sensibilità. La poesia di Antonio rispecchia il colore azzurrissimo e terzo degli occhi di un uomo che era molto di più di un bibliotecario, era un poeta. E che fosse un poeta di valore lo abbiamo scoperto quando Antonio vincendo la sua riservatezza ha cominciato a pubblicare i suoi versi e a vincere premi letterari, quando i suoi colleghi Poeti hanno iniziato a invitarlo a reading di poesia…

Il Bibliotecario Poeta ha lasciato molti quaderni di poesie inedite, gli amici poeti di Antonio hanno proposto al comune di contribuire alla loro pubblicazione postuma e l’amministrazione empolese ha raccolto con piacere l’invito.

Questo libro è il dovuto omaggio a un Empolese, a un impiegato del Comune e soprattutto a una persona che è rimasta nel cuore di molti dei suoi concittadini.

Il Sindaco

Brenda Barnini

Nota dei curatori

Sono qui raccolte alcune poesie scelte tra le tantissime scritte a mano da Antonio Morelli sui suoi quaderni, in perfetto ordine cronologico. La prima è del 3 febbraio 2018, l’ultima del giorno prima o di due giorni prima di morire, il 15 marzo 2019. È stato molto difficile scegliere le liriche, soprattutto considerando che l’ossessivo rispetto delle date non è solo di carattere retorico, ma proprio di significato, in quanto la lirica contenuta in questi quaderni pare, forse lo è, un diario esistenziale che alterna momenti di gioiosa creatività a momenti di oscuri labirinti nella sconfitta. Tranne che per alcuni vuoti in cui Morelli non scriveva, a esempio manca tutto il mese di maggio 2018, per il resto la linea temporale e quella spaziale della sua lirica combaciano. È la metafisica del quotidiano, come ho sempre voluto leggere la poesia di Morelli, che traccia una sottile linea rossa che inanella motivi amorosi, se non a volte addirittura erotici, in senso platonico, l’amicizia, la celebrazione del poeta Byron e i luoghi, gli immensi spazi esterni, gli infiniti che sembrano cozzare con quell’altro topos di Morelli: la stanza, la casa, il grembo rassicurante e anche distruttivo appannato di torpore, chimico, è evidente. Costante è in Morelli, poi, l’altro motivo: quello della dissociazione tragica, religiosamente imposta, tra Antonio e non-Antonio (in Assenze del 11/08/2018), tra un io desiderante e libero e un super-io bigotto e castrante. In questa beanza magnifica e crudele si svolge la lirica e l’esistenza stessa di un poeta che non ha saputo, altrettanto bene nella vita, assumere quella dimestichezza anarchica e creativa che aleggia illuminante e ingenua nei suoi versi. Una profonda religiosità, una spiritualità contraddittoria e a volte intrisa di sensi di colpa, una lacerazione che, seppure ha reso quella dell’uomo una vita di inferno, ha però donato, imperitura e assoluta, la scrittura desiderante, fatta di neologismi e ebbrezza spirituale, di un poeta che ci ha lasciati troppo presto.

Gianluca Garrapa

#

Antonio ha varcato tutte le soglie. Quelle del dolore, della gioia, della felicità istantanea e fugace, dell’ebbrezza (soprattutto lirica), tutte. Se vi viene in mente una soglia, una qualunque, lui l’ha varcata. Un giorno vide una signora che rovistava nella borsa in cerca delle chiavi di casa. Non le riusciva a trovare. “A una certa età si diventa orbi signora!” Disse. Lei lo guardò strabuzzando gli occhi. “Più passano i giorni più si è prossimi alla tomba” le disse. Lei scappò. Antonio le urlò dietro: “Signora dove corre? O che pensava di essere eterna?” La mattina dopo rivide la signora, se la trovò davanti nel centro di Empoli in prossimità della libreria che tanto amava, la Cuentame Libreria. Le disse con sincera sorpresa:

Bah, o signora, che è sempre viva?”

Questo era Antonio. Durante la scena delle chiavi (chissà se mai sono sbucate fuori da quella borsa) ero con lui. Ridemmo talmente tanto da sentirci male. Quello che accadde la mattina dopo invece me l’ha raccontato lui, e ci sentimmo male nuovamente.

È stato talmente tanto generoso Antonio da non lasciare nemmeno un suo pensiero, un suo più umile sentire, non tradotto in versi. Ogni esperienza è diventata poesia. E in questo Antonio deve insegnarci ancora tutto perché si sente ancora in giro dire che la poesia e la vita sono due cose separate, che si deve scegliere, o l’una o l’altra. Come se non fossero l’una dentro l’altra così inseparabili da non poter uccidere il poeta senza che muoia l’uomo, e viceversa. Ma del poeta restano i versi, resta la poesia. Perché lei sì, è immortale. Lei c’era quando Antonio è venuto sulla terra, è rimasta ora che lui è tornato a casa. E resterà perché questa poesia, proprio perché non è separata dalla vita ma è vita, è eterna.

Antonio aveva paura di morire, temeva che Dio non l’avrebbe accolto, non l’avrebbe perdonato. Ora che è morto gli è passata. Un giorno sono andato a trovarlo al cimitero. Avevo una poesia che non riuscivo a finire, ero fermo più o meno a metà, nel cuore del suo svolgimento. Gli ho detto senti, mi hai chiamato un sacco di volte per leggermi le tue poesie, ora te ne leggo una io. Sono arrivato al punto dove mi ero inceppato e gli ho detto: finiscila tu, io non ci riesco proprio.

Il resto di quella poesia l’ho scritta lì, in piedi, al cimitero, sulla terra che custodisce il suo corpo, le sue ossa. Eccola:

Chi, dai monti, porta il freddo in questi giorni?

La gelida acqua abbevera le piante

ammansisce la terra

come fosse un santo che da feroce,

un salmo alla volta, fa tenera la bestia.

Chi verrà a dirci la gloria dell’attesa?

Quel primo stare fermi teso

che non ha memoria.

L’incanto di chi è mancato

un attimo prima del sorso finale

quello che toglie la sete.

Andarsene quando tutto è ancora intatto

il pasto sulla tavola, inconsumato

come quei giorni di marzo.

Massimiliano Bardotti

Alcune poesie di Antonio Morelli

#

03.02.2018

C’era: Io sono

C’era una volta Dico: c’era una volta Ed il torpore

mi prende E mi sorprende

Ed affligge

E mi fa navigare

oltre il molo

E la finestra

oltre la quale

Le sue proprie

sbarre

Declinano

Ed avvampano Di solitaria

solitudine

E disperazione

mi crea

E crea

il mio convulso

Ed afflitto

tragitto

E tetro

avvampa

di quesiti

Ed in tal

modo

Mi chiedo:

Io sono?

11.08.2018

Assenze

Una

carezza di vento libero

Per la stanza

Ed io

all’apice dell’essenza

  • Quintessenza

Assenza di

Bosco

  • E di me –

In quattro

sillabe:

Antonio,

E non-Antonio.

E poi

Il baratro

E sempre

me E non-me.

#

12.08.2018

Al lettore

Felicità

è un attimo Dalla svolta

  • Senza scarpe

Nel silenzio

di aurora

o nelle tenebre.

È condurre

un carro di primavera

E sfociare

nella corta

estesa

estate

È condurre

la goccia

della sete

Oltre

il suo martirio:

Dissetarsi.

È, nell’inverno, Precipitare

Alleviarsi

Dalla ferita

che incombe

Sedarla.

Perdurare

in un’antica Quiete.

Dimora

#

16.12.2018

A Gabriella

Sai

leggere

Pure

Il NON detto

Il NON espresso Il NON formulato Sai

passeggiare sul contenuto

che appare

Sai

seguire

il vento

Oltre

il precipizio

Ed il legame

sodale

che ci

circuisce

È un

nuovo evento

Che

evince oltre pensiero

ordinario

E ci brucia

in questa

operativa

amicizia.

mi ancoro a risorgere

sul lungomare con ebbro

vento!

29.12.2018

A mio fratello in segreto

Sono

nel mio

carcere

e sopravvivo

al mio

sproloquiare

sono in

un mattino

di ottuso gelo

e mi copro

assurdamente

di vento

impervio è il mio

sentiero

una corona

di spine

il mio

viatico.

#

Antonio Morelli, A risorgere sul lungo mare, Industria&Letteratura, 2022

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