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Milano e l’odore dei gelsomini

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EYE 2, 2022, Courtesy Marcin Cienski

Quando mi sveglio guardo sempre fuori dalla finestra.

Osservo il cielo, la sua ampiezza, i colori che lo dipingono cercando di prevedere come sarà la giornata. Cerco le nuvole e, se ci sono, ne osservo la densità e come si muovono.

Apro la finestra, chiudo gli occhi ed annuso l’aria. Gli odori mi danno indicazioni precise sul grado di umidità.

Ad occhi chiusi cerco il cinguettio degli usignoli che avevano accompagnato i nostri sogni. Quando mi sveglio di notte il loro canto é così brillante da echeggiare nelle stanze della casa.

Pur sapendo che non lo troverò lo cerco. O, forse, ne cerco il ricordo e quel ricordo mi riempie il sorriso.

Spingo lo sguardo lontano verso lo spicchio di mare, quel triangolo azzurro ritagliato da due colline verdi di pini marittimi e che sconfina nell’azzurro indaco del cielo.

Quando tira il vento da sud ne posso sentire l’odore. Quel sottile ma profondo e quasi ferroso odore di iodio trasportato dal vento caldo dell’Africa. Un phon di sensazioni coricate nell’aroma dei gelsomini ed abbracciate al fruscio delle foglie delle palme che affollano il giardino.

Quand’ero giovane volevo essere qualcuno, essere riconosciuto, essere importante.

Ora voglio solo essere parte di quella brezza.

Ricordo un amico dirmi che avevo tutto gli elementi necessari per essere famoso. La bellezza, la salute, l’intelligenza. Avevo tutto tranne una cosa: l’accondiscendenza.

E quindi avevo un compito diverso: quello di essere me stesso.

La libertà, mi diceva, ha un prezzo molto caro da pagare.

Non so se sono libero, a volte non capisco nemmeno il senso di questa parola, ma quello che so é che ho sempre cercato risposta a qualsiasi esigenza mi sembrasse fondamentale per la mia vita.

A Milano mi hanno un’altra volta criticato, perché me ne sono andato, perché non son stato al gioco, perché non ho seguito i consigli di questo e di quello.

Ed io guardandoli negli occhi in silenzio ringraziavo l’universo. Per essermene andato, per non essere stato al gioco, per non aver seguito i consigli di questo e di quello.

Li guardavo e ne potevo percepire la tristezza, la desolazione. Un grande vuoto.

Non cambierei la mia vita per quella di nessun altro.

Perché la vita mi ha dato veramente molto.

Milano trita tutto. Corri, fai, monta, disfa. Sei un numero. Sei i numeri del tuo conto corrente. Se ti va bene vali la cucitura di un vestito Prada o la piastrella della sua Fondazione. Corri, auto, metro, mascherina. Nessuno ha più di cinque minuti liberi. “Ciao come stai?” E via il seguente. Gioco di incastri. Tutto é ingarbugliato. Sei sempre in ritardo. Mancano solo due chilometri e cento metri all’arrivo ma il tempo stimato é di quindici minuti, sbagli un semaforo ed arrivi in sedici. Lo smog mi arrossa le pupille.

Milano, la mia Milano, la Milano dei miei sogni.

Non basta la fama, la gloria, il riconoscimento, i soldi, la religione, le lobby, la cocaina, i vini da mille euro e più a far di un essere umano, un essere umano felice o compiuto. Serve qualcos’altro.

Qualcosa che il tritacarne della società, che ci spiega come dovremmo vivere per essere qualcuno (per un lasso ridicolo ed insignificante di tempo), velocemente lacera, riduce in brandelli, sminuzza e polverizza in cibo per cani.

Tutto viene bruciato, fumo al vento e ceneri nei tombini.

Qualsiasi cosa tu faccia non é mai abbastanza. Devi sempre essere presente, sull’attenti.

Oggi un evento importante, domani sarà tutto dimenticato. Sostituito da un altro pronto a condividerne il destino.

Guardo il cielo e so che la vita é un attimo.

Nel giardino vedo sparse ovunque le piume di una colomba che nel pomeriggio mio figlio troverà, porterà in casa e con esse proverà a scrivere. Mi chiede se ho dell’inchiostro e mi spiega entusiasta che una volta era così che si faceva.

Del corpo della colomba non vi é traccia. Sarà stata una volpe? O forse la civetta che si nasconde negli alberi del giardino del vicino? O forse i corvi che hanno il nido sulla roccia vicino alla casa di cui intravvedo solo il tetto spiovente in legno? O forse sparita nel ventre dei miei cani?

La vita é un soffio, val la pena essere felici e far qualcosa di buono per qualcuno che si ama. Essere se stessi. O almeno cercare di esserlo.

Guardo il sole spuntare ad est. Amo il sole ed il caldo dell’estate.

Brucia sole nel cielo.

Oggi mi tufferò tra le onde del mare.

Ogni giorno mi domando quanto durerà ancora la mia vita, forse solo una manciata di istanti?

Non so la risposta. Oggi farò quello che so che devo fare. Certamente lo farò per me, e quindi, per tutti quelli che amo.

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