Non sono gli incontri gli eventi più affascinanti della vita? Nascono da intrecci talmente sorprendenti da sembrare predestinati, scritti con tinta invisibile da qualche parte. Sono forse l’unico evento da cui nasce ogni cosa.
S’incontrano persone e luoghi, materiali e idee, e nascono le opere e le storie da raccontare.
Come la storia di Ernesto e Alice che elaborano e (si) cercano nei confini di ciò che non ha una precisa forma.
Ernesto Morales parte dall’America del Sud. Terre dove un ritmo si declina in murga, candombe e tango. Attraversa città e continenti fino ad arrivare in Italia. Viaggia come una nuvola sorvolando le città vuote nella notte. Nuvola che osserva e dipinge, fermando così un istante dell’impermanenza. Nuvola sopra la linea dorata dell’orizzonte, ritratto di un incontro di condizioni che non si ripeteranno più.
Alice Tamburini viene dal mare e porta una piccola forbice tatuata sul polso. Architetto che misura e taglia la dimora per gli abissi del umano. Si affaccia al vuoto e lo modella, cerca i suoi confini, lo riveste di pizzi antichi e catrame. Ricama e stucca un corredo per un viaggio oltre la soglia di andata e ritorno. Abito-armatura per una storia di amore oltre la morte fino alla rinascita.
Ernesto e Alice s’incontrano un pomeriggio di primavera a Varese. Mezza forbice appesa a un chiodo fuori da una cappella con un cielo azzurro scrostato fa da segno. Da questo incontro nasce in stampatello e senza maiuscole, tra ciò che passa e ciò che permane, come una proposta di una libertà oscena e felice: «essere ogni cosa»
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essere ogni cosa
ERNESTO MORALES
ALICE TAMBURINI
opere 2018 – 2021
a cura di Angelo Crespi
dal 7 al 25 giugno
Spazio Solferino 40
via Solferino 40, Milano